La rilevanza della rete distributiva come driver di crescita delle esportazioni

Il caso della GDO Italiana rispetto a quella Francese nel mercato Cinese

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Quando parliamo di commercio internazionale e, nello specifico, di export di un particolare prodotto, è sempre opportuno tenere in considerazione quelli che sono i fattori che possono influenzare la diffusione e la propensione al consumo di quel bene nel mercato di riferimento. Ad esempio, la presenza di un’infrastruttura in grado di distribuire in modo capillare il prodotto, la rilevanza di una classe media sufficiente a sostenere la domanda di prodotti “premium price” o l’esistenza di una rete distributiva affermata e conosciuta per poter attirare nuovi clienti sono imprescindibili elementi di attenzione qualora si abbia intenzione di entrare in un nuovo mercato. Tutti questi fattori possono infatti influenzare in modo significativo la propensione all’import di un prodotto da un particolare paese. Nel corso di questo articolo, ci soffermeremo infatti su un “caso studio” interessante, indagando in particolare gli effetti benefici che la presenza di una rete di distribuzione nazionale, come la GDO francese (Carrefour e Auchan), ha avuto sulle esportazioni francesi di prodotti alimentari.

La Grande Distribuzione Alimentare italiana è da sempre al centro di un acceso dibattito nel quale le si attribuisce la colpa di non essere mai stata in grado di internazionalizzarsi, ossia di espandere i propri interessi anche al di fuori dei confini nazionali. Nella discussione, viene spesso inserito il caso della GDO Francese, e nello specifico dei gruppi Auchan e Carrefour, che hanno investito molto all’estero, arrivando ad insediarsi in oltre 30 paesi.
Nel corso di questo breve articolo ci concentreremo su uno dei mercati più in espansione del mondo, la Cina, e sugli effetti delle esportazioni francesi conseguenti la presenza di catene come Carrefour sul territorio cinese.
Il gruppo Carrefour ha fatto il suo ingresso in Cina nel 1995, quando, come possiamo vedere dalla Fig.1, le importazioni alimentare cinesi erano ancora ad un livello estremamente basso, potremmo dire che fossero ad uno stato di Latenza.


Fig.1: Importazioni cinesi di beni alimentari per fascia di prezzo

Un primo cambio d’inclinazione possiamo osservarlo a partire dal 2003, mentre l’accelerazione decisiva è nel 2006, anno in cui le esportazioni Francesi erano ad un livello decisamente maggiore rispetto a quelle Italiane, assestandosi tra i principali partner commerciali se non il principale, nel settore alimentare con la Cina. Decisamente più indietro era, ed è tutt’oggi l’Italia.
Ovviamente con il passare degli anni, anche le esportazioni alimentari Italiane verso la Cina sono aumentate notevolmente, raggiungendo il picco nel 2021 per un valore complessivo di 400milioni di €, si pensi che era di appena 50 nel 2006. Tuttavia, facendo un confronto con i cugini d’Oltralpe, possiamo osservare come il valore esportato oggi dall’Italia la Francia l’aveva raggiunto nel 2007, e al 2021 si assesta su un valore superiore ai 2100milioni di €. (Fig. 2 e 3)

Importazioni cinesi di beni alimentari

Fig.2: dall'Italia

Fig.3: dalla Francia

Particolarmente interessante è inoltre fare un focus sui prodotti caratterizzati da una fascia di prezzo alta e medio-alta. In questo contesto, il divario tra Francia e Italia aumenta ancora di più, come possiamo osservare in Fig.4. D’impatto ancora maggiore, tuttavia, è la differenza dell’andamento delle due curve.
Per quanto riguarda la Francia, infatti, possiamo vedere come nel 2009 ci siano stato un nettissimo cambio di passo, con incrementi molto sostenuti nel giro di brevissimo tempo, che hanno portato le esportazioni francesi di prodotti di fascia alta e medio-alta a crescere di quasi 30 volte in 10 anni.
Discorso molto diverso per l’Italia, dove la crescita seppur presente, non è minimamente comparabile con quella francese.

Fig.4: Importazioni della Cina di prodotti alimentari di fascia alta e medio-alta

Fonte: elaborazioni ExportPlanning.

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Conclusioni

Alla luce di questi dati, possiamo affermare come, la presenza di punti vendita francesi, sul territorio cinese abbia sicuramente contribuito positivamente ad un incremento delle importazioni di prodotti francesi. Nel settore retail, infatti, la presenza francese nelle catene di distribuzione estera è particolarmente significativa sul mercato cinese, e sembra aver svolto un ruolo trainante nel far conoscere in modo capillare i prodotti agroalimentari di eccellenza francese.
Tuttavia, il settore alimentare italiano sembra collocarsi in una stagione di crescita più favorevole dello storico competitor francese. A livello aggregato, analizzando le esportazioni agroalimentari totali dei due Paesi, in Fig.5 (Italia) e Fig.6 (Francia), possiamo osservare come la Francia stia oscillando intorno ai picchi raggiunti nel 2013 e nel 2018, mentre l’Italia, che partiva decisamente da livelli più bassi, sia riuscita in questi ultimi anni a chiudere il gap che la separava dalla Francia.

Esportazioni totali di beni alimentari

Fig.5: Italia

Fig.6: Francia

La maggiore capacità di conquistare i mercati internazionali, insieme alla forte trasformazione digitale che sta investendo il retail, soprattutto nei mercati asiatici, potrebbero rappresentare un’occasione d’oro per le PMI agroalimentari del Made in Italy, per superare le difficoltà rispetto agli storici competitor e non essere più battute dalla grande distribuzione francese.


Alessandro Ferrari, studente di Economia e Politica Economica presso l’Università di Bologna, sta portando avanti il suo percorso di ricerca per la redazione della tesi di laurea magistrale presso StudiaBo srl, unendo ai suoi studi l’analisi dei dati di commercio estero di fonte ExportPlanning.