Governo, trasparenza e crescita: la mappa globale della qualità istituzionale
Pubblicato da Veronica Campostrini. .
Analisi Macro Analisi Mercati EsteriPerché la qualità istituzionale conta davvero
Negli ultimi trent’anni l’attenzione degli economisti nei confronti delle istituzioni è profondamente cambiata. Se un tempo la crescita economica veniva spiegata principalmente attraverso fattori come il capitale fisico, il commercio internazionale o il progresso tecnologico, oggi è sempre più evidente che il contesto istituzionale, il modo in cui uno Stato è governato, rappresenti un determinante cruciale della performance economica di un Paese.
La capacità di un’amministrazione di far rispettare le leggi, contrastare la corruzione, garantire stabilità politica e offrire servizi pubblici efficienti influisce direttamente sulla produttività, sugli investimenti esteri, sulla fiducia dei cittadini e sulla qualità del tessuto imprenditoriale.
In questo scenario i World Governance Indicators (WGI) sono diventati lo strumento internazionale più utilizzato per misurare la qualità istituzionale. Analizzarli significa comprendere perché alcuni Paesi riescono a crescere in modo sostenuto e inclusivo, mentre altri rimangono intrappolati in equilibri di bassa produttività, instabilità e sfiducia diffusa.
La struttura del WGI e la nostra classificazione dei Paesi
La mappa seguente sintetizza la qualità istituzionale media registrata a livello globale, evidenziando le profonde differenze tra le varie aree del mondo.
Mappa indicatore qualità istituzionale
I WGI si basano su sei dimensioni fondamentali della governance:
- onestà amministrativa (Control of Corruption)
- efficienza del governo (Government Effectiveness)
- stabilità politica e assenza di violenza/terrorismo (Political Stability)
- stato di diritto (Rule of Law)
- qualità della regolamentazione (Regulatory Quality)
- partecipazione civica e accountability democratica (Voice and Accountability)
Ognuno di questi elementi descrive un aspetto essenziale del funzionamento dello Stato: dalla capacità di formulare politiche efficaci, alla tutela dei diritti, alla garanzia di un contesto politico stabile e trasparente.
Per rendere più leggibile la complessità degli indicatori, abbiamo calcolato la media dei sei pilastri e suddiviso i Paesi in cinque categorie: alta, medio-alta, media, medio-bassa e bassa qualità istituzionale.
Questa classificazione non vuole essere un giudizio definitivo, ma una chiave di lettura comparativa per individuare pattern globali, regioni con fragilità strutturali e aree in cui la governance costituisce un vantaggio competitivo.
Alcuni casi interessanti: chi si distingue davvero
I Paesi con qualità istituzionale più elevata
A dominare la parte alta della classifica sono i Paesi del Nord Europa, in particolare Danimarca, Finlandia, Svizzera e Norvegia. Anche l’Oceania occupa posizioni di eccellenza: Nuova Zelanda e Australia presentano valori medi tra i più alti al mondo.
Tra i primi dieci appare un solo Paese asiatico: Singapore, un caso peculiare caratterizzato da livelli eccezionali di efficacia amministrativa e qualità normativa, ma da valori intermedi per la partecipazione civica, in linea con un modello di governance diverso dalle democrazie occidentali ma altamente performante.
I Paesi con qualità istituzionale più bassa
Le aree più critiche includono l’Africa subsahariana, dove debolezze strutturali ostacolano il consolidamento istituzionale, l’Asia centrale, caratterizzata da forte concentrazione del potere politico e limitata competizione democratica e la Russia e Paesi coinvolti in conflitti o instabilità prolungata, come Afghanistan, Siria e Yemen.
In America Latina la situazione è molto eterogenea: l’Uruguay e il Cile si avvicinano agli standard europei, mentre altri Paesi presentano fragilità diffuse. Un caso emblematico è il Venezuela, dove negli ultimi anni si è registrato un deterioramento simultaneo di stabilità politica, integrità amministrativa e qualità normativa.
