Dazi USA sulla pasta italiana: tra rischi e resilienza
Pubblicato da Marco Pappalardo. .
Italia Guerra commerciale Made in Italy Importexport Marketing internazionaleNegli ultimi giorni, l’amministrazione Trump ha annunciato in via preliminare un dazio aggiuntivo del 91.74% sulla pasta italiana che, sommato al 15% già applicato alle merci europee, porterebbe l’onere doganale a superare il 100%.
La decisione di questa nuova stretta commerciale è stata presa a seguito delle revisioni periodiche condotte ogni anno dal Dipartimento di Commercio degli Stati Uniti sulle importazioni di pasta italiana, su richiesta di alcune aziende americane. In questa tornata, le aziende campione prese in esame sono state La Molisana e Garofalo, accusate di aver venduto i propri prodotti a prezzi inferiori a quelli di mercato, una pratica nota come “dumping”. Secondo l’amministrazione americana, la misura mira quindi a proteggere il mercato interno da forme di concorrenza ritenute sleali.
Il dazio aggiuntivo, la cui entrata in vigore è prevista per il 1° gennaio 2026, colpirebbe direttamente le due imprese indagate La Molisana e Garofalo e si estenderebbe in via eccezionale ad altre undici aziende italiane, tra cui Barilla, Rummo e Sgambaro.
La posizione dell’Italia nel mercato USA della pasta di grano duro
Come mostrato nel grafico sottostante, gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato di destinazione Extra-UE per la pasta italiana, con un valore di export prossimo ai 500 milioni di euro nel 2024.
Fig.1 - Principali destinazioni dell'export di pasta di grano duro italiana, 2024

Fonte: Elaborazioni ExportPlanning.
L’Italia è infatti il maggiore fornitore di pasta di grano duro degli USA, detenendo più del 50% del mercato.
Fig.2 - Principali fornitori di pasta di grano duro sul mercato USA, 2024

Fonte: Elaborazioni ExportPlanning.
Come evidenziato nell’articolo “Dazi USA e competitività: perché l’elasticità di sostituzione conta”, per valutare correttamente l’impatto di un aumento dei dazi sulla domanda americana è necessario considerare la disponibilità dei consumatori a modificare le proprie scelte di fronte a un incremento dei prezzi dei beni importati, sostituendoli con alternative a un prezzo più contenuto.
Questa reazione può essere misurata attraverso la stima dell'elasticità di sostituzione commerciale ai prezzi relativi, articolata in due componenti:
- l’elasticità di sostituzione tra beni importati e produzione interna, che misura quanto i consumatori americani sostituiscano i beni esteri con quelli prodotti negli Stati Uniti;
- l’elasticità di sostituzione tra fornitori esteri, che indica la propensione a sostituire un bene importato da un determinato Paese con prodotti simili offerti da altri esportatori.
Poiché le informazioni sulla domanda interna e sui prezzi dei beni nazionali non sono disponibili a livello di singolo prodotto, stimare l’elasticità tra fornitori esteri può essere considerata una proxy dell’elasticità tra importazioni e produzione domestica, in quanto le due grandezze risultano strettamente correlate.
Elasticità di sostituzione per la pasta di grano duro: una stima econometrica per valutare l'impatto del nuovo dazio sulle importazioni USA
A questo proposito, è stato sviluppato un modello econometrico per stimare la variazione della domanda estera statunitense della pasta di grano duro a seguito di variazioni del prezzo relativo tra fornitori esteri.
Dai primi risultati emerge che l’elasticità di sostituzione commerciale tra fornitori esteri della pasta di grano duro è pari a -0.45. Ciò significa che, a seguito di un aumento del prezzo relativo della pasta italiana rispetto a quello praticato dagli altri fornitori sul mercato statunitense — assumendo un’aliquota tariffaria complessiva del 100% e il trasferimento totale del costo del dazio sui consumatori —, si stima che la quantità domandata dai consumatori statunitensi diminuirebbe di poco più del 25%.
Considerando che, secondo la teoria economica, l’elasticità di sostituzione assuma valori negativi, un valore compreso tra -1 e 0 indica una riduzione meno che proporzionale della domanda rispetto all’aumento del prezzo relativo. Questo risultato conferma che la pasta di grano duro italiana può essere considerata un prodotto differenziato e quindi poco sostituibile con alternative provenienti da fornitori esteri.
Valutare la sostituibilità della pasta di grano duro a confronto con gli altri beni alimentari
Il grafico sottostante mostra la distribuzione delle elasticità di sostituzione tra fornitori esteri per i diversi prodotti del settore Alimentari confezionati e bevande, classificati secondo la nomenclatura HS.
Si osserva come l’elasticità di sostituzione della pasta di grano duro (rappresentata dalla riga tratteggiata in blu) sia più vicina a zero rispetto all'elasticità di sostituzione media del comparto Alimentari e bevande (riga tratteggiata in rosso), indicando che, sul mercato statunitense, la pasta di grano duro italiana è meno sostituibile con quella importata da altri fornitori esteri, rispetto a quanto accade per la media degli altri prodotti del settore Food&Beverage.
Va comunque sottolineato che la maggior parte dei prodotti alimentari e delle bevande presenta un valore di elasticità intorno a -0.4, evidenziando in generale una sostituibilità moderata.
Fig.3 - Elasticità di sostituzione dei beni alimentari confezionati e bevande

Fonte: Elaborazioni ExportPlanning.
Conclusioni
L’analisi delle elasticità di sostituzione evidenzia come la pasta di grano duro italiana sia un prodotto poco sostituibile. Questo ci porta a dover considerare che, pur a fronte dell’aumento del dazio, il Made in Italy mantiene un posizionamento differenziato rispetto all'offerta degli altri fornitori internazionali, grazie alla qualità percepita e alle caratteristiche distintive del prodotto.
Per le imprese italiane, comprendere il grado di sostituibilità e le elasticità di sostituzione assume quindi un ruolo strategico: tali informazioni permettono di valutare la resilienza della domanda, adattare le strategie commerciali e le politiche di prezzo, e difendere così il proprio posizionamento sul mercato servito.