Dazi Usa e dollaro debole: le sfide europee
L’Unione Europea tra incertezza negoziale, pressioni protezionistiche e deprezzamento del dollaro
Pubblicato da Marzia Moccia. .
Stati Uniti Guerra commerciale Incertezza Made in Italy Congiuntura Internazionale
Il 7 luglio 2025, l’amministrazione statunitense ha esteso formalmente il periodo di sospensione dell’applicazione dei dazi “reciproci”, prorogandone l’entrata in vigore al 1° agosto 2025.
L’Ordine Esecutivo, pubblicato sul sito ufficiale della Casa Bianca rappresenta quindi un’estensione di circa tre settimane rispetto alla scadenza originariamente prevista per il 9 luglio.
Parallelamente, il governo statunitense ha proceduto con l’invio di “lettere tariffarie” a una pluralità di partner commerciali, comunicando le nuove aliquote doganali specifiche per ciascun Paese.
I paesi a cui è stata già notificata l'aliquota tariffaria in vigore dal 1 agosto sono diversi, e nell'elenco spiccano sia economie alleate – come Giappone e Corea del Sud, colpiti da dazi al 25% - sia le principali economie ASEAN, con dazi che vanno dal 25% della Malesia al 40% di Laos e Myanmar; sul fronte del Vecchio Continente ritroviamo le geografie di Bosnia e Serbia, rispettivamente colpite con dazi del 30% e 35%.
Come evidenziato nell'articolo Le importazioni USA di beni all’indomani del Liberation Day
i paesi destinatari del primo invio di “lettere tariffarie” sembrano rispondere anche alle dinamiche registrate sul mercato americano a seguito del Liberation Day e all'introduzione dei dazi reciproci "minimi", che non hanno fermato la crescita di particolari categorie di beni per i quali è risultato ancora conveniente approvvigionarsi all'estero, in particolar modo nel caso delle economie ASEAN.
Attualmente, gli Stati Uniti hanno, di fatto, annunciato "solo" tre accordi commerciali, siglati ancora in via preliminare con Regno Unito, Cina e Vietnam. Tuttavia, i dettagli tecnici di tali intese non sono stati resi pubblici, rendendoli di difficile valutazione.
E l'Unione Europea?
Ad oggi, l’Unione Europea non è stata destinataria della lettera di notifica delle aliquote tariffarie, aspetto che per molti commentatori è la prova del fatto che le trattative negoziali, pur con qualche difficoltà, stiano procedendo. Tuttavia, è piuttosto complesso prevedere il futuro esito delle contrattazione.
Secondo le ultime indiscrezioni, da parte sua Bruxelles sta premendo per un accordo quadro con dazi differenziati: aliquota media del 10% sull’export generale - mantenendo quella già attualmente in vigore da aprile - con riduzioni su settori strategici quali alcolici e aeromobili, ed eventuali esenzioni o meccanismi di quote per settori critici come l’automotive e metalli industriali (attualmente colpiti con tariffe aggiuntive del 25% su auto e del 50% su acciaio e alluminio).
La posizione europea risulta però frammentata per i diversi Stati Membri e l'incertezza su quale sarà l'esito è ancora particolarmente elevata.
Il deprezzamento del dollaro e il c.d. “dazio implicito”
Oltre a quello che poi sarà l'esito negoziale, un aspetto con il quale gli esportatori europei dovranno tuttavia confrontarsi attiene indubbiamente al significativo deprezzamento del dollaro (si veda il grafico che segue).

Fonte: Elaborazioni ExportPlanning
Basti pensare che dall’inizio del mandato presidenziale al 30 giugno, il dollaro ha perso circa il 13% del proprio valore rispetto all’euro.
Tale andamento, se da un lato è il segnale della perdita di fiducia degli investitori internazionali nell’economia statunitense, rappresenta per l'export UE un "dazio aggiuntivo implicito" rendendo le esportazioni europee meno competitive sul mercato americano.
Conclusioni
In un contesto internazionale segnato da crescente incertezza commerciale e instabilità nei rapporti transatlantici, appare sempre più evidente la necessità, per le imprese europee, di adottare strategie di adattamento e resilienza. La politica tariffaria statunitense e il contemporaneo indebolimento del dollaro rappresentano infatti fattori che incidono in modo significativo sulla competitività dell’export europeo.
Alla luce di questi sviluppi, appare sempre più importante che gli esportatori rafforzino il monitoraggio sistematico dei dati di commercio estero, non solo per intercettare tempestivamente i segnali di rischio, ma anche per identificare nuove traiettorie di opportunità nei mercati globali.
Nell'attuale scenario, la diversificazione del portafoglio mercati risulta infatti una leva strategica indispensabile per ridurre la dipendenza da mercati soggetti a tensioni politico-commerciali e per cogliere il potenziale di economie emergenti ad alta crescita: investire in intelligence commerciale e flessibilità strategica per affrontare con lucidità e proattività il nuovo equilibrio dell’economia globale.