Le imprese esportatrici in Europa: un'analisi comparata

Analisi della numerosità e delle quote di fatturato all’estero delle imprese europee come determinanti della propensione all'export di un paese

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L’apertura di un’economia verso i mercati esteri dipende da una moltitudine di fattori che differiscono a seconda che si considerino flussi di importazioni o di esportazioni. Focalizzando l’attenzione su queste ultime, la propensione all'export di un paese può essere scomposta in due determinanti:

  • numerosità di imprese che hanno avviato progetti di esportazione. L'intensità di questo fenomeno può essere misurata attraverso la quota di imprese esportatrici sul totale delle imprese attive;
  • quota di fatturato realizzata sui mercati esteri dalle imprese che hanno consolidato la loro posizione all’estero.

È evidente che una medesima “propensione” può essere il risultato di un’elevata numerosità di imprese esportatrici e di una modesta quota di fatturato estero, oppure il risultato di una situazione opposta: limitata percentuale di imprese esportatrici con un’elevata quota di fatturato realizzato sui mercati esteri.

Con riferimento allo schema sopra descritto, può essere utile analizzare le due componenti individuate per i principali paesi esportatori dell’Unione Europea (Germania, Francia, Italia e Spagna), effettuando una scomposizione per classe dimensionale e per settore.
Esaminando la popolazione di imprese esportatrici dei paesi europei in chiave settoriale, emerge chiaramente la preponderanza tra le imprese esportatrici manifatturiere e del commercio (l'insieme dei due comparti rappresenta l’88% delle imprese esportatrici italiane, l’82% di quelle tedesche, il 70% di quelle spagnole e l’82% di quelle francesi).

Per poter analizzare meglio le determinanti dell'apertura verso i mercati esteri, è vantaggioso distinguere tra il settore industriale e quello commerciale, data la diversa valenza strategica che l'internazionalizzazione riveste per ciascun settore. Nel settore manifatturiero, infatti, l'internazionalizzazione va oltre la gestione quotidiana; agisce come catalizzatore di innovazione, stimolando la crescita e lo sviluppo delle imprese. Al contrario, per le imprese del settore commerciale, operare sui mercati esteri ha un impatto prevalentemente gestionale, con limitate implicazioni strategiche.

Questo studio si concentrerà primariamente sul settore manifatturiero.

Propensione all'export per classe dimensionale

Come primo passo per analizzare il grado di apertura di un’economia, valutiamo la quota delle esportazioni in percentuale del totale del fatturato delle quattro classi dimensionali considerate per i paesi oggetto di analisi.

Propensione all’export, settore manifatturiero, 2022

Italia Germania Spagna Francia
Totale 35.46% 36.13% 33.17% 28.47%
Da 0 a 9 addetti 9.07% 12.57% 8.31% 6.92%
Da 10 a 49 addetti 23.34% 16.95% 21.00% 12.20%
Da 50 a 249 addetti 44.75% 34.48% 34.12% 28.47%
Più 250 addetti 39.97% 38.20% 37.95% 30.80%
Fonte: Elaborazioni StudiaBo su dati Eurostat

Dalla tabella risulta che l'industria manifatturiera tedesca è quella che presenta la maggiore propensione all'export, seguita da quella italiana e spagnola. Considerando la numerosità delle imprese attive per classe di fatturato, emerge che Germania e Francia trovano un loro punto di forza nella maggiore presenza di imprese di medie e grandi dimensioni. Viceversa, Italia e Spagna si caratterizzano per la prevalenza di micro e piccole imprese.

Numerosità delle imprese esportatrici

Focalizziamo ora l'attenzione sulle sole imprese esportatrici per analizzare quante di queste sono state in grado di proiettarsi sui mercati esteri.
La tabella che segue riporta la percentuale di imprese esportatrici sul totale delle imprese attive per ciascun cluster analizzato. A parità di altre condizioni, come già indicato, la propensione all'estero di un’economia è tanto maggiore quanto più grande è la percentuale di imprese che hanno avviato con successo processi di internazionalizzazione.

Quota di imprese esportatrici sul totale imprese attive, settore manifatturiero, 2022

Italia Germania Spagna Francia
Da 0 a 9 addetti 13.32% 21.00% 13.66% 4.65%
Da 10 a 49 addetti 56.79% 46.14% 56.25% 37.56%
Da 50 a 249 addetti 93.52% 90.34% 76.73% 81.13%
Più 250 addetti 89.73% 92.10% 92.56% 88.90%
Fonte: Elaborazioni StudiaBo su dati Eurostat

Subito si nota che una percentuale elevata delle piccole (10-49) e, soprattutto, medie (50-249) imprese italiane nel settore manifatturiero è esportatrice. Per queste due classi dimensionali, la percentuale dell'Italia è significativamente maggiore dei livelli relativi agli altri paesi. Questa quota elevata può essere spiegata dalla maggiore debolezza strutturale del mercato italiano che spinge le imprese a cercare sui mercati esteri le opportunità che spesso mancano sul mercato nazionale.

