Il mercato russo: tra sanzioni e prospettive commerciali

Dopo il 2014 le esportazioni europee verso il mercato russo si sono significativamente ridotte a causa della concomitanza di fattori amministrativi ed economici

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Da marzo 2014 l’Unione europea ha dato il via a una serie di misure sanzionatorie nei confronti della Russia, in risposta alla crisi ucraina e alla conseguente annessione dei territori della Crimea. Tali azioni hanno una natura economica e diplomatica e riguardano sia misure restrittive individuali (congelamento dei beni e restrizioni di viaggio), sia sanzioni economiche. Queste ultime, la cui eliminazione è vincolata al rispetto degli accordi di Minsk, si estendono attualmente fino al 31 gennaio 2020 e prevedono:

  • limitazioni finanziare all’accesso ai mercati dei capitali UE per alcuni istituti finanziari e società russe;
  • divieto di esportazione verso il mercato russo di armi e prodotti europei di duplice uso, ovvero merci atte ad essere utilizzate sia in campo civile che militare;
  • divieto di esportazione da parte dell'UE di servizi e tecnologie sensibili, potenzialmente utilizzabili per la produzione e la prospezione di petrolio.

In risposta alle sanzioni europee, nell’agosto del 2014 Mosca ha varato una serie di contro-sanzioni che si applicano nei confronti dell’Unione Europea e degli altri paesi alleati, in particolare Stati Uniti, Canada, Australia e Norvegia. Tale regime sanzionatorio colpisce in particolar modo prodotti alimentari e sarà in vigore, salvo ulteriori estensioni, fino a fine dicembre 2020.

Gli effetti dell’intensificazione delle tensioni UE-Russia sul commercio

Tale meccanismo di sanzioni e contro-sanzioni che effetto ha avuto sulle esportazioni UE sul mercato russo?
Il grafico che segue permette di evidenziare l’andamento registrato dalle esportazioni UE nel corso degli ultimi anni. Risulta evidente che l’export UE ha conosciuto una fase di significativa riduzione dal 2014 ad oggi. La contrazione delle esportazioni europee risulta particolarmente evidente per gli anni 2015 e 2016, dopo i quali si è registrato un lieve recupero, senza tuttavia tornare ai livelli del 2013.

Esportazioni UE sul mercato russo

Le ragioni alla base della contrazione dell’export europeo registrata sul mercato russo vanno tuttavia ricercate in una pluralità di fattori concomitanti, che si sono sommati al regime sanzionatorio in vigore tra UE e Russia dalla seconda metà del 2014.
Il grafico che segue permette di condurre un’analisi sulla performance delle diverse industrie che compongono il paniere di export europeo verso la Federazione russa, comparando il tasso di variazione medio annuo registrato nel periodo post-sanzioni (2014-2019) con il tasso di variazione del periodo immediatamente precedente (2011-2013). Al fine di individuare i settori maggiormente esposti al regime sanzionatorio, ciascuna ball è proporzionale al livello dell’export UE nel 2013.

Fonte: ExportPlanning.

Risulta particolarmente evidente come la contrazione dell’export abbia interessato la quasi totalità delle industrie, segnalando evidenti difficoltà della domanda russa. Come anticipato, infatti, oltre all’effetto diretto delle contro-sanzioni russe sull’agroalimentare, le esportazioni UE hanno subito i colpi della crisi economica che ha coinvolto l’economia russa a seguito della caduta del prezzo del petrolio iniziata proprio nel 2014 (si veda Pricepedia), e l’entrata in vigore di specifiche restrizioni per le imprese straniere (cioè non facenti parti dell'Unione Doganale Eurasiatica che conta Russia, Bielorussia, Kazakistan, Armenia e Kirghizistan) in materia di approvvigionamenti pubblici.

La performance dei beni di consumo

All’interno della categoria dei beni di consumo, il primo focus è dedicato ai prodotti agroalimentari, che come anticipato è stato l’oggetto principale dell’embargo russo che ha colpito sia prodotti freschi sia confezionati.

