Qualità delle istituzioni e sviluppo economico
Investimenti esteri e qualità delle risorse umane sono i canali che legano le istituzioni allo sviluppo economico.
Pubblicato da Matteo Roscio. .
Analisi Macro Politica economica Congiuntura Internazionale
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La qualità istituzionale è un tema che recentemente ha guadagnato molto spazio all’interno del dibattito economico ed è ormai universalmente riconosciuto che la presenza di strutture istituzionali efficienti sia un elemento imprescindibile ai fini dello sviluppo economico. Molte organizzazioni internazionali hanno avviato progetti per misurare la qualità istituzionale dei vari paesi del mondo. Tra questi i più importanti sono:
- l’Indice di libertà economica (Index of Economic Freedom) della Heritage Fondation (la banca dati è disponibile a questo link);
- l’Indice di Onestà amministrativa (Corruption Perceptions Index) della Transparency International (la banca dati è disponibile a questo link);
- il Doing Business della Banca mondiale (la banca dati è disponibile a questo link);
- gli indicatori di governabilità (Worldwide Governance Indicators) del Natural Resource Governance Institute (NRGI) e Brookings Institution (la banca dati è disponibile a questo link).
La pluralità di fonti tra loro indipendenti e la significativa concordanza dei segnali che emergono dalle varie misure consente di avere una buona valutazione della qualità delle istituzioni dei diversi paesi del mondo e della loro evoluzione nel tempo. La qualità delle istituzioni italiane, ad esempio, si colloca tra la quantesima e l’ottantesima posizione secondo tutti i principali indicatori, fornendo un' indicazione chiara della probabile causa dello sviluppo contenuto che caratterizza la nostra economia ormai da diversi anni.
In questo articolo non mi soffermerò sul caso Italia,
ma sui fatti che la letteratura economica indica come canali di trasmissione tra la qualità delle
istituzioni di un paese e il suo sviluppo economico.
La qualità delle istituzioni sostiene lo sviluppo economico perché attrae capitali
Sebbene sia innegabile che un assetto istituzionale qualitativo sia necessario allo sviluppo,
la letteratura economica riguardo al come tale meccanismo ha luogo è piuttosto limitata.
Un contributo in questo senso è stato fornito dai tre economisti:
Laura Alfaro, Sebnem Kalemli-Ozcan e Vadym Volosovych che nel 2005 hanno pubblicato uno studio empirico
(Why Doesn't Capital Flow from Rich to Poor Countries? An Empirical Investigation)
il cui scopo era quello di indagare
le ragioni per cui i capitali non fluiscono dai paesi più sviluppati a quelli in via di sviluppo, in apparente contrasto
con la teoria economica della produttività marginale decrescente del capitale. Tale contributo ha evidenziato come un fattore determinante
nel direzionare gli investimenti internazionali sia rappresentato dalla qualità istituzionale, mentre altri fattori quali informazione asimmetrica,
distanza geografica e livello di tassazione non incidono in maniera statisticamente significativa.
La capacità di attrarre capitale è dunque uno dei canali attraverso il quale la qualità istituzionale alimenta la crescita economica.
Un contesto in cui vengono garantiti i diritti di proprietà, la burocrazia è snella, la giustizia è veloce,
e in cui un apparato centrale è in grado di far rispettare l’attuazione dei contratti,
il rispetto delle norme e la libera concorrenza risulta estremamente attrattivo e offre garanzie di sicurezza per gli investitori internazionali,
sia per quanto riguarda i finanziamenti sia per gli investimenti diretti.
Al contrario in un paese in cui l’autorità statale è debole o caratterizzata da istituzioni di tipo estrattivo,
ovvero inclini all’espropriazione e al non rispetto dei diritti di proprietà, difficilmente si attrarranno capitali.
La capacità di formare capitale umano qualificato è il secondo canale che lega la qualità delle istituzioni allo sviluppo economico
Con il termine capitale umano si intende generalmente l’insieme di capacità, conoscenze e competenze possedute da un individuo,
le quali vengono sia sviluppate durante il periodo di formazione, sia maturate dalle esperienze lavorative e di ricerca.
Una nazione può vantare alti livelli di capitale umano se le sue aziende e i suoi poli di ricerca e di formazione impiegano personale altamente qualificato.
Il concetto di capitale umano è intrinsecamente legato a quello di crescita economica. Insieme all’innovazione tecnologica,
che in parte dipende dal livello di capitale umano stesso, esso è il fattore principale nel determinare la produttività,
ovvero la capacità di creare valore aggiunto, dati i fattori di produzione.
Risulta dunque logico che i paesi in grado di formare e o di attirare personale qualificato abbiano livelli
di produttività maggiore che garantiscono crescita e innovazione, al contrario i paesi che soffrono di
fuga di cervelli o che non sono in grado di assicurare un’istruzione adeguata ai propri futuri lavoratori
rischiano di avere un’economia stagnante dovuta ad una produttività depressa.
A livello teorico sussistono una serie di ragioni per ipotizzare che la qualità istituzionale possa rivestire un ruolo determinante nella formazione del capitale umano; innanzitutto la mancanza di diffusione di pratiche corruttive promuove una struttura sociale basata sulla meritocrazia, in questo contesto vi sono incentivi a intraprendere percorsi di studio che risultano veri e propri investimenti in capitale umano. Viceversa nei paesi in cui la corruzione è endemica e i meccanismi di mobilità sociale sono bloccati, tale investimento non si traduce in un ritorno sufficiente. La stabilità del paese e la capacità di un governo centrale di esercitare potere effettivo in maniera democratica è un altro requisito indispensabile per la formazione di capitale umano specializzato: laddove il potere politico assicura protezione da tensioni e conflitti, si pongono le basi per lo sviluppo personale dei cittadini e dei rispettivi percorsi di formazione, al contrario la presenza di guerre o situazioni di instabilità non consente di dedicarsi ad attività di educazione e specializzazione. Infine i governi democratici non devono mantenere quell’apparato militare e clientelare su cui si ergono i regimi dittatoriali, pertanto possono indirizzare più risorse nel campo della ricerca e dell’educazione.