La strada della qualità
Pubblicato da Luigi Bidoia. 26 Febbraio 2013.
Cambio Analisi Mercati Esteri
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Il problema è che poche imprese italiane hanno conseguito questo obiettivo. Anche nel 2012 il valore delle vendite sui mercati esteri di tutte le imprese italiane è aumentato di “solo” il 4%, ben al di sotto della crescita complessiva del commercio mondiale, comportando un'ulteriore flessione delle quote italiane. Va, tuttavia, subito sfatata l'idea che le imprese tedesche riescano sempre a far meglio delle imprese italiane. Nel 2012, le imprese tedesche hanno fatto peggio delle imprese italiane, aumentando le proprie vendite all'estero in euro di solo il 2%. Altri sono stati i competitori vincenti. Da un lato troviamo i produttori di petrolio (i paesi arabi, in particolare, le cui esportazioni sono aumentare in euro di oltre il 30%); dall'altro lato i nuovi paesi “manifatturieri”, guidati dalla Cina, seguita dall'India, dal Vietnam, dal Messico e, tra i paesi più vicini a noi, dalla Turchia.
E' evidente che i vantaggi di costo di cui possono beneficiare questi paesi rendono la competizione sulle produzioni standard impossibile per le imprese italiane.
La buona notizia è che sta crescendo un segmento di commercio mondiale caratterizzato da prodotti di qualità che consentono agli esportatori di ottenere dai clienti esteri un premium-price significativo. Questo segmento è aumentato negli ultimi anni a tassi superiori a quelli medi del commercio mondiale complessivo, raggiungendo i 2 trilioni di euro nel 2012. Su questo segmento il ruolo di leader è detenuto saldamente dai produttori tedeschi, con un quota di commercio prossima al 20%, pari al doppio di quella detenuta dall'industria tedesca nel complesso del commercio mondiale. Sul segmento di fascia alta, l'Italia è in ritardo, avendo una quota di commercio pari a solo il 4%. E', tuttavia, su questo segmento che l'industria italiana può giocare la propria partita, con qualche speranza di risultare vincente. La gara è soprattutto con l'industria tedesca e la sua capacità di valorizzare i propri prodotti. L'analisi dovrà essere approfondita scomponendo il commercio mondiale per comparto, settore e, se necessario, per prodotto. Ma fin da ora è possibile segnalare come le pur necessarie azioni finalizzate alla riduzione dei costi non sono in grado, da sole, di disegnare un percorso di successo per l'industria italiana. A queste devono essere affiancate azioni che consentano di generare una conoscenza “scientifica” dei mercati esteri e di valorizzare il contenuto materiale e immateriale dell'offerta italiana.
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