Commercio mondiale: le industrie più esposte agli effetti della pandemia

Nella fase di maggiore emergenza, il comportamento di acquisto si è rivolto principalmente verso prodotti alimentari e dotazioni sanitarie, a scapito dei beni voluttuari e durevoli

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La lettura degli ultimi dati congiunturali di commercio mondiale, relativi al mese di aprile 2020, restituisce una mappa piuttosto dettagliata dell’esposizione delle industrie manifatturiere mondiali agli effetti recessivi causati dagli shock, dal lato della domanda e dell’offerta, delle misure restrittive adottate per contenere la diffusione dell’epidemia da Covid-19. Al fine di approfondire quali industrie sono risultate le più esposte alla crisi in termini di commercio mondiale,è possibile analizzare la recente dinamica dei flussi di scambio internazionali, scomposte nelle 20 industrie della classificazione Ulisse.

Il grafico che segue posiziona le diverse industrie in relazione al tasso di variazione tendenziale registrato nel primo trimestre 2020 (in ascissa), e nel mese di Aprile 2020(in ordinata). Questo per avere una lettura immediata delle industrie che hanno segnalato la difficoltà più intensa nel corso della fase di massima emergenza sanitaria. Sul panorama internazionale, infatti, gli effetti del massimo lockdown sono da ricondursi principalmente proprio al mese di aprile. In giallo, viene inoltre riportata la bisettrice del grafico che permette di distinguere le industrie la cui diminuzione è risultata in linea a quella segnalata nel corso del primo trimestre (che si collocano lungo la bisettrice), da quelle che hanno invece accusato una flessione più significativa.

Fonte: ExportPlanning

La dispersione delle principali industrie di commercio mondiale permette di evidenziare in modo chiaro quelle più esposte agli effetti della crisi. È infatti evidente che la contrazione ha riguardato la quasi totalità dei macro-settori di attività economica, ma con intensità differenziata. In alto a destra è possibile individuare distintamente il primo insieme di prodotti maggiormente “resilienti” alla contrazione, che a fronte di una variazione positiva registrata nel primo trimestre, hanno accusato nel mese di aprile una riduzione meno intensa.
Si tratta tipicamente di beni di prima necessità come quelli della filiera dei Beni Alimentari (E0 e B5), i Prodotti e gli Strumenti per la salute, inclusi gli intermedi chimici di impiego nell’industria farmaceutica (E4, B5) e i Prodotti finiti di largo consumo (E1), che includono i beni per l’igiene e la pulizia.

Il secondo insieme di beni si colloca in basso a sinistra del grafico e rappresenta quei macro-settori che hanno invece sperimentato un’ulteriore intensificazione di un ciclo negativo già evidenziato nel primo trimestre. In particolare, è possibile analizzare in dettaglio la dinamica dei seguenti cluster di industrie.

Beni di investimento e beni intermedi

Nel caso dei beni di investimento, fatta eccezione per gli Strumenti e l’Attrezzatura ICT (F1), il cluster di prodotti segnala una contrazione dell’ordine del 20%, a fronte di un ciclo già negativo registrato nel primo trimestre. L’intensificazione della dinamica negativa è da ricondursi principalmente a un ulteriore incremento del clima di incertezza internazionale, in una congiuntura pre-pandemia che risultava già debole per il comparto, principalmente a causa della guerra commerciale Usa-Cina.
In territorio ampiamente negativo anche i flussi internazionali di beni intermedi, che hanno risentito fortemente dei blocchi produttivi in essere nelle diverse aree geografie, con la conseguente interruzione delle catene globali del valore. La contrazione registrata riflette, inoltre, le forti flessioni segnate dalle rispettive industrie “a valle” integrate lungo la filiera; è il caso, ad esempio, della riduzione segnata dalle Componenti per i mezzi di trasporto.

Materie prime

Nel caso della Materie prime (A1 e A2), la forte contrazione dell’attività economica ed industriale ne ha indotto una significativa riduzione dei prezzi, particolarmente accentuata per il petrolio, che ha registrato il suo minimo storico.

Sistema Moda

A fronte di una variazione prossima al -39%, il Sistema Moda (E4) e la relativa filiera di Tessili e Pelli (B2) hanno evidenziato le maggiori diminuzioni congiunturali. Le politiche di contenimento dell’epidemia sono state attuate in uno dei periodi più delicati per il settore, causando numerosi ritardi nelle consegne delle collezioni primaverili. Dal lato della domanda si è parallelamente registrato un forte posticipo nell’acquisto di beni di consumo secondari.

Mezzi di trasporto

L’industria Automotive (F3) è il macro-settore che, in termini di commercio internazionale, evidenzia la performance peggiore. Nel mese di aprile si è registrata una riduzione degli scambi mondiale in dollari prossima al -58%. Il risultato appare particolarmente negativo dal momento che si inserisce in un quadro di preesistente debolezza, legato alle profonde trasformazioni normative e ai cambiamenti nelle preferenze dei consumatori. Anche in questo caso, agli shock sul lato dell’offerta derivati dal blocco dell’attività produttiva, si sono associati forti riduzioni sul lato della domanda, a causa del posticipo delle decisioni di acquisto da parte dei consumatori di beni durevoli in una fase di così profonda incertezza.

Conclusioni

L’analisi della congiuntura del commercio globale per industria permette di individuare quei macro-settori maggiormente esposti all’attuale fase recessiva del commercio internazionale. L'industria Automotive e il Sistema Moda, con le relative filiere, sembrerebbero essere le industrie maggiormente colpite. Le due industrie spiccano per il livello di integrazione internazionale delle filiere e hanno sofferto particolarmente del fermo della produzione nei diversi paesi e delle chiusure obbligate dei punti vendita causati dai lockdown nazionali. Inoltre, il risultato segnala indirettamente un mutato comportamento di consumo. Nella fase di maggiore emergenza, infatti, in un contesto di crescente insicurezza, il comportamento di acquisto si è rivolto principalmente verso prodotti alimentari e dotazioni sanitarie, a discapito dei beni voluttuari e durevoli. Ai fattori precedentemente citati potrebbe legarsi,inoltre, l’effetto negativo sui redditi causato dalla crisi economica, con una conseguente riduzione del potere di acquisto dei potenziali consumatori, che potrebbe allungare i tempi della ripresa dei macro-settori di analisi.