La tregua commerciale tra Usa e Cina

Gli obiettivi e i possibili scenari per l'accordo di massima firmato a Buenos Aires.

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Durante il summit del G20 a Buenos Aires il presidente americano Trump e il presidente cinese Xi Jinping hanno raggiunto un accordo di tregua commerciale.
Sebbene i dettagli dell’intesa non siano ancora chiari, secondo il comunicato dell’amministrazione americana l’accordo sembrerebbe articolarsi in tre punti:

  1. Le parti sospendono la possibilità di ulteriori azioni protezionistiche per i prossimi 90 giorni, al fine di avviare negoziati in materia di trasferimento forzato di tecnologia, protezione della proprietà intellettuale, barriere non tariffarie, intrusioni informatiche e furti informatici;
  2. Le tariffe del 10% in vigore dallo scorso 24 settembre, su un totale di 200 mld di importazioni USA, non subiranno al 1 gennaio 2019 l’incremento previsto al 25%;
  3. In cambio, la Cina ha accettato, da un lato, di importare una maggiore quantità di prodotti agricoli, energetici e industriali dagli Stati Uniti per ridurre lo squilibrio commerciale tra i due Paesi, dall’altro di potenziare l’apertura di un numero più ampio di settori alle imprese americane.

L’intesa firmata a Buenos Aires rappresenta perciò una momentanea sospensione di un’escalation protezionistica e non una sospensione della guerra commerciale in atto tra le due superpotenze, che come raccontato in Usa-Cina: la seconda battaglia tariffaria e in Quali sono i possibili vincitori della politica protezionistica di Trump? attualmente colpisce, in America, circa 200 miliardi di importazioni cinesi con una tariffa del 10% e rimanenti 50 miliardi con un tariffa del 25%; in Cina colpisce circa 60 miliardi di importazioni americane con tariffe tra il 5% e il 10% e ulteriori 50 miliardi con tariffe del 25%.
Inoltre, in caso di un mancato accordo nei 90 giorni di negoziati, Trump darebbe seguito alle minacce di ulteriori incrementi tariffari.

Diversi punti della tregua firmata dai due Paesi rimangono poco chiari, tuttavia, date le informazioni fin’ora disponibili, gli obiettivi dell’accordo di massima sottoscritto dai presidenti Trump e Xi Jinping sembrerebbero essere quello di ridurre lo squilibrio commerciale esistente tra Stati Uniti e Cina, e di regolamentare in materia di protezione della proprietà intellettuale e di trasferimento tecnologico.
Il percorso di codifica dei diritti di proprietà intellettuale e del trasferimento di tecnologia rappresenta un tema rilevante e moderno, che preoccupa tanto gli Stati Uniti quanto la stessa Europa. Sulla tematica, infatti, Europa, Canada, Giappone e altri Paesi (si veda il link) hanno concordato nell'avviare un processo di riforma delle regole del WTO.
Qualora gli Usa riconsiderassero l’idea di riportare la disputa con la Cina in sede di WTO, la possibilità di affrontare la disciplina della tutela della proprietà intellettuale in modo collegiale potrebbe portare a risultati concreti.
Al contrario, risulta molto più complicato da prevedere quale sarà lo strumento scelto dall’amministrazione americana per ridurre il suo deficit commerciale nei confronti della Cina, obiettivo che l’amministrazione Trump ha da sempre considerato primario.

A differenza delle preoccupazioni riguardo il trasferimento indebito di proprietà intellettuale, le preoccupazioni riguardo il deficit commerciale nei confronti della Cina hanno una matrice prettamente politica. Inoltre, non è la prima volta che un significativo deficit commerciale nei rapporti di commercio bilaterali desta preoccupazione agli Stati Uniti: ad esempio, nel 1984 il deficit commerciale statunitense nei confronti del Giappone rappresentava circa un terzo del deficit commerciale americano totale.
Tra Stati Uniti e Cina, dopo l’entrata di quest'ultima nel WTO, nelle esportazioni di beni tra i due Paesi si è aperto un differenziale significativo, come mostra il grafico che segue.

Livello delle esportazioni verso il Paese partner

(1995-2018)

Livello delle esportazioni verso il Paese partner USA-Cina

Inoltre, l’ammontare del differenziale nel 2018 non ha dato segnali di riduzione. Le stime formulate da StudiaBo, e disponibili in Export Planning-Market Research prevedono che il 2018 si chiuderà con un differenziale di circa 350 miliardi di dollari, segnando un ulteriore aumento rispetto ai 323 miliardi di dollari del 2017.
Il saldo commerciale include, tuttavia, oltre alle esportazioni di beni anche quelle di servizi, grazie ai quali l’America mitiga, ma in minima parte, il deficit commerciale con la Cina.

La strada fino a questo momento scelta dall’amministrazione americana sembrerebbe puntare a un’azione amministrativa e non economica nei confronti del partner asiatico, rendendo complicata qualsiasi tipo di previsione.