Usa-Cina: la seconda battaglia tariffaria

La seconda tranche di tariffe americane verso la Cina include beni consumer e intermedi

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Nella guerra commerciale tra il fronte americano e quello cinese, l’amministrazione Trump mette a segno un nuovo colpo. Lo scorso 24 settembre, infatti, lo US Trade Representative (USTR) ha introdotto tariffe del 10% su 200 miliardi di dollari di import cinese, aliquota destinata a salire al 25% entro gennaio 2019.

L’introduzione dei nuovi dazi verso la Cina, così come la prima tranche di tariffe, trova la sua legittimazione nel ricorso alla sezione 301 del Trade Act del 1974 (Action to facilitate positive adjustment to import competition), con l’accusa di pratiche industriali scorrette delle imprese cinesi a danno dei diritti di proprietà intellettuale delle aziende americane. Tuttavia, la portata della copertura è massiva e coinvolge 5745 prodotti cinesi1 che includono sia beni di consumo sia beni intermedi e di capitale; l’amministrazione americana sembrerebbe, perciò, essere andata ben oltre l’obiettivo di colpire i settori beneficiari del piano Made in China 2025 e le sleali pratiche di commercio estero.

Attraverso l’analisi dei codici doganali coinvolti dall’imposizione tariffaria, è stato possibile stilare una classifica delle industry maggiormente colpite, prendendo in considerazione il valore del flusso commerciale per il 2017, come illustra il grafico riportato di seguito.

Le industry colpite dai dazi (dati in miliardi)

Fonte: Sistema Informativo Ulisse, Data Warehouse Congiuntura USA


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Passando in rassegna le industry maggiormente penalizzate dall’introduzione tariffaria, in prima posizione riscontriamo i Prodotti finiti per la casa, con un ammontare di 39 miliardi di dollari. In particolare, più di 18 miliardi $ sono rappresentati da elettrodomestici per la casa. Dopo le tariffe sulle lavatrici introdotte a gennaio, infatti, l’attenzione dell’amministrazione americana si è rivolta a cucine, piani cottura e forni elettrici, aspirapolvere, apparecchi di cottura a gas, condizionatori e frigoriferi. A questi si aggiungono 8 miliardi di dollari di mobili ed elementi di arredo, soprattutto mobili in legno per la casa e sedie in legno, e oltre 6 miliardi di dollari di lampadari e apparecchi di illuminazione.

A distanza segue il comparto delle Componenti elettroniche con un valore di 16.5 miliardi di $. Nello specifico, le tariffe colpiscono assiemaggi elettronici e parti per computer. Per l’industry delle Componenti per i mezzi di trasporto, circa il 50% dei dazi interessano componenti non elettroniche per autoveicoli come ruote, freni e accessori, ed inoltre elementi di carrozzerie per mezzi speciali e pneumatici.

L’industry Elettrotecnica viene colpita per un valore di prodotti cinesi importati di poco superiore a 13 miliardi di dollari. Si tratta principalmente di motori elettrici, generatori e convertitori; a questi si sommano conduttori elettrici inclusi nella categoria dei fili, interruttori, prese e quadri elettrici, comparto già attaccato dalle tariffe della scorsa estate.

Con un valore di 15 miliardi di $, l’industry di Strumenti e attrezzature per ICT rappresenta la quinta categoria colpita dall’intervento tariffario dello scorso 24 settembre. Il comparto, nella lista originale pubblicata dall’amministrazione Trump lo scorso luglio, includeva beni di consumo come smart-watch, bracciali fitness e diversi prodotti a tecnologia Bluetooth. L’azione, pur escludendo per esplicita volontà del governo gli smartphone, ha spinto la nota casa Apple a chiedere all’amministrazione americana un’imposizione tariffaria più contenuta 2. È perciò divenuta ben presto la categoria più chiacchierata, la lista revisionata e pubblicata lo scorso 17 settembre, infatti, ha escluso in via momentanea tali prodotti. Al momento, le tariffe coinvolgono principalmente componenti per il computer, soprattutto desktop, CPU, tastiere e hard disk, e apparecchiature per le comunicazioni come apparati di rete e dizionari elettronici.
L’elenco delle industry colpite dalle tariffe con un valore superiore ai 10 miliardi di $, si chiude con i Prodotti finiti per la persona. L’attacco di Trump si è concentrato in modo particolare sulle esportazioni cinesi di borse, valigie e portafogli per un valore di poco superiore ai 6 miliardi di dollari.

L’analisi dei prodotti cinesi oggetto dell’azione tariffaria di settembre rende evidente come il mix di beni inclusi nella lista nera di Trump colpisca in modo significativo beni tipicamente "consumer", come i prodotti per la casa o per la persona, oltre che componentistica varia e beni intermedi utilizzati nei processi produttivi delle imprese americane.
L’introduzione di nuovi dazi getta, infatti, ulteriori preoccupazioni riguardo l’andamento dell’inflazione americana nel breve periodo e le conseguenti manovre di politica monetaria. Inoltre, la risposta di Pechino ai dazi americani con l’introduzione di tariffe su 60 miliardi di beni USA, ha portato l’amministrazione Trump a minacciare un terzo provvedimento avente ad oggetto circa 267 miliardi di $ di import cinese, andando così a coprire quasi la totalità delle importazioni dal Paese del dragone.

Al momento, secondo gli economisti della banca di investimento Goldman Sachs, le tariffe del 10% potrebbero aumentare l’inflazione di 3 punti base nel breve periodo, e di ulteriori 5 punti base da gennaio 2019, con l'aliquota del 25%; in sostanza, secondo le stime, i consumatori americani pagheranno prezzi più elevati. Davanti alla potenziale riduzione delle vendite delle imprese cinesi, in più, potrebbero aprirsi prospettive di profitto allettanti per altri paesi competitor, che andrebbero a riempire gli spazi di mercato lasciati liberi dai concorrenti cinesi, senza un necessario beneficio per l’industria manifatturiera locale.


1) La lista completa è consultabile al seguente link.
2) La lettera della Apple all'amministrazione americana.