Export italiano di vino rosso: il posizionamento sui mercati internazionali

Le informazioni di commercio internazionale come valido alleato per una strategia internazionale data-driven

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Quello del vino è indubbiamente uno dei comparti di spicco della specializzazione agroalimentare italiana nel mondo, rendendo le etichette made in Italy tra le più apprezzate e ricercate sui mercati internazionali. Insieme alla Francia, il Belpaese domina la classifica dei principali esportatori mondiali, alternandosi a seconda che si parli di valori o volumi di esportazioni.
Sulla base delle ultime informazioni disponibili, infatti, il valore cumulato delle esportazioni di vino italiano negli ultimi dodici mesi ha sfiorato il record di 8.1 miliardi €, per un totale di 2.3 miliardi di litri; dato che, nel caso dei cugini d’Oltralpe, si attesta rispettivamente a 12.4 miliardi € e 1.5 miliardi di litri.
Lo scopo del seguente articolo è in particolare quello di focalizzarsi sulla prima voce delle esportazioni nazionali: il vino rosso.

Le esportazioni di vino rosso rappresentano circa il 41% del totale delle esportazioni italiane di vino. Nel segmento l’Italia è il primo inseguitore del player francese, dal quale si distacca soprattutto in termini di valore di export: a fronte di un livello di vendite internazionali pari a 5.5 miliardi €, la Francia “stacca” per più di 2 miliardi € il dato del Belpaese. In termini di quantità esportate, la distanza tra i due paesi appare più piccola, collocandosi rispettivamente su 785 e 740 milioni di litri.

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Fonte: Elaborazioni ExportPlanning, ebook "L'Europa dei vini pregiati"

Tale risultato consente di evidenziare come, sebbene nel corso dell’ultimo ventennio le esportazioni italiane di vino rosso abbiano complessivamente registrato una solida crescita del prezzo medio1, risulta ancora evidente l’esistenza di un gap tra il posizionamento italiano e francese sui mercati internazionali; gap che si estende oltre il solo segmento dei vini spumanti.

I grafici di seguito permettono di riportare tale differenza, mostrando la distribuzione cumulata per fasce di prezzo delle esportazioni italiane e francesi di vino rosso nel 2000 e nel 2022.

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Fonte: Elaborazioni ExportPlanning, ebook "L'Europa dei vini pregiati"



Già all’inizio del secolo la gerarchia delle preferenze mondiali dei vini rossi vedeva nettamente in testa i vini francesi: più dell’80% delle esportazioni italiane di vino rosso si collocavano al di sotto della soglia di 5€/litro, quando, nello stesso anno, la quota di export francese sotto questa soglia era pari a poco più del 56%.
Se si considera il prezzo di 9€/litro come soglia oltre la quale si poteva parlare di vino di eccellenza, circa il 22% delle esportazioni francesi si collocavano al di sopra di essa, quando il dato italiano era pari a poco più del 2.5%.
Oggi, la quota di esportazioni italiane di rosso al di sotto dei 5€/litro appare di poco superiore al 34%, rendendo evidente il considerevole riposizionamento degli esportatori italiani verso una maggior qualità del prodotto, che ha portato a un aumento significativo della capacità di farsi riconoscere un premium price dai mercati internazionali. Rispetto ai cugini d’Oltralpe, però, l’Italia rimane ancora un inseguitore: la quota di esportazioni francesi di di vino al di sotto dei 5€/litro è infatti pari “solamente” al 26%.

In questo scenario, risulta interessante andare a confrontare la dinamica che ha interessato le principali denominazioni di origine protetta (DOP) dei due paesi, data la garanzia di qualità garantita dalla certificazione di origine.
I quattro grafici riportati descrivono l’evoluzione della distribuzione cumulata dei diversi vini per classe di prezzo alle esportazioni nel corso dell'ultimo ventennio. Questa rappresentazione permette di valutare i vini che sono stati maggiormente premiati dai consumatori mondiali e come questo premium-price si è modificato nel corso del secolo.

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Fonte: Elaborazioni ExportPlanning, ebook "L'Europa dei vini pregiati"

Tra i vini rossi di eccellenza francesi, non vi è dubbio che sin da inizio secolo il vino di Borgogna ha raccolto un elevato indice di gradimento, seguito dal Bourdeaux e, a distanza, dai vini della val del Rodano. Tra i rossi DOP italiani, ritroviamo, invece, i rossi piemontesi in prima posizione, seguiti dai toscani e per ultimi i rossi veneti. Se si considera nuovamente la soglia di 9 €/litro, nel 2000 solo una parte dei rossi piemontesi, inferiore al 20%, rientrava in questa categoria, mentre non vi erano inclusi nessun rosso toscano o veneto. All’opposto si potevano considerare eccellenti oltre il 60% dei vini rossi di Borgogna, il 40% dei vini di Bourdeaux e una piccola parte dei vini del Rodano.

Nel 2022, oltre l’80% dei vini di Borgogna e il 50% dei vini di Bourdeaux hanno superato la soglia dei 15€/litro, e anche il 10% dei vini del Rodano sono stati venduti all’estero ad un prezzo uguale o superiore a questo livello. In Italia, invece, solo il 20% dei vini piemontesi e poco più del 10% dei vini toscani hanno superato questa soglia. Per i rossi veneti la quota si riduce a pochi punti percentuali. Se si considera una soglia più alta, pari a 21€/litro, il divario tra i vini francesi e vini italiani risulta ancora più ampio. Oltre questa soglia si colloca ancora il 70% del Bourgogne e il 30% del Bourdeaux. La quota dei vini italiani in grado di superare questa soglia è invece minima.
È tuttavia interessante osservare come oltre questa soglia i rossi toscani superano quelli piemontesi, segnalando alcune punte di eccellenza.

Conclusioni

Il caso del vino rosso appena analizzato permette di documentare come l’ampia disponibilità delle informazioni di commercio internazionale del Sistema Informativo ExportPlanning risulti essere un valido alleato a supporto delle attività di marketing internazionale.
Rispetto ad indagini di mercato puntuali, il ricorso a questi dati permette di cogliere fenomeni chiave, beneficiando di economie di scala e minori costi affondati, rendendo queste tipologie di informazioni a portata anche di piccole e medie imprese, con fondi spesso limitati.


1 I prezzi sono da intendersi come prezzi FOB (Free On Board). Dal punto di vista della catena del valore produttiva-distributiva, essi possono essere considerati come prezzi al produttore.