La competitività dell'export italiano: una valutazione congiunturale

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Tutti gli indicatori congiunturali delineano il quadro di una domanda mondiale debole, che riflette il ridimensionamento dei livelli di attività manifatturiera registrato a partire dagli ultimi mesi del 2022. Lo scenario risente degli strascichi del conflitto russo-ucraino e degli effetti delle politiche monetarie di contenimento dell’inflazione, come documentato nell’articolo III trimestre 2023: congiuntura del commercio mondiale. Il rallentamento, seppur generalizzato, appare però differenziato, in termini di intensità, per le diverse geografie e settori.
In un quadro così complesso, quali risultati stanno quindi caratterizzando le esportazioni del “made in Italy” nel mondo?

Quota di commercio mondiale italiana: un’evoluzione storica

Allargando lo sguardo a un’ottima di medio-lungo periodo, per oltre un ventennio il Belpaese ha progressivamente accusato una riduzione delle proprie quote di commercio mondiale.
Come si evidenzia in Fig.1, infatti, nel periodo compreso tra la fine del secolo scorso e il 2020, la quota in valore delle esportazioni italiane ha subito una caduta significativa, passando da un livello di poco superiore al 4.5% nel 1995, a convergere su una soglia inferiore al 3% nel corso degli ultimi anni.
Come raccontato a più riprese, l’emergere della globalizzazione con il relativo abbattimento delle barriere doganali, l’allargamento dell’Unione Europea ad Est in concomitanza a una forte riduzione dei costi della logistica hanno messo a dura prova la competitività delle imprese manifatturiere italiane sui mercati esteri. Durante questa fase molte imprese, soprattutto quelle di piccola e media dimensione, non sono state in grado di realizzare un upgrade del proprio sistema produttivo, subendo la concorrenza delle imprese localizzate nei paesi a basso costo del lavoro, e determinando quindi una contrazione delle quote di mercato italiane.

Fig. 1 - Evoluzione della quota di mercato italiana
(dati annuali)

Fonte: Elaborazioni ExportPlanning.

A partire dal biennio 2014-2015, il trend discendente della quota di commercio italiana si è tuttavia interrotto, inaugurano alcuni anni di stabilità. Su questo fronte, il post-pandemia ha tuttavia un ulteriore punto di rottura. Anche nel biennio pandemico, infatti, la tenuta delle esportazioni italiane è stata particolarmente resiliente, soprattutto se paragonata a quella dei vicini concorrenti europei, come Francia e Germania.

Fig. 2 - Evoluzione della quota di mercato italiana
(dati trimestrali)

Fonte: Elaborazioni ExportPlanning.

Grazie all’ottima flessibilità dell’industria manifatturiera e una catena del valore relativamente più corta, soprattutto nei casi di alcuni distretti di eccellenza del made in Italy, la tendenza di ridimensionamento delle quota di commercio estero detenute è stata maggiormente resiliente rispetto ai concorrenti europei di riferimento. Ma cosa sta accadendo negli ultimi mesi, a fronte delle profonde modificazioni che stanno intervenendo dal lato della domanda?

La Constant Market Share Analysis

Al fine di documentare le diverse componenti dell’evoluzione della quota di mercato italiana, si è utilizzata la tecnica della Constant Market Share Analysis (CMSA), che permette di scomporre l'effetto delle diverse componenti sulla dinamica della quota di commercio mondiale delle esportazioni italiane.
In cosa consiste la CMSA? Si tratta di “un metodo statistico che scompone la variazione della quota di mercato (o market share) di un paese tra due periodi successivi rispetto alle sue principali determinanti, racchiuse in letteratura sotto le etichette di effetto competitività ed effetti strutturali”. Tra gli effetti strutturali, teniamo principalmente in considerazione l'effetto struttura merceologica e l'effetto struttura geografica.
Il primo esercita un impatto positivo sulla variazione della market share se la domanda mondiale cresce maggiormente per i prodotti per i quali il paese esportatore detiene quote di mercato maggiori; il secondo esercita un'azione positiva se i mercati nei quali l'esportatore detiene market share più ampie crescono più degli altri in termini di domanda.
L’andamento della quota di commercio mondiale può infatti essere riconducibile a diverse componenti: essa potrebbe dipendere dalla natura del portafoglio mercati serviti delle imprese italiane, soprattutto in una congiuntura internazionale in cui la resilienza della domanda delle diverse geografie internazionali appare molto differenziata (effetto struttura geografica). La riduzione delle quote a livello aggregato potrebbe essere riconducibile alla composizione delle esportazioni in termini merceologici, riflettendo la specializzazione del Belpaese (effetto struttura merceologica).

Ai fini di analisi, si è considerata la variazione su base tendenziale (ovvero, rispetto al corrispondente mese dell’anno precedente) della quota di mercato detenuta dall’Italia.

Fig. 3 – Italia: Constant Market Share Analysis

Fonte: Elaborazioni ExportPlanning.

Particolarmente significativo appare il fatto che, soprattutto nel post pandemia, i risultati italiani sui mercati internazionali sono stati fortemente trainati da un effetto competitività, riflettendo una capacità del sistema produttivo di uscire dalla pandemia più rapidamente di altri paesi competitor e testimoniando resilienza e robustezza dell’industria italiana. La seconda cosa da evidenziare è che il rallentamento dei mesi più recenti non sembra essersi tradotto in una penalizzazione del posizionamento internazionale del Belpaese. È questo un fenomeno che solo i dati dei prossimi mesi potranno confermare, anche a fronte della lieve penalizzazione della quota di commercio mondiale detenuta a cavallo tra la fine del 2021 e la prima parte del 2022.
Da notare come la componente di competitività, al netto di pochi trimestri di “normalizzazione”, si sta a tutt’oggi mantenendo in territorio positivo, sostenendo la performance italiana sui mercati esteri anche in questi mesi di rallentamento.
Risultano inoltre positivi gli effetti merceologici e geografici, che saranno oggetto di approfondimento in occasione di successive analisi.