Geo-economia dei vaccini ed equilibri internazionali

Con la disponibilità del nuovo vaccino contro SARS-CoV-2, la Cina è rapidamente diventata il secondo maggior fornitore delle econonie a basso reddito

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La ripresa dell'economia mondiale nel 2021 ha sorpreso al rialzo, grazie soprattutto all'esito positivo delle campagne di vaccinazione in molti paesi avanzati, che ha permesso di accelerare la riapertura delle attività produttive e di ridurre significativamente le misure restrittive. Come sottolineato più volte dal Fondo Monetario Internazionale (FMI), nelle ultime pubblicazioni di outlook macroeconomico, l'accesso e la disponibilità dei vaccini da SARS-coV-2 costituiscano i pilastri sui quali si fonda il recupero del cammino di crescita dell’economia internazionale.
Eppure, se gran parte delle principali economie avanzate hanno sperimentato notevoli progressi nelle campagne di vaccinazione, la maggior parte dei paesi emergenti e delle economie in via di sviluppo registrano un avanzamento assai lento della campagna vaccinale, a causa delle condizioni di accesso e dei vincoli di fornitura attualmente esistenti.
La mappa riportata di seguito permette di evidenziare chiaramente la significativa divergenza esistente tra i paesi sviluppati e quelli a basso reddito in merito allo stato di avanzamento delle campagne vaccinali: se le economie avanzate riportano un tasso di vaccinazione prossimo al 60%, nei paesi a basso reddito i non vaccinati rappresentano ancora la grande maggioranza della popolazione.

Popolazione completamente vaccinata al 10 novembre 2021
(percentuale)

In questo quadro, un’informazione molto utile da analizzare risulta essere quindi il dato sul commercio internazionale di vaccini.
Secondo quanto riportato dalla World Health Organization (WHO), tutti i vaccini per la medicina umana sono inclusi in un unico codice doganale. Il grafico che segue riporta la dinamica registrata dal commercio mondiale di tale prodotto nel corso degli ultimi mesi: gli scambi mondiali di vaccini sono passati dal valere circa 30 miliardi di dollari (nel biennio 2019-2020) a praticamente raddoppiare il loro livello nei solo primi tre mesi del 2021, riflettendo la nuova disponibilità e l’avanzata della campagna vaccinale da SARS-coV-2 sulla scena internazionale.

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Questa crescita significativa del comparto ha avuto un impatto relativo sugli equilibri competitivi internazionali: fino al 2019 il commercio mondiali di vaccini per la medicina umana era interamente dominato da pochi paesi, in primis le principali economie europee (Belgio, Francia, Paesi Bassi, la stessa Italia e l'Irlanda), a cui si affiancavano gli Stati Uniti e, a relativa distanza, l’India.
A partire dal 2021, con la disponibilità del nuovo vaccino contro SARS-CoV-2 e la progressiva apertura degli scambi internazionali del prodotto, si è assistito anche a una relativa modifica degli equilibri competitivi di lungo periodo. A dominare la classifica dei principali esportatori ritroviamo i tre principali siti produttivi dei vaccini anti-Covid più diffusi, quali Belgio e Germania (dove la quota dei vaccini anti-Covid supera l'80% del totale delle esportazioni di vaccini) e Stati Uniti; tuttavia, insieme ai paesi storicamente esportartori, per la prima volta, nel 2021, nella top 10 dei maggiori player mondiali si colloca anche la Cina (si veda il grafico che segue).

Fonte: Elaborazioni ExportPlanning.

Il risultato è da ricondursi interamente al ruolo che sta attualmente ricoprendo il Paese del Dragone nella fornitura vaccinale verso i paesi a basso reddito. Se infatti le esportazioni cinesi del prodotto sono sostanzialmente nulle verso i paesi sviluppati, nel caso delle economie in via di sviluppo la Cina è rapidamente divenuta il loro secondo maggiore player commerciale per il prodotto.


I principali importatori di vaccini cinesi sono sia paesi geograficamente prossimi, appartenenti all'area asiatica, sia paesi più "lontani": in particolare, nei primi nove mesi del 2021, i vaccini made in China sono stati destinati a Turchia, Indonesia, Thailandia, Malesia, così come Brasile, Messico e Cile; nei maggiori mercati di sbocco non mancano, inoltre, diverse economie dell'est Europa, come Ungheria, Slovenia e Serbia. Per gran parte di queste economie, la quota detenuta dalla Cina risulta essere prossima a quella dei principali esportatori europei e americani, e in alcuni casi, come Indonesia, Thailandia, Cile e Ungheria, questa supera tutti gli altri partner occidentali.

Così come già avvenuto nel caso dei beni e dispositivi per l’emergenza Covid-19 (per un approfondimento si veda Beni e dispositivi per l’emergenza Covid-19: i segnali dal commercio internazionale), anche per i vaccini si conferma la sempre maggiore rilevanza del partner cinese in un comparto strategico nella gestione dell'emergenza pandemica. Particolarmente significativo risulta essere il fatto che sono soprattutto le nazioni con maggiori difficoltà di reperimento di dosi vaccinali da Europa e Stati Uniti a risultare maggiormente dipendenti da essi, rendendo il Paese del Dragone un fornitore ancora più di primo piano proprio per quelle economie che devono irrobustire l'avanzamento della campagna vaccinale nazionale. Come per altri settori, anche nel caso dei vaccini, il mondo post-Covid vedrà quindi il partner cinese come un nuovo attore globale.