La trasformazione della filiera agroalimentare russa

Sin dai primi anni del XXI secolo, in Russia è in atto un cambiamento di tendenza nel settore agroalimentare

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Da sempre la Russia e l’Ucraina sono considerate il vero e proprio granaio d’Europa. I due Paesi sono ricchi di territori coltivabili e di bestiame e insieme potrebbero soddisfare l’intero fabbisogno alimentare di tutto il Vecchio Continente. Tuttavia, la specializzazione russa interessava soprattutto le fasi a minor valore aggiunto, con una produzione basata in particolar modo sui prodotti grezzi, come il grano, in larga parte destinati all’esportazione.
A fronte di una produzione nazionale di prodotti alimentari confezionati non sufficiente a soddisfare la domanda interna, nel corso degli anni, il Paese è sempre stata dipendente dalle importazioni dall’estero del comparto. Basti pensare che, secondo alcuni analisti, a inizio secolo la Russia importava circa il 50% del cibo che finiva sulla tavola dei suoi cittadini.

A seguito dell’invasione della Crimea e delle sanzioni degli alleati, il governo russo ha tuttavia varato contro sanzioni che hanno provocato l’embargo di alcuni dei principali prodotti alimentari esportati dai paesi occidentali in Russia, in primis dall’Unione Europea, che deteneva circa il 50% delle importazioni russe totali del comparto. Tale fenomeno ha spinto ulteriormente la produzione agroalimentare russa, in un'ottica di potenziare l’indipendenza alimentare.

Fig. 1 – Esportazioni UE verso la Russia di alimentari confezionati e bevande

Fonte: Elaborazioni ExportPlanning.

Come mostrato nella Fig. 1, le importazioni russe di prodotti alimentari europei si è fortemente ridotta a partire dal 2014, inizialmente scendendo a 2.6 miliardi nel 2015, e poi assestandosi sui 3.5 miliardi negli ultimi anni.

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Il processo di consolidamento dell’industria agroalimentare nazionale era nell’agenda politica russa sin dalla salita al governo di Putin. Il governo sovietico ha infatti deciso di investire massivamente sull’industria agroalimentare locale, già a partire dal 2004, potenziando quella parte della filiera che riguarda la trasformazione della materia prima. Le politiche statali hanno infatti previsto un programma di stimolo agli investimenti e alla produzione. Negli ultimi anni, anche a conseguenza dell’embargo, il processo si è consolidato e la produzione si è ulteriormente intensificata portandosi oltre quota 7.5 miliardi di euro durante il 2021 (Fig. 2).

Fig. 2 - Produzione russa di alimentari confezionati e bevande

Fonte: Elaborazioni ExportPlanning.

L’obiettivo di consolidare e rafforzare l’industria agroalimentare locale ha reso la Russia uno dei principali mercati di destinazione al mondo per la meccanica strumentale della filiera agroalimentare. Analizzando, infatti, l’intera filiera, la Russia risulta essere il sesto mercato globale per importazioni di macchine agricole, e nella top 5 per l’import di macchine alimentari e per il confezionamento e l’imballaggio.

Fonte: ExportPlanning - Analisi Mercato - Analytics, Datamart Ulisse

Tuttavia, sin dal 2014, di pari passo alle sanzioni e all’embargo agroalimentare, si è assistito a una graduale modifica degli equilibri competitivi dei maggiori esportatori del comparto sul mercato russo.

Fig. 3 – Importazioni russe di macchine agricole, alimentari e per il packaging

Fonte: Elaborazioni ExportPlanning.

A fronte della forte penalizzazione subita da UE e USA, possiamo osservare come la Cina sia il partner commerciale che ha registrato la maggiore crescita, registrando nel 2021 un valore in export oltre tre volte maggiore a quello di dieci anni fa.

Conclusioni

La Russia, sin dall’entrata in scena di Putin, ha cercato di sostenere fortemente lo sviluppo di un industria agroalimentare nazionale. Dopo la crisi Ucraina del 2014 e grazie a politiche statali particolarmente favorevoli, negli ultimi anni essa ha investito enormemente nell’acquisto di macchine agricole, alimentari e per il packaging. In questo processo, la Cina è cresciuta molto in qualità di paese fornitore del Cremlino, a fronte di una penalizzazione dei partner europei e statunitensi. Tuttavia, pur avendo registrato un progressivo ridimensionamento nei rapporti commerciali a partire dal 2014, è importante sottolineare come l'obiettivo politico di perseguire un rafforzamento della propria indipendenza alimentare abbia sostenuto anche le esportazioni del Belpaese. I segmenti di macchine alimentari e per il confezionamento e l'imballaggio risultano infatti tra quelli più esposti agli effetti negativi di una chiusura del mercato russo, come documentato in Italia-Russia: i settori del made in Italy più esposti.