Effetto AUKUS: nuove rotte per il commercio internazionale?

La firma dell’AUKUS e la richiesta della Cina di entrare nel CPTPP pongono le basi di uno spostamento del commercio internazionale verso l’area dell’Indo-Pacifico

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Sul fronte geo-economico, una delle notizie più rilevanti degli ultime settimane è stata l’intesa trilaterale siglata da Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia (AUKUS) al fine di aiutare l'Australia a sviluppare e dispiegare sottomarini a propulsione nucleare. La sottoscrizione dell’accordo ha suscitato un certo dissenso da parte dei governi di diversi Paesi, in primis di Cina e Francia, con quest’ultima che ha definto l ‘AUKUS “una pugnalata alle spalle”. Da una parte, la Francia si è vista cancellare un contratto da più 36 miliardi di euro per l’acquisto di sommergibili francesi da parte dell’Australia; dall’altra, l’alleanza di Londra e Washington per armare Canberra ha raggelato la Cina, peoccupata dalla prospettiva che i rapporti di forza nell’area possano mutare in favore del blocco dell’Indo-Pacifico legato agli Stati Uniti.

In questo contesto, la risposta del governo cinese è stata celere, con il ministero del Commercio che ha dichiarato ufficialmente che Pechino sta considerando di entrare nel Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership(CPTPP).
Nato dalle ceneri del precedente Trans-Pacific Partnership (TPP1), il CPTPP è entrato in vigore nel febbraio del 2018 e attualmente ha in attivo 11 membri tra cui Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore e Vietnam, mentre a fine mese il gruppo aprirà i negoziati per l’adesione della Gran Bretagna.

La disponibilità dei dati ExportPlanning permette di analizzare e confrontare la dinamica dell’interscambio tra i paesi aderenti al CPTPP con altre area di Free Trade, come RCEP2, Unione Europea e USMCA, mettendo come anno base il primo trimestre 2018, ovvero il trimestre precedente alla sigla dell’accordo.
Sebbene il valore degli scambi all’interno dell’area del CPTPP sia ancora limitato (poco più di 4.2 trillioni di dollari nel 2019, mentre RCEP e Unione Europea hanno rispettivamente superato i 9 e gli 11 trilioni di dollari), l’entrata della Gran Bretagna e, in un secondo momento, della Cina nell’intesa commerciale potrebbe contribuire a potenziare il grado di integrazione esistente tra diversi paesi del quadrante del Pacifico, incrementando la sua rilevanza sul commercio internazionale.

Dinamica dell’interscambio: Confronto tra le principali Free Trade Area
(Dal 2018-Q1 al 2021-Q2)

Fonte: Elaborazioni ExportPlanning.

Come si osserva dal grafico, la performance degli scambi tra i membri del CPTPP risulta maggiormente allineate alle aree di libero scambio del fronte occidentale piuttosto che all’RCEP; mostrando, dopo la caduta conseguita durante il secondo trimestre dell’annus horribilis della pandemia, un profilo di miglioramento nel corso dell’anno. Inoltre, sebbene il livello del commercio pre-pandemico sia ormai stato superato, nel secondo trimestre del 2021 si evidenzia una performance più debole dell’area del CPTPP rispetto alle altre, dovuto alla recrudescenza del virus e alle molteplici chiusure che hanno rallentato la supply chain.

I Rapporti con il Dragone Cinese

Osservando i dati relativi agli scambi tra Cina e paesi membri del CPTPP si possono fare ulteriori considerazioni. Nell'ultimo quinquennio il trend di crescita delle importazioni Cinese ha riguardato sia le commodity (comprando soprattutto dall'Australia) che i prodotti intermedi, segnalando una sempre crescente integrazione delle catene del valore delle due aree produttive.

Area commerciale CPTPP: rapporti commerciali con la Cina per settori
(Y2011Q1-Y2021Q2)

Fonte: elaborazioni ExportPlanning.

Al contrario, dal lato delle esportazioni risulta particolarmente accelerata la dinamica dei beni d’investimento e di consumo.
Nonostante i rapporti economici tra la Cina e diversi membri della partnership siano già parzialmente consolidati, l’entrata del Paese Dragone nell’accordo gli permetterebbe di allargare la propria area d’influenza commerciale verso quei territori, come Perù, Cile, Messico e Canada che sono localizzati sul versante opposto dell'Oceano Pacifico, e che storicamente sono legati alla politica statunitense.

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La sfida competitiva per l’Unione Europea

Dal punto di vista degli equilibri geopolitici l’annuncio dell’AUKUS ha messo in luce forte interesse strategico di Washington verso il quadrante del Pacifico e il conseguente disinteresse nei confronti degli Stati europei. Al contempo, l’interesse di Cina e Gran Bretagna per il CPTPP pone un’ulteriore sfida a l’ Unione Europea, per la quale potrebbe prospettarsi una riduzione della propria influenza in un'area di forte vocazione alla crescita come quella dell’Indo-Pacifico mettendo in evidenza il suo significativo ritardo rispetto ad altri player internazionali sulla scacchiera geopolitica. Nel frattempo, tra i membri del Trans-Pacific Partnership emergono già i primi screzi dato che la scorsa settimana anche Taiwan ha inoltrato la domanda di adesione all’accordo, provocando l’ira dell’avversario cinese.


1.Il Trans-Pacific Partnership è un trattato di libero scambio fra le 11 nazioni del CPTPP e Stati Uniti. Firmato durante l’amministrazione Obama, l’obiettivo dell’accordo era quello di rafforzare i legami economici nell'area del Pacifico come contrappeso all'ascesa della Cina. Nel 2017, l’amministrazione Trump abbandonò la Trans-Pacific Partnership (TPP), e il trattato commerciale tra i restanti membri venne ribattezzato CTPP.
2.Per un focus sul Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP) si rimanda all’articolo Un accordo storico: la firma del Regional Comprehensive Economic Partnership.