Per quanto riguarda la quota di micro imprese esportatrici, invece, in Italia risulta essere relativamente bassa, anche se pari con quella spagnola e più elevata di quella francese.
Inoltre, la tabella evidenzia che la quota di micro imprese esportatrici in Germania è superiore a quella degli altri paesi. Questo suggerisce che le micro imprese tedesche siano maggiormente sostenute nella loro espansione verso i mercati esteri, rispetto agli altri paesi presi in considerazione.

Quota di fatturato all'estero per classe dimensionale

Un fattore importante per sostenere la crescita delle esportazioni di un’economia è naturalmente la quota di vendite all’estero che le imprese esportatrici realizzano. Questa informazione purtroppo non può essere immediatamente calcolata sulla base delle statistiche disponibili. Infatti, le statistiche ufficiali forniscono informazioni solo sul totale delle esportazioni delle imprese esportatrici e sul fatturato totale di tutte le imprese attive (esportatrici e non).

Tuttavia, è possibile stimare il fatturato del totale delle sole imprese esportatrici, introducendo alcune ipotesi semplificative. Ipotizzando che il livello del fatturato di un’impresa non dipenda dal fatto di essere o meno esportatrice, ma solo dalla sua classe dimensionale, è possibile stimare il fatturato totale delle sole imprese esportatrici e utilizzare questa stima per calcolare la loro propensione all’export.

Nella tabella che segue sono quindi riportate le quote di fatturato realizzato all'estero dei diversi cluster oggetto di questa analisi.

Quota di fatturato all'estero, settore manifatturiero, 2022

Italia Germania Spagna Francia
Da 0 a 9 addetti 68.11% 59.85% 60.82% 148.88%
Da 10 a 49 addetti 41.11% 36.74% 37.33% 32.48%
Da 50 a 249 addetti 47.85% 38.17% 44.47% 35.09%
Più 250 addetti 44.55% 41.48% 41.00% 34.64%
Fonte: Elaborazioni StudiaBo su dati Eurostat

Questi dati rappresentano delle stime di massima, il cui errore di misura tende ad aumentare al diminuire della percentuale di imprese esportatrici sul totale delle imprese attive. I dati per le micro imprese devono quindi essere considerati con prudenza, come suggerito anche dal valore "anomalo" per la Francia.

Il fatto importante che emerge da questa tabella è l'assenza di una relazione tra classe dimensionale e percentuale di fatturato all'estero, segnando come, una volta entrate sui mercati esteri, tutte le imprese, qualunque sia la loro classe dimensionale o il paese di origine, riescono ad ottenere una quota di fatturato sui mercati esteri elevate, che in alcuni casi si avvicina al 50%.

Conclusioni

Il risultato più importante che emerge da questa breve analisi è che per le imprese che hanno già consolidato la loro presenza sui mercati esteri, la classe dimensionale non influenza significativamente la quota delle loro vendite all'estero. Al contrario, per le imprese che si trovano nella fase iniziale di ingresso sui mercati esteri[1], la dimensione dell'impresa è cruciale per compiere con successo i primi passi.

Questo risultato concorre a spiegare la maggiore propensione all'export dell'industria manifatturiera tedesca. Oltre alla diversa numerosità di grandi imprese, la disparità tra Italia e Germania è dovuta alla diversa percentuale di micro imprese che esportano. Questa discrepanza, con una maggiore presenza di micro imprese esportatrici in Germania, sottolinea la maggiore capacità di tale paese nel conquistare i mercati esteri.

La differenza tra Italia e Germania è quindi più marcata nella percentuale di micro imprese esportatrici che nella loro quota di fatturato all'export, una volta entrate sui mercati esteri. L’ostacolo principale per le micro imprese italiane è fare il primo passo; una volta avviato questo percorso i risultati in termini di vendita sui mercati esteri risultano essere positivi tanto quanto quelli delle imprese più grandi.


[1] Con fase iniziale di ingresso intendiamo in questo caso non tanto l'export passivo o saltuari tentativi di vendere sui mercati esteri, ma un processo di investimento dell'impresa che si organizza per avere un presenza continuativa e attiva su uno o più mercati esteri.