Luci e ombre sul commercio estero USA

In ripresa i flussi di commercio USA in giugno-luglio rispetto al precedente bimestre. Significativo incremento dell'export verso la Cina

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L’aggiornamento della banca dati trimestrale sui flussi di commercio estero Usa permette un’analisi aggiornata della dinamica degli scambi internazionali statunitensi, alla luce della forte esposizione del Paese alla pandemia da Covid19.
Nel grafico che segue viene riportata la variazione dei valori di importazione ed esportazioni mensili sui corrispondenti periodo dello scorso anno. Risulta evidente come i flussi di commercio USA hanno segnalato le contrazioni più significative nel bimestre aprile-maggio. Sul lato delle importazioni, infatti, il mercato americano ha registrato una flessione dell’ordine del 22% su base tendenziale nel bimestre in analisi; decisamente più marcata è stata la contrazione tendenziale registrata dalle esportazioni, prossima al 32%. Nel corso del bimestre successivo, giugno-luglio, si è invece registrata una dinamica di leggero recupero, che sembrerebbe indicare una ripresa degli scambi commerciali americani a forma di “V”.

Fonte: Elaborazioni ExportPlanning


Il dato sulle esportazioni rimane tuttavia più negativo di quello sulle importazioni: nei mesi giugno-luglio infatti la flessione segnalata dai flussi in import è stata prossima al -12% su base tendenziale, a fronte di una contrazione dell’export dell’ordine del -20%. I flussi di esportazioni americani, infatti, sebbene registrino un recupero sulla quasi totalità dei mercati di esportazione, segnalano ancora marcate flessioni soprattutto per quei paesi dal maggior peso commerciale nel portafoglio mercati statunitensene.
Il grafico che segue posiziona i principali partner commerciali Usa sulla base del tasso di variazione tendenziale registrato nel bimestre aprile-maggio e quello dei mesi giugno-luglio; dove la dimensione di ciascuna ball è proporzionale al valore 2019 delle esportazioni.

Fonte: Elaborazioni ExportPlanning


Ad eccezione del Giappone, le esportazioni Usa segnalano una ripresa generalizzata verso i principali mercati di destinazione. Il recupero rispetto ai mesi di aprile-maggio risulta significativo verso alcuni partner europei, come Irlanda e Germania, e verso diversi mercati asiatici, come Taiwan e Malesia, che tuttavia ricoprono un ruolo assai marginale nel portafoglio mercati statunitense.
In leggera ripresa, ma con flessioni ancora a doppia cifra, i due principali partner commerciali americani, Canada e Messico, facente parti del nuovo accordo USMCA; a questi si aggiungono partner europei come Italia e Regno Unito.
Nella parte in basso a sinistra del grafico ritroviamo economie per le quali gli effetti della crisi pandemica risultano ancora fortemente repressivi per la ripartenza della domanda, è il caso dell’India e del Brasile, e di Spagna e Francia sul fronte europeo.

In netta controtendenza la performance Usa sul mercato cinese, che evidenzia un andamento positivo sia nel bimestre aprile-maggio che in quello giugno-luglio. Il risultato è da ricollegarsi in larga parte agli obblighi contrattuali siglati dal Paese del Dragone in sede di accordo commerciale Washington-Pechino, entrato in vigore lo scorso febbraio. Come evidenziato nell’articolo La fase uno dell’accordo Usa-Cina: l’approfondimento di ExportPlanning, una delle prescrizioni del patto prevede infatti un incremento nell’acquisto di beni e servizi statunitensi per un ammontare di $200 miliardi rispetto ai valori 2017, nell’orizzonte temporale 2020-21. La lista delle diverse categorie di prodotto è ampiamente disciplinata e riguarda, nello specifico, un aumento di $77.7 miliardi in due anni di prodotti del settore manifatturiero, $32 miliardi di prodotti agricoli, $52.4 miliardi di prodotti energetici e $37.9 miliardi di servizi.

Sebbene in questa prima parte dell’anno gli effetti della pandemia da Covid-19 hanno fortemente ritardato gli acquisti da parte della Cina, i dati di commercio sembrano evidenziare l'impegno da parte di Pechino nell'adempiere agli obblighi contrattuali siglati in sede di accordo commerciale, come ribadito nel corso degli incontri dei rispettivi rappresentati di commercio estero negli ultimi giorni di agosto (per un maggiore approfondimento si veda il link). Prendendo in analisi i dati sui flussi di scambio 2017 (anno base incluso nell'accordo) e gli ultimi dati disponibili, è infatti possibile segnalare alcuni comparti manifatturieri per i quali il Paese del Dragone ha aumentato in maniera significativa le proprio importazioni made in Usa (si veda il grafico riportato).

Principali incrementi esportazioni Usa verso la Cina
(variazione primi 7 mesi 2020 su primi 7 mesi 2017)

Fonte: Elaborazioni ExportPlanning


Gli incrementi più significativi si sono concentrati nel settore delle componenti per pc, in particolar modo processori, nel comparto agroalimentare delle carni e nei prodotti energetici. Complessivamente solo per i tre comparti appena citati, l’incremento è stato prossimo a 5.5 miliardi $ nei primi 7 mesi dell’anno (rispetto al corrispondete periodo 2017). A tale aumento si aggiunge poi l’incremento registrato per Farmaci e Attrezzature mediche (prossimo a 1 miliardo $), beni di necessità per fronteggiare l’epidemia, e quello evidenziato dalle altre tipologie di beni di investimento.

Sebbene il processo di rafforzamento della presenza americana sul mercato cinese sembra ancora lontano dal concretizzarsi, i dati di commercio mondiale evidenziano segnali rassicuranti. Al netto di alcune oscillazioni di breve periodo, infatti, il saldo della bilancia commerciale di beni Usa-Cina continua lungo il trend di riduzione inaugurato nella seconda parte del 2019. Trend che non può tuttavia dirsi ugualmente consolidato per il saldo commerciale Usa totale, come mostra la figura riportata.

Fonte: Elaborazioni ExportPlanning