Potenzialità mercati e rischio di cambio

Le variazioni del cambio sono uno dei fattori che maggiormente influiscono sulla capacità di un paese di acquistare dall'estero.

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Le imprese italiane esportatrici sui mercati extra-Ue devono gestire, tra i tanti rischi, anche il rischio di cambio, ossia la possibilità che la valuta del paese verso cui si esporta modifichi in modo significativo il suo valore verso le altre valute. Questo rischio viene generalmente gestito principalmente in termini di esposizione transattiva, ossia valutando gli effetti che una variazione del cambio può produrre sulle transazioni note che prevedono il regolamento nella valuta estera presa in esame. Esistono molti modi per coprirsi da questo rischio, da quello di accettare solo pagamenti in euro, all'utilizzo di coperture tramite contratti future.

Il rischio di cambio comporta, tuttavia, anche una esposizione economica che riguarda l'impatto che una variazione del tasso di cambio può avere sui ricavi futuri dell'impresa esportatrice. Se infatti la valuta di un paese si deprezza, diminuisce il potere d'acquisto di beni esteri sia delle imprese che delle famiglie, spingendoli a ridurre i propri acquisti. Viceversa se la valuta si apprezza.
Variazioni del cambio tendono quindi a tradursi in significativi cambiamenti del rendimento di investimenti realizzati per penetrare un mercato estero. La scelta su quali mercati esteri orientare le proprie risorse di sviluppo non può quindi prescindere da una consapevole valutazione di quali possono essere le variazioni future del cambio.

Il caso di Russia, Brasile e Sud Africa

L'importanza delle variazioni del cambio sui risultati in termini di esportazione emerge chiaramente dall'analisi dei casi di Russia, Brasile e Sud Africa. Questi tre paesi, assieme a Cina e India, rappresentano l'area indicata come BRICS, considerata il principale motore della crescita mondiale nel primo decennio di questo secolo. Diversamente da Cina e India, i primi tre paesi si caratterizzano per un commercio estero e mercati finanziari governati prevalentemente dalla libera interazione tra domanda e offerta. Sono cioè paesi in cui le forze di mercato tendono a prevalere rispetto ad interventi di tipo dirigista e/o protezionista. Dopo essere stati nel corso del primo decennio di questo secolo fattori importanti di sostegno della crescita internazionale, dal 2011 Rssia, Brasile e Sud Africa hanno svolto un ruolo prevalentemente di freno al commercio mondiale, riducendo le potenzialità di crescita delle loro importazioni.

Nei grafici che seguono, sono riportate la dinamica del PIL a prezzi costanti e dell'inflazione nazionale. La somma di queste due componenti è un buon indicatore dell'evoluzione del potere d'acquisto di imprese e famiglie espressa in valuta nazionale. Nei grafici è riportata anche la dinamica del tasso di cambio della valuta del paese verso l'euro. Sommando questa voce alle due componenti precedenti si ottiene la variazione del PIL a prezzi correnti in euro, che consente una valutazione della dinamica del potere d'acquisto di imprese e famiglie verso i beni esportati dalle imprese UE. Per confronto è riportata anche la dinamica del totale delle importazioni espresse in euro.

Graf.: Dinamica della capacità di acquisti dall'estero

Mappa contettuale memoria di massa
Mappa contettuale memoria di massa
Mappa contettuale memoria di massa

Questi grafici consentono di valutare immediatamente come la dinamica delle importazioni in euro sia perfettamente allineata alla dinamica del potere d'acquisto in euro e come questo trovi nelle modificazioni del tasso di cambio la determinante di maggiore peso. Essi ci suggeriscono che Russia, Brasile e Sud Africa hanno mostrato prospettive deludenti per le esportazioni italiane negli ultimi 4-5 anni principalmente per il forte deprezzamento subito dalle loro valute.
In questo periodo la dinamica del PIL reale ha avuto un effetto sicuramente importante (ad esempio nel 2015 in Russia e nel biennio 2015-2016 in Brasile), ma gli effetti diretti sulla capacità di importare sono stati minori se comparati con quelli dovuti alle variazioni del cambio. I crolli elevati delle importazioni sono avvenuti tutti in concomitanza con forti deprezzamenti del cambio: 2014 e 2105 in Russia; 2015 e 2016 in Brasile; 2013, 2014 e 2016 in Sud Africa.
Anche l'analisi del 2017 evidenzia chiaramente questo aspetto. Gli attuali successi delle imprese italiane su questi mercati (nei primi 9 mesi del 2017 le esportazioni italiane, rispetto al corrispondente periodo 2016, sono aumentate del 22% verso la Russia, del 14% verso il Brasile e del 18% verso il Sud Africa) sono in larga parte dovuti all'apprezzamento che queste valute hanno registrato quest'anno nei confronti dell'euro.

Conclusioni

In fase di allocazione delle risorse per lo sviluppo delle vendite sui mercati esteri, questa analisi suggerisce una particolare attenzione alle possibili variazioni dei tassi di cambio. Le potenzialità di un mercato estero in termini di esportazioni italiane potrebbero risultare vanificate dal deprezzamento significativo della valuta del paese. Viceversa, paesi con potenzialità ritenute limitate potrebbero risultare maggiormente redditizi a fronte di un apprezzamento della loro valuta.
Naturalmente questa incertezza non grava sui mercati UE, rendendoli mercati privilegiati per quelle imprese che non vogliono assumersi nessun rischio di cambio.