Dazi e commercio estero USA: un’analisi della dinamica dei prezzi all’import

La dinamica dei prezzi medi all’importazione per partner commerciale offre indicazioni sull’efficacia della politica tariffaria

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Mentre negli Stati Uniti è in corso un ampio dibattito circa la legittimità costituzionale dei provvedimenti del Presidente Trump che hanno introdotte ampie misure tariffarie, nel nostro precedente articolo Trump 2.0: quale efficacia per la politica tariffaria americana? abbiamo provato ad inquadrare le prime risultanze analitiche sull'efficacia dei dazi in merito agli obiettivi economici dichiarati dall’amministrazione americana.
Un aspetto che merita un approfondimento specifico riguarda l’evoluzione recente delle importazioni di beni negli Stati Uniti e la dinamica dei prezzi medi delle merci provenienti dall’estero.

L’importanza di indagare la dinamica dei prezzi all’import USA

L’analisi dei dati più recenti mostra come, complessivamente, negli ultimi mesi non si sia registrata una contrazione significativa dei volumi di beni importati dagli Stati Uniti. Inoltre, sul versante dei prezzi alle importazioni, le rilevazioni relative a due trimestri consecutivi indicano un incremento dei valori medi unitari, segnale che suggerisce un’efficacia piuttosto limitata delle azioni tariffarie nel perseguire l’obiettivo economico di favorire un rafforzamento della capacità manifatturiera del Paese.
In effetti, se una contrazione dei volumi importati accompagnata da una riduzione dei prezzi medi unitari avrebbe potuto essere interpretata come un indicatore delle difficoltà incontrate dai produttori esteri nel mantenere le proprie quote di mercato a fronte dell’inasprimento tariffario, le evidenze più recenti indicano che gli esportatori stranieri non hanno eroso i propri margini per contenere l’aumento dei prezzi finali e preservare la competitività sul mercato statunitense. Al fine di comprendere più a fondo questo fenomeno, risulta utile procedere a una segmentazione della dinamica dei prezzi all’importazione per principali partner commerciali degli Stati Uniti.

Aspetti metodologici

Prima di procedere alla segmentazione dei flussi commerciali, è opportuno evidenziare due aspetti metodologici di rilievo:

  • Disponibilità delle informazioni di commercio estero USA aggiornate
    Lo shutdown dell’amministrazione federale ha determinato la sospensione della pubblicazione dei dati ufficiali di commercio estero degli Stati Uniti, con la serie interrotta al mese di luglio. Per superare tale limitazione, sono state utilizzate le tecniche di prestima avanzate sviluppate da ExportPlanning, che consentono di stimare l’evoluzione del commercio statunitense anche per il terzo trimestre del 2025 attraverso la metodologia del Mirror Flow. Questa tecnica sfrutta una caratteristica fondamentale dei dati doganali, ossia la loro doppia rilevazione: ogni flusso commerciale tra due paesi viene infatti registrato due volte in modo indipendente — alla dogana del paese esportatore e a quella del paese importatore. Tale duplicazione consente di colmare eventuali lacune informative nelle dichiarazioni di un paese utilizzando le registrazioni del partner commerciale, garantendo sempre completezza delle informazioni e un elevato grado di aggiornamento;

  • Importanza della misurazione a prezzi costanti
    Il vantaggio di misurare i flussi di commercio estero a prezzi costanti è quello di poter disporre di una misura che registra il volume degli scambi, isolando la componente reale dalle modificazioni dei prezzi e dei cambi. Questa misura consente, inoltre, di aggregare in modo omogeneo le quantità degli oltre 5000 codici doganali del sistema armonizzato (Harmonized System, HS).
    A questo scopo, il team ExporPlanning ha sviluppato una metodologia specifica per la deflazione dei flussi commerciali a livello di singolo prodotto. Tale approccio si basa sulla scomposizione dei flussi commerciali tra prezzo e quantità a livello di singolo codice, utilizzando le informazioni sui prezzi contenute nelle dichiarazioni doganali stesse, e sulla successiva aggregazione dei risultati per ottenere le misure complessive del commercio in termini reali.

I risultati per partner commerciale

I grafici che seguono riportano le variazioni congiunturali (variazione rispetto al trimestre precedente) delle importazioni USA segmentate dai maggiori partner commerciali in termini di quantità e prezzi, al netto di flussi straordinari.

Dinamica delle Importazioni USA in quantità e prezzi
Cina
Quantità: var.% congiunturale
Prezzi: var.% congiunturale

Canada e Messico
Quantità: var.% congiunturale
Prezzi: var.% congiunturale

UE
Quantità: var.% congiunturale
Prezzi: var.% congiunturale

Una prima evidenza significativa riguarda la dinamica delle importazioni statunitensi in termini di volume. Tra i principali partner commerciali, la Cina emerge come il paese maggiormente penalizzato dall’inasprimento tariffario, con ampie flessioni delle quantità importate concentrate nei primi due trimestri dell’anno. Tuttavia, nel terzo trimestre si osserva un parziale rimbalzo. Nonostante la riduzione dei volumi, la dinamica dei prezzi medi non mostra però un arretramento, anzi i prezzi delle merci di origine cinese risultano in aumento nel secondo e terzo trimestre.

Un quadro più eterogeneo emerge per i partner nordamericani. Il Messico conferma una notevole resilienza, mantenendo livelli stabili sia in termini di quantità sia di prezzi, a testimonianza della forte integrazione produttiva con il sistema industriale statunitense. Diversamente, il Canada presenta un andamento più volatile, con segnali alternati di contrazione e ripresa, dovuti soprattutto al ruolo di fornitore di Materie Prime Industriali.

Sul fronte UE, infine, si registrano segnali di tenuta: al netto dell’impatto dei flussi eccezionali del comparto farmaceutico, le esportazioni verso gli Stati Uniti mostrano una flessione contenuta, pari al 2% in termini reali, accompagnata tuttavia da un incremento dei prezzi medi di vendita. Tale evidenza conferma la capacità delle imprese europee di preservare una certa solidità competitiva, compensando la riduzione dei volumi con un posizionamento su segmenti di mercato a maggiore valore aggiunto.

In conclusione, anche le prime evidenze per partner commerciale mostrano tendenze piuttosto omogenee, ricomponendo un quadro comune.
La Cina risulta il paese maggiormente colpito dalle flessioni di volume, ma l’assenza di riduzioni nei prezzi medi indica che una parte significativa dell’onere dei dazi viene trasferita sul mercato, gravando sui prezzi finali. Allo stesso modo, la resilienza degli altri partner suggerisce che i produttori stranieri riescono a mantenere i propri livelli di vendita, compensando eventuali contrazioni di quantità con aumenti di prezzo.
Nel complesso, quindi, le tariffe di Trump sembrano incidere attualmente più sulla struttura dei prezzi del mercato americano che sui volumi complessivi delle importazioni.
Naturalmente sarà il monitoraggio costante di queste evoluzioni a consentire di comprendere appieno in che misura le tensioni tariffarie stiano incidendo sulle dinamiche di prezzo e sulle strategie di adattamento dei diversi partner commerciali. L’osservazione continuativa dei flussi di importazione americani, integrata con analisi a livello settoriale e di prodotto, rappresenterà infatti un passaggio cruciale per valutare la sostenibilità nel tempo delle attuali politiche protezionistiche e dell'evoluzione degli equilibri competitivi sul mercato.