L' accordo commerciale UE-Nuova Zelanda

Il 30 giugno 2022 l’Unione europea e la Nuova Zelanda hanno concluso i negoziati quadriennali per un ambizioso accordo commerciale

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Il 30 giugno 2022, in occasione della visita della prima ministra Jacinda Ardern a Bruxelles, l’Unione Europea e la Nuova Zelanda hanno raggiunto l’intesa per un nuovo accordo commerciale di ampia portata, concludendo un round di negoziati durati quattro anni.
L’ambizioso accordo commerciale, ancora in attesa di ratifica, si pone l’obiettivo di aprire notevoli opportunità economiche per imprese e consumatori dei due mercati, ed include impegni in materia di sostenibilità senza precedenti, tra cui il rispetto dell'Accordo di Parigi sul clima e i diritti fondamentali dei lavoratori.

L’accordo si inserisce infatti nel più ampio spettro di accordi di “nuova generazione” siglati dalla UE, come il CETA tra UE e Canada nel settembre 2017 e il partenariato economico tra UE e Giappone ratificato nel febbraio del 2019.
L’obiettivo a cui tendono questi accordi è quello di preservare i benefici economici del libero scambio, limitandone gli effetti negativi, attraverso un “approfondimento” delle aree di accordo.
Queste non sono, infatti, meramente limitate alla riduzione delle tariffe e delle barriere non tariffarie, ma si estendono ai temi ambientali e ai diritti civili, al miglioramento delle condizioni di lavoro, alla proprietà intellettuale e alla protezione delle indicazioni geografiche.

La nuova intesa UE-Nuova Zelanda prevederà infatti:

  • l’eliminazione di tutte le tariffe sulle esportazioni dell'UE in Nuova Zelanda;
  • una significativa riduzione delle barriere non tariffarie, con una semplificazione dei requisiti e delle procedure di conformità;
  • protezione delle indicazioni geografiche tipiche di tutti i vini e liquori europei (oltre 2000 tipologie) e di 163 prodotti agroalimentari (tra cui salumi e formaggi);
  • l’apertura del mercato neozelandese di servizi finanziari, ICT e trasporto ai partner europei;
  • l'accesso delle imprese dell'UE agli appalti pubblici neozelandesi;
  • la protezione dei diritti di proprietà intellettuale in linea con gli standard europei.

Di particolare rilievo è inoltre il fatto che, secondo quanto dichiarato dalla Commissione Europea, il testo integrale dell’accordo avrà un capitolo dedicato alla facilitazione dell’export delle piccole e medie imprese.

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Lo status delle relazioni commerciali UE-Nuova Zelanda

Secondo le stime della Commissioni Europea, l’ambizioso accordo commerciale garantirebbe una aumento fino al 30% del commercio bilaterale tra le due aree, grazie all’eliminazione dei dazi (attualmente nell’ordine del 5-10%). Ciò porterebbe a un significativo rafforzamento della dinamica di crescita dell’interscambio commerciale bilaterale, registrato a partire dalla Grande Recessione.

Nel corso degli ultimi anni, infatti, le relazioni commerciali fra le due aree geografiche si sono intensificate, soprattutto per quel che riguarda le esportazioni europee sul mercato neozelandese. Pur a fronte della forte caduta segnata nell’annus horribilis, nel 2021 hanno pienamente recuperato i livelli pre-pandemici, raggiungendo la quota record di circa 5.5 miliardi di euro (Fig. 1) e collocandosi lungo un percorso di aumenti particolarmente sostenuti. Più stabile, invece, la tendenza delle importazioni UE dalla Nuova Zelanda, che già da diversi anni si sono assestate intorno ai 2 miliardi di euro.

Fonte: Elaborazioni ExportPlanning.

Un’analisi più approfondita a livello settoriale rivela che il principale settore di esportazione dell’Unione Europea verso la Nuova Zelanda è quello dei mezzi di trasporto e per l’agricoltura, che nel 2021 ha superato gli 1.2 miliardi di euro; anche la componentistica mostra tuttavia un ruolo chiave (350 milioni di euro nel 2021), insieme ai prodotti per la salute (680 milioni di euro), fra i quali il peso maggiore è occupato dai farmaci, i quali nel 2021 hanno raggiunto quota 490 milioni di euro, raddoppiando il valore del 2020.

Fonte: Elaborazioni ExportPlanning.

Sicuramente degno di nota è infine il comparto dei beni alimentari (confezionati e non), che messi insieme hanno mosso un giro d’affari superiore al mezzo miliardo di euro nel 2021. L’Italia è di gran lunga il principale esportatore europeo per il segmento dei beni alimentari confezionati, e potrebbe perciò beneficiare in modo significativo dell’abolizione delle tariffe e della tutela delle indicazioni geografiche tipiche, in cui il made in Italy è fortemente rappresentato.

A più di 3 anni dalla ratifica degli accordi con CETA e Giappone, infatti, le esportazioni italiane di agroalimentare sui due mercati sono cresciute sensibilmente: +30% verso il Canada dall’entrata in vigore nel 2017, in costante crescita anche durante il 2020, e +6% verso il Giappone dal 2018, con una crescita che nel primo anno era stata pari al 9%, poi arrestatasi a causa della crisi pandemica.
La valutazione sui benefici ottenuti dalle imprese esportatrici italiane è quindi sicuramente positiva, e il nuovo accordo commerciale apre profili di opportunità interessanti.

Conclusioni

In un contesto di forte crescita delle esportazioni UE verso lo stato neozelandese, il free-trade agreement che presto entrerà in vigore porterà gli esportatori dell’UE a trarre un grosso beneficio dall’immediata rimozione delle tariffe, che si traduce in un risparmio annuale considerevole per le imprese europee esportatrici, le quali avranno un vantaggio competitivo nei confronti dei competitors extra-UE.