Voucher per l'internazionalizzazione: non solo operatività, ma anche pianificazione.

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Con la pubblicazione del decreto direttoriale del Ministero dello Sviluppo Economico del 23 giugno 2015, l'agevolazione alle PMI nota come “Voucher per l'internazionalizzazione” è entrata nella sua fase operativa, definendo le modalità della prima tranche di finanziamenti.

Potenzialità delle PMI italiane . Al di là del suo ammontare, che limita a solo 1000 il numero massimo di PMI finanziabili, è indubbio che l'internazionalizzazione delle PMI sia un'area in cui la politica può giocare un ruolo fondamentale per l'uscita dall'attuale fase di prolungata crisi dell'economia italiana. Le potenzialità in termini di struttura e vocazione all'estero delle imprese italiane sono elevate. Nella figura qui sotto riportata è rappresentata la distribuzione delle imprese industriali esportatrici operanti nell'Unione Europea, distinte per classe dimensionale. Nella classe dimensionale Micro, Piccole e Medie, destinatarie dell'agevolazione Voucher, l'Italia, assieme alla Germania, sopravanza di gran lunga tutti gli altri paesi dell'Unione. Nei confronti della Germania, inoltre, l'Italia tiene saldamente la prima posizione nella classe delle Micro e Piccole imprese (con rispettivamente 45 e 35 mila imprese, a fronte delle corrispondenti 24 e 22 mila imprese tedesche), giocandosi la leadership nella classe delle Medie, guidata dalla Germania con 11 mila imprese. Inoltre, nonostante la riduzione dall'inizio della grande recessione del 25% dei livelli di produzione industriale, il numero delle imprese esportatrici italiane non si è ridotto, anzi è leggermente aumentato. L'economia italiana ha quindi sulla carta un potenziale elevato; non riesce, tuttavia, ad esprimere flussi di esportazione paragonabili a quelli tedeschi. Il voucher per l'internazionalizzazione va sicuramente nella direzione di consentire la “messa a terra” di questa potenzialità.

Distribuzione imprese esportatrici UE per dimensione

L'obiettivo di risultati nel breve periodo. La lettura critica del decreto 23 giugno 2015 congiunta a quella del decreto ministeriale del 15 maggio 2015 segnala una misura molto orientata a sostenere l'operatività immediata, svolta direttamente in azienda. I decreti sono articolati e suggeriscono attività aziendali anche di natura strategica, quali l'analisi della potenzialità commerciale della PMI beneficiaria. Tuttavia, nell'insieme l'impostazione sembra privilegiare un approccio fortemente operativo. Questo emerge dal ruolo centrale giocato dalla figura professionale del Temporary Export Manager (TEM) e dalla regola di rendicontare tutte le attività svolte, esprimendole in termini di giorni impiegati da uno o più TEM. Sicuramente, il valore di una qualunque attività professionale può essere espressa in termini di “giornate uomo”. Ciò non toglie, tuttavia, che questo metro di misura sia più indicato per le attività operative rispetto a quelle di natura strategica, che spesso richiedono, oltre che a competenze individuali, l'attivazione di processi decisionali strutturati (quali la realizzazione di un Piano Estero), risorse di business intelligence (quali le analisi di mercato) e l'integrazione di competenze professionali di discipline diverse.

L'importanza della pianificazione. La mia esperienza di economista d'impresa e osservatore della realtà delle piccole e media imprese industriali italiane, mi porta a ritenere che l'elemento che maggiormente sta limitando le loro potenzialità in termini di internazionalizzazione è sicuramente la scala dimensionale, ma, a parità di dimensione, un elemento di forte debolezza è anche la mancanza di pianificazione. Pianificazione, intesa, in senso lato, come quella attività di analisi che cerca di capire l'evoluzione del contesto in cui opera l'impresa ed individua le azioni che possono consentire ad essa un posizionamento competitivo sostenibile nel tempo. Le PMI italiane hanno spesso sopperito a questa mancanza con l'intuito dell'imprenditore, il suo coraggio e la sua determinazione, in grado spesso di sostenere l'impresa nelle difficoltà. Ma la complessità delle decisioni che impone la competizione sul mercato domestico non è comparabile a quella con cui un'impresa di deve confrontare quando affronta i mercati esteri. Le variabili in gioco in un processo di internazionalizzazione sono molteplici e la definizione della rotta giusta non può basarsi solo sull'esperienza passata; deve riflettere anche un processo di analisi che partendo dalla conoscenza dei punti di forza e debolezza dell'azienda e dal massimo insieme accessibile di informazioni su vari mercati (qual è il livello della domanda, le sue dinamiche e caratteristiche) e sui competitori in essi operanti (chi è vincente e perché), individui i mercati più promettenti, i partner possibili e le azioni necessarie per risultare vincenti. Senza questo sforzo di pianificazione, ogni azione può risultare sterile.

L'offerta studiaBo. Il voucher per l'internazionalizzazione è un'occasione importante per una PMI per coniugare l'operatività di un TEM con una attività di pianificazione che individui e crei consenso all'interno dell'impresa sulla miglior rotta da seguire. In questo contesto, il sistema d'offerta proposto da StudiaBo ( http://voucher.siulisse.it ) può essere una buona soluzione per una PMI che voglia coniugare operatività con pianificazione.