Food&Beverage 2024: le geografie più promettenti
Pubblicato da Gloria Girardi. .
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Nel corso dell’ultimo trentennio la domanda mondiale di Food&Beverage ha intrapreso un sentiero di rapida espansione, sostenuto dal progressivo aumento demografico e reddituale sulla scena internazionale. Particolarmente significativa appare l’intonazione della crescita inaugurata nel post-pandemia, la quale, complice anche la dinamica inflattiva, ha portato il valore degli scambi internazionali del segmento ad avvicinarsi alla soglia dei 700 miliardi di euro nel 2023 (si veda Fig.1).
Fig.1: Domanda mondiale di Alimentare confezionato e Bevande
(1995-2023, miliardi di euro)
Fonte: elaborazioni ExportPlanning
Sin dall’annus horribilis il segmento Alimentare confezionato e Bevande ha infatti dato prova di resilienza, contenendo le perdite in una flessione in euro limitata al -0.5%, e confermando il suo carattere aciclico. I dati più recenti, relativi al 2023, documentano inoltre una relativa tenuta del settore in un contesto di rallentamento del commercio mondiale.
La domanda di Food&Beverage ha chiuso lo scorso anno con un aumento del 3% in euro e una flessione “contenuta” ai 2.5 punti percentuali in termini reali (a prezzi costanti), al netto cioè degli effetti inflattivi (Fig.2). Il risultato appare particolarmente significativo, non solo perché si colloca in una dinamica di lungo periodo di crescita spiccata, ma anche perché segue a un biennio di aumenti reali sostenuti.
Fig.2: Tassi di crescita domanda mondiale di Alimentare confezionato e Bevande
(variazione annua in euro e in quantità)
Fonte: elaborazioni ExportPlanning
A fronte del quadro appena descritto, anche le previsioni ExportPlanning relative all’anno in corso appaiono positive. Grazie al progressivo ritorno alla crescita e alla mitigazione degli effetti inflattivi, nel 2024 la domanda mondiale di Food&Beverage è attesa raggiungere i 734 miliardi euro, per un aumento del 6% rispetto al 2023.
Tuttavia, la geografia della crescita apparirà differenziata in termini di prodotti e mercati di destinazione. Sarà questo un fattore da tenere in opportuna considerazione, anche in virtù dell’importanza che il settore ricopre nell’essere rappresentativo del made in Italy nel mondo.
Quali sono quindi i mercati attesi più in aumento nel 2024?
Food & Beverage 2024: i mercati più interessanti
Il grafico che segue riporta le maggiori geografie mondiali, ordinate per incremento atteso delle importazioni di Alimentare confezionato e Bevande nel 2024 rispetto al 2023.
Fig.3: Incrementi attesi nel 2024: variazione assoluta sul 2023 per i maggiori mercati
(milioni di euro)
Fonte: elaborazioni ExportPlanning
A fronte della loro rilevanza sono tre i mercati che dominano la classifica: Stati Uniti, con un incremento atteso di circa 5 miliardi di euro, Regno Unito, per una variazione attesa di 2.8 miliardi di euro, e, quasi a pari merito, la Germania.
In termini di dinamica, saranno tuttavia le geografie emergenti a caratterizzarsi per i migliori tassi di crescita. Tra questi spiccano i casi di Vietnam e Messico, per i quali ci si attende un aumento superiore al 9%, diverse economie ASEAN - come Malesia, Filippine e Thailandia - con variazioni che si attestano sul 7%, e infine Polonia e Hong Kong, con variazioni superiori alla media complessiva di riferimento.
Asia: un ruolo sempre più significativo
Le stime di crescita confermano quindi la crescente centralità delle economie asiatiche nella domanda mondiale del segmento, con spazi di aumento significativi per il prossimo futuro, soprattutto in chiave di dinamicità.
Dal 1995 ad oggi, le importazioni dell’area asiatica hanno infatti registrato una significativa espansione, con un’accelerazione all’alba della Grande Recessione. L’aspetto più rilevante è che si è assistito a un progressivo e solido aumento delle fasce di prezzo più elevate.
Fonte: elaborazioni ExportPlanning
Cina, Giappone, Corea del Sud, Hong Kong e Vietnam sono i più grandi importatori di Food & Beverage dell’area, con un ruolo tuttavia sempre crescente ritagliatosi dalle economie ASEAN.
Se infatti i trimestri più recenti hanno visto un relativo arretramento delle importazioni cinesi, maggiore resilienza ha caratterizzato la performance di Malesia, Filippine, Thailandia e Taiwan.
Asean Insight e una proposta di approccio strategico ai mercati dell’area
Thailandia, Filippine, Malesia, Indonesia, Singapore, Vietnam, Brunei, Laos, Myanmar, Cambogia sono attualmente i 10 Paesi che aderiscono all’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico: vista la minima crescita dell’economia europea/italiana e la contrazione dei consumi interni, l’ASEAN sta catturando sempre di più l’attenzione degli esportatori italiani ed europei.
