Messico: opportunità globali, disuguaglianze locali

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Il Messico è oggi uno dei principali poli di interesse per gli investitori globali. La sua posizione geografica privilegiata, l’apertura commerciale e una base industriale solida lo rendono un nodo cruciale nelle catene del valore nordamericane e un attore rilevante nel contesto latinoamericano. Tuttavia, dietro i numeri positivi di export e investimenti si cela una realtà più complessa, fatta di squilibri strutturali, divari regionali e una trappola istituzionale difficile da spezzare.


Un’economia integrata nel mondo

Pochi paesi emergenti possono vantare un’integrazione nel commercio globale paragonabile a quella del Messico. L’export e l’import rappresentano circa il 70% del PIL, a testimonianza di un’economia fortemente orientata verso l’esterno. Non sorprende, quindi, che il Paese si collochi al nono posto al mondo per afflusso di investimenti esteri diretti, attratti da un contesto operativo favorevole: manodopera giovane e qualificata, costi competitivi e un’infrastruttura logistica in progressivo rafforzamento.

Il confine di oltre 3.100 chilometri con gli Stati Uniti costituisce una leva economica fondamentale.

Analisi Export messicano

Fonte: Elaborazioni ExportPlanning


Oltre l’80% delle esportazioni messicane è diretto verso il vicino del nord, rendendo il Messico un perno indispensabile per l’industria americana. Il commercio bilaterale tra i due paesi si avvicina ai 600 miliardi di dollari all’anno. Anche i recenti venti protezionistici provenienti da Washington, con l’introduzione di tariffe da parte dell’amministrazione Trump, hanno soltanto rallentato – senza interrompere – questa interdipendenza.


Una base produttiva ampia, ma non omogenea

L’economia messicana è sorprendentemente diversificata. La manifattura ad alta intensità, in particolare nei settori automobilistico ed elettronico, è affiancata da comparti in crescita come finanza, tecnologia e servizi. Il governo, consapevole del potenziale attrattivo del Paese, ha attivato programmi di sostegno agli investimenti nei settori più innovativi, con particolare attenzione alle energie rinnovabili e alla digitalizzazione industriale.

Ma questo dinamismo economico non è distribuito in modo uniforme. Il Messico rimane un Paese segnato da forti disparità territoriali e sociali. Più che una crescita a due velocità, si tratta di un'economia intrappolata in una struttura duale: da un lato, regioni che beneficiano degli investimenti esteri, di infrastrutture moderne e di una governance relativamente efficiente; dall’altro, vaste aree che restano ai margini dello sviluppo, vittime di povertà cronica, istituzioni deboli e servizi inadeguati.


Lo specchio delle diseguaglianze: il PIL pro capite regionale

Per comprendere la profondità del divario interno, è sufficiente osservare la distribuzione del PIL pro capite tra i vari stati federati. La mappa evidenzia chiaramente una geografia economica segmentata.

Mappa Messico

Fonte: Elaborazioni ExportPlanning


Stati settentrionali come Nuevo León, Baja California e Sonora, insieme a Città del Messico e Campeche, mostrano livelli di PIL pro capite elevati. Tuttavia, questo dato non deve essere confuso con un indice reale di ricchezza. In molte di queste aree, il valore è influenzato da una bassa densità di popolazione (come nel caso di Campeche) o da settori specifici ad alta produttività ma con scarso impatto redistributivo. All’estremo opposto, regioni densamente popolate come Oaxaca, Chiapas, Guerrero e Puebla si attestano su livelli inferiori ai 7.500 USD, rivelando un’economia stagnante e marginalizzata.

Il risultato è un mosaico territoriale in cui pochi poli prosperano mentre un’ampia periferia resta esclusa dai benefici della globalizzazione. Questo dualismo, alimentato da una distribuzione ineguale delle risorse e da una capacità istituzionale limitata, crea una “trappola dello sviluppo” che il Messico non riesce a superare. Le istituzioni, spesso fragili o disfunzionali, non riescono a promuovere una crescita inclusiva né a correggere le profonde disuguaglianze.

La condizione di difficile sviluppo del Messico emerge con chiarezza se lo si colloca all’interno di una mappa che incrocia, sull’asse orizzontale, la distribuzione della ricchezza e, su quello verticale, il PIL pro capite. In questo schema interpretativo, il Paese si posiziona nettamente nell’area denominata “Sviluppo intrappolato”, ben distante da quella di “Equilibrio virtuoso”[1], dove crescita economica e inclusione sociale si rafforzano reciprocamente.

Matrice dello sviluppo

Fonte: Elaborazioni ExportPlanning


Una scommessa ad alto potenziale

Nonostante le criticità, il Messico resta un terreno fertile per gli investimenti. Il potenziale demografico, la stabilità macroeconomica e l’accesso privilegiato ai mercati nordamericani - soprattutto se non verrà meno il trattato commerciale tra Stati Uniti, Messico e Canada (Usmca) - sono asset difficili da ignorare. Le imprese estere che intendono inserirsi in questo contesto dovranno però navigare una realtà fatta di contrasti: un Paese moderno nei numeri, ma antico nei meccanismi di distribuzione del potere e della ricchezza.

La sfida, per chi guarda al Messico con interesse strategico, sarà quella di coglierne le opportunità senza perdere di vista le fragilità. Perché il Messico, oggi più che mai, è un gigante economico dai piedi d’argilla: solido nell’apparenza, instabile nella struttura.

Se si vuole approfondire questo mercato ad alto potenziale, è da oggi disponibile il Country Report dedicato al Messico, uno strumento completo per comprendere a fondo il contesto economico, sociale e istituzionale del Paese. Il report può essere scaricato gratuitamente alla pagina Country Report.



[1] Per una descrizione delle diverse aree in cui si può collocare un paese nel suo percorso di sviluppo economico si veda l'articolo Oltre il PIL: disuguaglianza e crescita economica