Sanzioni russe su agroalimentare

Ad essere più pesantemente colpito è stato proprio il comparto di beni alimentari freschi, sul quale l'embargo esistente ha più che dimezzato il valore delle esportazioni europee verso il mercato tra il 2013 e il 2019. A risultare particolarmente colpite sono risultate le esportazioni di Polonia, Germania e Olanda, soprattutto a causa della contrazione di prodotti ortofrutticoli, di carne e pesce fresco. Per quanto riguarda i prodotti confezionati, invece, le esportazioni di Olanda, Francia e Germania hanno registrato i cali maggiori, che hanno interessato non solo i prodotti oggetti di sanzioni, come formaggi, pesce e carne confezionata, ma hanno colpito anche altre tipologie di beni, come i prodotti dolciari e il vino. In particolare, la riduzione di queste tipologie di beni deve legarsi soprattutto alla perdita del potere di acquisto della popolazione russa a causa della crisi economica. Dopo il 2016, infatti, le importazioni di queste categorie di beni alimentari hanno registrato un timido aumento, senza tuttavia tornare ai valori pre-embargo.

Oltre alla categoria dei prodotti agroalimentari, si segnalano inoltre le performance negative registrate dalle esportazioni europee di Sistema Moda e di Sistema Salute, data la rilevanza all’interno del paniere delle esportazioni UE. In entrambi i casi, tuttavia, tali contrazioni non riguardano esclusivamente i partner europei.
Anche in questo caso risulta evidente l’effetto della crisi economica russa, alla quale si sono aggiunti gli effetti delle politiche di restrizioni alle importazioni di beni per l'approvvigionamento pubblico approvate dal governo russo dal 2015.
La crisi economica ha infatti mostrato con chiarezza i limiti di un modello di sviluppo incentrato sullo sfruttamento delle risorse energetiche e il governo russo ha perciò promosso attività volte alla diversificazione dell’economia. All’interno dell’ambizioso piano russo di Import Substitution, che punta a ridurre le importazioni e aumentare la produzione interna, hanno infatti trovato spazio diverse misure restrittive in materia di appalti pubblici. In particolare, tali misure hanno vietato agli enti pubblici di rifornirsi di autoveicoli, farmaci e dispositivi medici, capi di abbigliamento e software di origine straniera, dove fosse disponibile un’alternativa domestica o offerta dai partner dell'Unione Eurasiatica.

La recessione economica e le successive restrizioni alle importazioni sono infatti alla base delle significative contrazioni dell’import di Farmaci da India, Francia e Belgio e delle importazioni di Calzature, Pelletteria e Cosmetica da Cina, Germania e Italia.

La performance dei beni di investimento

Il peso della recessione economica e delle restrizioni alle importazioni è risultato evidente anche per il comparto dei beni di investimento e intermedi. A segnalare la riduzione più significativa è infatti proprio il comparto dei Mezzi di trasporto, a causa della forte riduzione delle importazioni di autoveicoli da partner europei come Germania e Regno Unito, e da partner internazionali come Giappone e Corea del Sud.

Conclusioni

In conclusione, al di là delle sanzioni economiche, le esportazioni UE sembrano esser state penalizzate soprattutto dalla forte crisi economica e dalle restrizioni imposte dal governo russo. Nel periodo più recente una ritrovata stabilità economica e geopolitica sembrano far presagire tempi migliori per il mercato, soprattutto in virtù della ripresa della domanda domestica (si veda: La stabilità del rublo). Inoltre, il forte saldo positivo della Russia nei confronti della UE, in virtù delle esportazioni di petrolio e gas naturale sui mercati comunitari, non sembrano evidenziare potenziali minacce di termini di peggioramento delle relazioni commerciali tra le due aree. Tuttavia, prima di approcciarsi al mercato russo è necessario conoscere a fondo lo stato delle relazioni geopolitiche del Paese con la propria area geografica e le prospettive di politica industriale del Paese, per poter raccogliere le opportunità offerte minimizzando i rischi.