Recupero del commercio mondiale

A giugno e luglio 2020 il commercio mondiale registra un netto recupero rispetto ai crolli di aprile e maggio

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Domanda mondiale Congiuntura Internazionale

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La disponibilità delle dichiarazioni in importazione ed esportazione delle imprese delle principali economie mondiali[1] per i mesi di giugno e luglio consente di valutare come, a fronte del crollo accusato nei mesi primaverili, nell’estate si è registrato un netto recupero degli scambi commerciali mondiali. Il commercio mondiale, dopo aver registrato una caduta prossima al 30% tra la fine del 2019 e la primavera 2020, ha realizzato un recupero del 20% nel corso dei mesi estivi, ritornando su livelli che risultano inferiori di solo il 6% rispetto ai livelli della scorsa estate. Diversamente da quanto temuto e da quanto previsto da molti analisti, la pandemia e i conseguenti lockdown a livello mondiale non si sono tradotti in un crollo degli scambi internazionali della stessa entità di quelli che subirono nel 2009 a causa della Grande Recessione. Introducendo un’ipotesi prudenziale di relativa stabilità del commercio mondiale nei prossimi mesi[2], a consuntivo del 2020 gli scambi commerciali mondiali in quantità registreranno una flessione dell’8%, significativamente inferiori al -13% accusato nel 2019.

Nel grafico che segue, la serie storica della domanda mondiale calcolata da ExportPlanning è messa a confronto con quella calcolata dal World Trade Monitor di CPB.

Commercio mondiale di beni
Fonte: Elaborazioni ExportPlanning
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Dal grafico risulta immediato il crollo subìto dal commercio mondiale nei primi mesi dell’anno e il successivo forte recupero. Risulta anche evidente l’elevata coerenza tra i segnali ricavati dalle due misure. Se si considerano le forti differenze metodologiche[3] utilizzate nel calcolo delle due misure, la coerenza del segnale rilevato è garanzia dell’affidabilità dei risultati ottenuti.

Nella mappa che segue ciascun paese è qualificato, tramite la dimensione del cerchio, sulla base della variazione delle sue importazioni tra i primi sette mesi del 2020 e il corrispondente periodo del 2019. In questo modo è possibile avere a colpo d’occhio una valutazione delle diverse aree che maggiormente hanno contribuito alla diminuzione degli scambi.

2020 (gennaio-luglio): importazioni mondiali a prezzi costanti

Posizionandosi con il mouse sul cerchio che identifica un paese è possibile visualizzare una tabella che riassume i dati relativi al paese selezionato.
Fonte: Elaborazioni ExportPlanning

Risulta evidente come le aree del Nord America e dell’Europa Occidentale siano caratterizzate da cerchi rossi particolarmente ampi. Gli Stati Uniti, in particolare, accusano una diminuzione di quasi 150 miliardi di dollari tra i primi sette mesi del 2019 e il corrispondente periodo del 2020[4].
Tra i paesi dell’Europa Occidentale spiccano Germania e Regno Unito, con flessioni delle importazioni rispettivamente di 80 e 70 miliardi di dollari.
Viceversa, i cerchi in Asia sono relativamente piccoli, sia per le grandi economie (Cina e Giappone) sia sopratutto per la Corea del Sud e per i paesi dell’Asean. Le importazioni di Vietnam e Taiwan registrano addirittura un aumento.

Conclusioni

Diversamente da quanto temuto, il commercio mondiale potrebbe quest’anno ridursi a un tasso di una sola cifra. Il contributo maggiore alla riduzione è dato dalle aree a maggior reddito del mondo, con i sistemi sanitari più avanzati e le maggiori risorse per trasformare questa crisi sanitaria ed economica in una opportunità di trasformazione e sviluppo. Queste considerazioni ci portano ad approfondire le analisi sulle modificazioni in atto negli scambi commerciali e ad essere possibilisti sulla prosecuzione dello sviluppo, una volta superata l'attuale crisi, di un'economia mondiale non solo sempre più integrata, ma in grado anche di contenere gli effetti negativi sulla distribuzione di reddito che hanno caratterizzato la Globalizzazione nei primi 20 anni di questo secolo.


[1] Il Sistema informativo ExportPlanning utilizza metodologie di nowcasting per stimare i dati dei paesi che risultato in ritardo nella dichiarazioni doganali. In questo modo è possibile costruire delle serie storiche relative alle dichiarazioni di un ampio campione di paesi, mantenendo invariato il perimetro dei paesi considerati. Queste serie storiche sono calcolate sia a prezzi correnti che a prezzi costanti, utilizzando come prezzi i valori medi unitari rilevati a livello di ciascun flusso commerciale: prodotto, paese dichiarante e paese partner.

[2] Storicamente, il commercio mondiale ha sempre registrato un incremento tra il quarto e il terzo trimestre di ciascun anno. Naturalmente l’ipotesi di stabilità degli scambi mondiali nei prossimi mesi è da considerarsi statisticamente prudenziale solo in assenza di nuovi lockdown.

[3] Le principali differenza metodologiche tra le due procedure di calcolo sono:

  • CPB utilizza dati ufficiali aggregati per paese; EP utilizza dati a livello di flusso: prodotto, paese dichiarante e paese partner, effettuando l’aggregazione per paese solo dopo la deflazione;
  • Per deflazionare i flussi di commercio, EP utilizza degli opportuni indici di prezzo ottenuti utilizzando i valori medi unitari a livello di codice Harmonized System a 6 digit;
  • CPB trasforma i risultati ottenuti tramite delle medie mobili, per depurare le serie dalla erraticità di breve periodo; EP non effettua nessuna trasformata tramite medie mobili.

[4] Al fine di ottenere questa misura per tutti i paesi del mondo essa è stata calcolata come somma delle esportazioni dichiarate dai paesi partner, utilizzando la tecnica dei mirror flow. Questa tecnica consente non solo di calcolare una misura per tutti i paesi del mondo, pur se non dichiaranti, ma anche di avere risultati particolarmente robusti, perché minimizza gli effetti dovuti a eventuali errori di rilevazione nelle dichiarazioni di specifici paesi.