I dazi di Trump su acciaio e alluminio: un quadro aggiornato

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Stati Uniti Guerra commerciale Incertezza Accessibilità mercato

Con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca nel gennaio 2025, la politica commerciale degli Stati Uniti ha subito una decisa accelerazione protezionistica. Già durante il suo primo mandato (2017–2021), Trump aveva inaugurato una politica economica ispirata al principio di "America First", introducendo dazi su una vasta gamma di prodotti e rinegoziando numerosi accordi commerciali multilaterali e bilaterali.

Nel suo secondo mandato, queste politiche non solo sono state riprese, ma ulteriormente rafforzate. Tra le primissime misure adottate spiccano quelle che hanno colpito acciaio, alluminio e loro derivati, con l’obiettivo dichiarato di rilanciare l’industria nazionale, ridurre la dipendenza dalle importazioni e riportare in patria segmenti chiave delle relative filiere.
L’azione tariffaria verso acciaio, alluminio e derivati si inserisce in una strategia più ampia di autonomia industriale e forza negoziale, dove lo strumento tariffario viene usato non solo per proteggere l’economia interna, ma anche per esercitare pressione politica ed economica sui partner commerciali. Tuttavia, la sovrapposizione di diversi ordini esecutivi e le modifiche frequenti in merito all’aliquota e l’ampiezza dei prodotti coinvolti rendono particolarmente complesso l’interpretazione del quadro normativo di riferimento.
In questo articolo proveremo quindi a fare il punto sulle principali proclamation - introdotte o aggiornate nel corso degli ultimi mesi - che hanno interessato questi prodotti.

Le misure protezionistiche USA su acciaio, alluminio e prodotti derivati

In primo luogo, quando parliamo delle misure tariffarie su acciaio, alluminio e prodotti derivati la disciplina di riferimento è da ricondursi a due importanti provvedimenti firmati nel 2018 dalla prima amministrazione Trump, appellandosi alla sezione 232 del Trade Expansion Act 1962 relativa alla Sicurezza Nazionale:

  • la Proclamation 9704, che introduceva un dazio aggiuntivo del 10% ad valorem su numerosi prodotti in alluminio;
  • la Proclamation 9705, che imponeva invece un dazio del 25% su una vasta gamma di prodotti in acciaio.

Successivamente, nel gennaio 2020, con la Proclamation 9980, queste tariffe vennero estese anche ai prodotti derivati di alluminio e acciaio, mantenendo le stesse aliquote: 10% per i derivati dell’alluminio e 25% per quelli dell’acciaio.
Durante la presidenza Biden queste tariffe sono rimaste in vigore, ma sono state in larga parte rinegoziate nei confronti di partner strategici, tra cui Canada, Messico e la stessa Unione Europea.
Con il ritorno di Trump alla Casa Bianca nel 2025, la nuova amministrazione ha subito rilanciato una linea più dura. Il 10 febbraio 2025 vengono infatti annunciate due nuove proclamation in vigore dal 12 marzo, che invalidano gli accordi bilaterali raggiunti con altri partner commerciali:

  • la Proclamation 10896, che aggiorna le misure sull’acciaio e applica una tariffa aggiuntiva del 25% per i prodotti in acciaio elencati;
  • la Proclamation 10895, analoga ma relativa all’alluminio, che aumenta la tariffa al 25% sul contenuto di alluminio (anziché il 10% originario).

Secondo quanto dichiarato dalla Casa Bianca, queste misure si sono rese necessarie poiché le tariffe precedenti erano ritenute troppo basse e facilmente aggirabili attraverso triangolazioni, in particolare con merci cinesi che entravano negli Stati Uniti passando per Paesi terzi come il Messico.
Le nuove proclamation hanno inoltre normato la lista di prodotti in acciaio e alluminio per i quali la tariffa era intendersi sul prezzo FOB (con un contenuto al 100% di acciaio e alluminio) e quelli per i quali la tariffa era invece da intendersi per il relativo contenuto di acciaio e alluminio. In questo secondo caso, infatti, se il prodotto non è composto al 100% da acciaio o alluminio, all'importatore viene richiesto di dichiarare il valore del loro relativo “contenuto” sul quale si applicherà il dazio.