Questi esempi mostrano che non esiste un’unica forma di “debolezza istituzionale”: alcuni Paesi soffrono la scarsa stabilità politica, altri elevati livelli di corruzione, altri ancora inefficienze amministrative radicate. La media WGI cattura il risultato complessivo di dinamiche spesso molto diverse tra loro.
Focus: l’onestà amministrativa come leva economica
Tra i sei pilastri del WGI, il controllo della corruzione o onestà amministartiva ricopre un ruolo particolarmente determinante, con effetti diretti su crescita, investimenti e qualità del settore pubblico. L’indicatore utilizzato proviene dalla Banca Mondiale, ma non è l’unico strumento disponibile. Un altro indice molto noto è il Corruption Perception Index (CPI) di Transparency International. La tabella seguente sintetizza le principali differenze metodologiche tra i due strumenti.
| 1. Ambito di misurazione |
CPI
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WGI
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| 2. Fonti utilizzate |
CPI
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WGI
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| 3. Metodologia di aggregazione |
CPI
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WGI
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Queste differenze spiegano perché il WGI sia spesso considerato un indicatore più completo per valutazioni comparative globali: integra infatti il tema della corruzione in un quadro più ampio di qualità amministrativa e istituzionale.
La mappa dell’onestà amministrativa: un mondo diviso
La mappa dell’indicatore relativo all’onestà amministrativa presenta una distribuzione simile a quella della qualità istituzionale complessiva.
Mappa indicatore onestà amministrativa
I Paesi con onestà amministrativa maggiore
In cima alla classifica si confermano i Paesi del Nord Europa, considerati da anni riferimenti mondiali per trasparenza e integrità del settore pubblico.
I Paesi con onestà amministrativa inferiore
La parte bassa della graduatoria include molti Paesi dell’Africa subsahariana e dell’Asia centrale, dove la concentrazione del potere politico, la limitata concorrenza democratica e la debolezza dei sistemi di controllo favoriscono opacità e inefficienze.
Il confronto con la mappa sintetica della qualità istituzionale conferma un punto chiave: un alto livello di corruzione genera effetti a catena che indeboliscono tutto il sistema di governance, dall’efficacia amministrativa alla qualità normativa, fino alla partecipazione civica.
È importante sottolineare, tuttavia, che gli indicatori di corruzione, sia della World Bank che di Transparency International, devono essere interpretati con cautela: in diversi Paesi la scarsa trasparenza e l’assenza di dati affidabili possono introdurre distorsioni.
Inoltre, i valori dei WGI e del CPI possono essere utilmente confrontati con l’Indice di Libertà Economica della Heritage Foundation, che in linea di massima si muove in coerenza con i primi due indicatori. Le variazioni tra i tre indici sono generalmente contenute, poiché tutti riflettono, da prospettive diverse, la qualità del contesto istituzionale ed economico di un Paese.
Conclusioni
L’analisi dei WGI mostra quanto le istituzioni incidano sul percorso di sviluppo dei Paesi. Dove il settore pubblico funziona, la legge è applicata in modo equo, la partecipazione civica è garantita e la corruzione è contenuta, lo sviluppo economico trova un terreno fertile. Al contrario, in contesti con istituzioni fragili anche politiche economiche ben disegnate incontrano ostacoli difficili da superare.
Va sottolineato che la classificazione dei Paesi proposta non rappresenta un giudizio assoluto, ma uno strumento comparativo utile per evidenziare tendenze globali, individuare aree con fragilità istituzionali e riconoscere contesti in cui una governance efficace può tradursi in un vantaggio competitivo.
Il progetto Country Report, offre non solo una lettura immediata del quadro economico e commerciale mondiale, ma, attraverso accurate classificazioni, anche una comprensione delle profonde differenze istituzionali che modellano la qualità dello sviluppo. Non si tratta soltanto di individuare chi eccelle e chi fatica, ma di riconoscere quali dimensioni della governance rappresentano i veri motori, o freni, della crescita economica contemporanea.