Elezioni USA: la reazione dei mercati e l’impatto sul dollaro

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Questa settimana gli occhi della cronaca, così come quelli dei mercati finanziari, sono stati inevitabilmente puntati su un evento chiave: le elezioni presidenziali americane tenutesi lo scorso 3 novembre.
Al momento in cui si scrive, i risultati definitivi dello spoglio non sono ancora disponibili; il candidato democratico alla presidenza Joe Biden risulta in testa, con l’assegnazione di 264 dei 270 grandi elettori necessari per ottenere la maggioranza; il presidente uscente Donald Trump è invece fermo a quota 214. Se quindi ormai la vittoria sembra quasi in capo a Biden, l’eventuale passaggio di consegne non si preannuncia indolore: il presidente Trump ha già infatti apertamente criticato l’esito che si sta prefigurando per il voto e accusato i democratici di frode elettorale, aprendo quindi lo scenario di un’elezione contestata.

La risposta dei mercati: dollaro vs EM

La prospettiva di uno scontro sulla legittimità delle elezioni crea nel breve periodo uno scenario di incertezza a livello politico, incertezza che può traslare anche sul piano finanziario. Per il momento i mercati non sembrano incupiti da questa possibilità, puntando sullo scenario di una vittoria democratica con Congresso diviso (Senato a maggioranza repubblicana e Camera dei Rappresentanti a maggioranza democratica).
Il dollaro ha reagito alla tornata elettorale e alle prime indicazioni sui risultati con un indebolimento, a fronte di una ripresa dell’appetito per il rischio. Il cambio euro-dollaro è passato da quota 1.17 il 3 novembre a 1.19 nella giornata odierna, come si può notare dal grafico di seguito.

tasso di cambio dollaro vs euro

Di contro, le valute dei paesi emergenti (EM) hanno mostrato un trend al rialzo: tra le valute EM fluttuanti, dal 3 novembre ad oggi hanno guadagnato quasi 3 punti percentuali verso il dollaro il peso colombiano e il fiorino ungherese; apprezzamento superiore al 2% per il real brasiliano, la corona ceca e lo zloty polacco. Rafforzamento prossimo ai 2 punti percentuali per rublo russo, rand sudafricano e peso messicano.
Ovviamente la Cina ha guardato da vicino questa elezione, per l’impatto in termini di rapporti commerciali e possibile allentamento delle tensioni tra Washington e Pechino con una presidenza democratica. In un trend di rafforzamento in atto ormai dall’inizio dell’estate, negli ultimi giorni lo yuan ha accelerato il suo affondo rispetto al biglietto verde, guadagnando più dell’1% rispetto al dollaro dal 3 novembre ad oggi.

tasso di cambio yuan vs dollaro

Biglietto verde: prospettive di medio periodo

Guardando avanti, a fronte dell’esito elettorale ormai considerato più probabile e descritto in precedenza, le previsioni degli osservatori sono quelle di un dollaro che rimarrà tendenzialmente debole, a fronte di:

  • una progressiva normalizzazione sul fronte economico, con l’uscita dall’emergenza pandemica;
  • una riduzione del rischio geopolitico derivante da una presidenza Biden, che potrebbe ridurre la domanda di dollari come valuta rifugio;
  • prospettive di politica monetaria che rimangono molto accomodanti, come confermato dalla Federal Reserve anche nell’ultimo incontro di politica monetaria del 4-5 novembre;
  • rendimenti dei titoli di stato USA che rimangono sostanzialmente inferiori rispetto all’epoca pre-Covid.

Come in ogni previsione, il condizionale è però d’obbligo, tanto più in uno scenario marcato da profonda incertezza come quello attuale. Le voci degli analisti non sono infatti unanimemente concordi nell’escludere una nuova ripresa del biglietto verde, a fronte di una pandemia non ancora sconfitta che continua a costituire il principale fattore di rischio sulla scena.