Pochi mesi dopo, il 3 giugno, il Presidente Trump annuncia il raddoppio dei dazi su acciaio e alluminio, che dal 25% salgono al 50%, in vigore dal 4 giugno 2025. L’azione interessa tutti i Paesi ad eccezione del Regno Unito, per il quale l’aliquota è rimasta al 25% in virtù dei negoziati in corso per un accordo bilaterale. Sempre a partire dal 4 giugno, sulla parte rimanente del contenuto non soggetto alle tariffe specifiche su acciaio e alluminio continua ad applicarsi il cosiddetto “dazio generale”, introdotto in seguito al Liberation Day del 2 aprile, che per l’Unione Europea — almeno fino al 9 luglio — resta fissato al 10%.
L’azione più recente, in vigore dal 23 giugno, ha interessato inoltre l’allargamento della lista di prodotti derivati di acciaio-alluminio oggetto delle tariffe aggiuntive del 50%, includendo i principali elettrodomestici, salvaguardando il principio di applicazione del dazio per il loro relativo “contenuto” di acciaio e alluminio.
Va precisato che l’unica eccezione alle norme appena elencate riguarda gli articoli derivati di alluminio e/o acciaio: il dazio, infatti, non si applica a quelli lavorati in un Paese terzo, a condizione che siano ottenuti da materiali fusi e colati originariamente negli Stati Uniti.

Come anticipato, l’elevato numero di ordini esecutivi che hanno modificato più volta la stessa disciplina genera una notevole incertezza tra gli operatori economici, oltre a complicare le operazioni doganali. Per facilitare l’orientamento, la tabella seguente riassume le principali famiglie merceologiche relative ad acciaio, alluminio e loro derivati indicando, per ciascuna, il valore delle importazioni statunitensi nel 2024 e l’aliquota media applicata a seguito delle nuove misure tariffarie (da intendersi comprensiva della Most Favoured Nation — MFN — applicata dagli Stati Uniti agli altri membri del WTO).

Tab.1 – Acciaio, alluminio e prodotti derivati
(aggiornato al 30 giugno 2025)

Categorie di prodotti Import USA nel 2024 (miliardi di $) Aliquota media (comprensiva di tariffa MFN)
Acciaio con aliquota ad valorem 25 50%
Prodotti di alluminio e derivati di acciaio e alluminio con aliquota per il contenuto(*) 316 48%
       - Di cui elettrodomestici 19 30%

(*) L’aliquota ponderata è stata calcolata da ExportPlanning sulla base del contenuto medio di acciaio e alluminio presente nei prodotti derivati oggetto dei provvedimenti.

Come evidenziato dalla tabella, solo una parte limitata dei prodotti in acciaio è rimasta soggetta alla tariffa del 50% ad valorem, mentre la stragrande maggioranza dei beni interessati dagli ultimi provvedimenti dell’amministrazione Trump ricade nella categoria soggetta al dazio calcolato sul contenuto di acciaio e alluminio. Questi ultimi costituiscono una componente significativa dell’import statunitense: nel 2024 il loro valore ha superato i 300 miliardi di dollari.

Quando si parla dei provvedimenti relativi all’acciaio, alluminio e derivati, non possono non essere citate, inoltre, le tariffe del 25% ad valorem sulle automobili e – soprattutto – sulla componentistica auto introdotte rispettivamente nei mesi di aprile e maggio. Attualmente, queste misure prevedono una disciplina specifica, riassunte nella tabella che segue.

Tab.2 – Automotive e relativi componenti
(aggiornato al 30 giugno 2025)

Categorie di prodotti Import USA nel 2024 (miliardi di $) Aliquota media (comprensiva di tariffa MFN)
Automotive con aliquota ad valorem 252 34%
Componentistica auto con aliquota ad valorem 654 30%

Anche il settore automotive e la relativa componentistica sono stati particolarmente colpiti, soprattutto considerando l’importanza di quest’ultima, che nel 2024 ha registrato un valore di importazioni superiore ai 650 miliardi di dollari. Per entrambe le categorie, l’aliquota media si è attestata intorno alla soglia del 30%. Si precisa tuttavia che restano esenti da tali aliquote i prodotti originari dei Paesi firmatari dell’accordo USMCA.

Conclusioni

Le recenti misure tariffarie varate dall’amministrazione Trump segnano un deciso rafforzamento della strategia protezionistica americana, con effetti rilevanti su settori ad alto valore di importazione come acciaio, alluminio e automotive. L’innalzamento delle aliquote e l’estensione ai prodotti derivati comportano un aggravio dei costi, ma soprattutto aumentano la complessità normativa, generando incertezza tra gli operatori.
Sarà cruciale monitorare nelle prossime settimane l’evoluzione del dialogo commerciale USA-UE, soprattutto alla luce della scadenza del 9 luglio. Dal canto suo, l’Europa — dopo il rifiuto della proposta di azzeramento dei dazi sui prodotti industriali — continua a spingere per un accordo più favorevole, anche se l’ipotesi più realistica, al momento, sembra essere il mantenimento dell’attuale aliquota del 10%, introdotta lo scorso aprile.