Lato Italia/Europa: governi e aziende lavorano per sondare mercati, sviluppare nuove partnership commerciali potenzialmente in grado di far fronte all’instabilità economica del momento. Per questo l’attenzione verso l’ASEAN è notevolmente aumentata negli ultimi anni poiché è un’area in continua crescita: oltre 600 milioni di consumatori, con un età media intorno ai 30 anni e un PIL in piena salute anche nel 2023 (Filippine, +5,6%, Vietnam e Indonesia, +5% Malesia, Thailandia e Singapore rispettivamente 3,8%, 2,5%, 1,2%). Il dialogo politico tra i vari Governi, è scaturito nella formalizzazione dell’accettazione della candidatura italiana (2020) a Partner di Sviluppo dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico una posizione che si colloca all’interno di un più ampio scenario europeo grazie agli accordi di libero scambio siglati dall’Unione Europea con Singapore e Vietnam.
Lato ASEAN: il mondo asiatico è caratterizzato da un continuo mutamento, complici i fattori socio-politici che incidono sui consumi interni e sulle esportazioni in primis. Di fronte alle frequenti tensioni sino-americane, numerosi Paesi dell’ASEAN cercano di intrattenere rapporti economici con la Cina mantenendo rapporti politici con gli americani, garantendosi libertà d’azione nei maggiori mercati mondiali.
In questo scenario, serve essere rapidi nei processi di adattamento altrimenti si rischia di essere sfasati rispetto alle criticità e, parimenti, alle opportunità che si generano. A noi piace parlare delle seconde anche perché è evidente che il framework appare positivo e all’insegna della cooperazione. Quest’ultima deve essere analizzata, in particolare, Paese per Paese in funzione dell’ampia e variegata geografia socio-cultural-economica a cui afferiscono fattori fondamentali quali:
- produzioni locali ed eventuali protezioni;
- composizione della popolazione (età, reddito, scolarizzazione ecc.), mindset (vissuto, palato, espressioni culturali, propensione al confronto), necessità della popolazione alla luce dei piani governativi di lungo periodo che, per esempio, hanno come priorità la salute e il benessere dei propri cittadini;
- attitudine verso l’Italia e la percezione del prodotto italiano;
- potenziali Ambassador locali (Chef e/o altri) ed eventuale presenza/numerosità della comunità italiana in loco;
- altri fattori eventuali.
In sintesi, dovremmo superare la visione del Paese verso cui vorremmo esportare come di un enorme scaffale di un supermercato, oppure come di una interminabile tavola imbandita con tutte le prelibatezze DOP, IGP, DOCG.
Va fatto un lavoro più analitico che prevede, a monte, la raccolta e l’analisi di più informazioni possibili partendo dagli aspetti caratterizzanti il proprio prodotto (selling points) e dal suo naturale posizionamento di prezzo; a seguire, la verifica delle opportunità locali che prevedono non solo la ricerca forsennata dell’importatore da parte italiana, come regolarmente succede, bensì la costruzione delle motivazioni secondo le quali l’importatore dovrebbe aver urgenza di lavorare con noi.
La differenza è sottile ma sostanziale perché ribalta le logiche commerciali e i suoi fatturati, nonché le strategie di approccio ai “compratori” del Paese target.
Un esempio concreto per un produttore italiano di F&B sano
Se un Paese indica, tra le sue Linee Guida, l’opportunità di privilegiare il commercio di prodotti alimentari sani per prevenire l’insorgenza di diabete e/o malattie cardiovascolari, la strategia potrebbe essere quella di incontrare i nutrizionisti/dietisti locali, articolare argomentazioni tagliate sulle necessità della popolazione, sviluppare bundle ad hoc, presentarli ai retailer e/o gli Chef (scelti per posizionamento) e, infine, incontrare gli importatori con un buon numero di potenziali manifestazioni di interesse.
In questo modo si “offre” al “miglior importatore”, futuro partner, una interessante opportunità di incrementare il suo fatturato e, finalmente, si può dare corpo all’espressione WIN-WIN.
I tempi e il budget sono ovviamente da prevedere (ma lo sarebbero anche nella modalità tradizionale), e poiché potrebbero essere significativi sarebbe opportuno, per i nostri produttori, lavorare in rete anche al fine di diventare ancora più rilevanti per ampiezza e profondità dell’assortimento, strutturato in una griglia di opportunità di accesso al mercato: dall’entry price al premium price.
Fonte: CPS/Centro Luigi Bobbio Università di Torino
Gloria Girardi ha conseguito la laurea in Pubbliche Relazioni allo IULM di Milano e si è successivamente specializzata in Marketing e Advertising (Berkeley University – San Francisco/US), Web Marketing (SDA Bocconi), Digital Export (NIBI) e Management di Rete d’Imprese (Scuola di Alta Formazione Marco Biagi).
Residente a Milano, ha un'esperienza di 30 anni nella comunicazione e nella creazione di progettualità cross marketing con Aziende e Enti Pubblici; da circa 10 anni si occupa di "Business Development" internazionale.
Ha esperienza di consulenza e servizi alle aziende per quanto concerne beni e servizi di largo consumo, in particolare prodotti dei segmenti Food&Beverage e Salute&Benessere di persone e animali (focus integratori). La sua competenza principale è l’apertura di nuovi mercati avvalendosi di una rete di collaboratori e partner che vivono e operano nei mercati asiatici, in particolare: Hong Kong, Cina, Taiwan, Filippine (Hub Asean). In Europa, opera in Polonia. Parla e scrive correntemente in inglese.
È socia IMIT, socia della Camera d’Affari in Polonia e, dal 2022, è coordinatrice del Tavolo Agrifood di Sviluppo Cina onlus. Contatti
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