L’effetto Coronavirus sui mercati e le economie

I segnali degli indicatori congiunturali del mese di marzo

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Nel mese di marzo gli effetti del Coronavirus hanno cominciato a farsi sentire a livello mondiale. Se a gennaio si trattava ancora di un problema confinato alla Cina, con casi isolati nel resto del mondo, a fine febbraio è stato scoperto il focolaio italiano, apripista in Europa. Dalla seconda metà di marzo abbiamo assistito ad una crescita significativa dei casi anche nel resto d’Europa e negli Stati Uniti, i quali la scorsa settimana hanno superato l’Italia e la Cina per numero di contagi, salendo al primo posto al mondo.

Questa situazione di emergenza sanitaria, etichettata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come pandemia, sta avendo ed avrà inevitabili ripercussioni economiche, a causa delle misure sempre più restrittive che i governi si sono visti costretti ad adottare per fermare il contagio, fino ad arrivare in molti casi ad un completo lockdown. La potenza di questo shock risiede nella sua natura simmetrica e nel fatto che coinvolge al tempo stesso domanda e offerta, rafforzandone l’entità. Esso costituisce, ad oggi, una delle maggiori fonti di debolezza che minacciano lo sviluppo dell’economia mondiale.
Nelle parole della World Trade Organization, “The COVID-19 pandemic represents an unprecedented disruption to the global economy and world trade, as production and consumption are scaled back across the globe.”

Purchasing Manager Index

Come misurare l’effetto Covid sull’economia? Un primo elemento che consente di valutare, quasi in tempo reale, l’effetto della pandemia sul sistema economico, è il Purchasing Manager Index (PMI). Il PMI tiene conto dei nuovi ordini, produzione, occupazione, consegne e scorte nel settore manifatturiero, costituendo un buon indice del sentiment del mondo imprenditoriale. Un valore del PMI inferiore a 50 indica una contrazione dell'attività economica rispetto al mese precedente, una valore superiore a 50 una sua espansione e, infine, un valore pari a 50 una situazione invariata.
La rapida diffusione del virus ha portato ad un rapido peggioramento delle aspettative delle imprese, come si nota dall’indice PMI che ha, infatti, registrato un calo nel mese di marzo sia in Europa che negli Stati Uniti.

Purchasing Manager Index: Europa, Stati Uniti e Cina

Fonte: PricePedia.

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Per il mese di marzo gli indici di Stati Uniti ed Europa presentano valori inferiori a 50, indicando aspettative di contrazione dell’attività economica, una decrescita del settore rispetto al mese precedente; per la Cina, invece, un valore pari a 50 suggerisce una situazione invariata - dunque altrettanto negativa - rispetto al mese precedente. Nel caso di Europa e Cina le aspettative erano infatti già negative nel mese di febbraio; per gli Stati Uniti l’indice è invece entrato in territorio negativo soltanto nell’ultimo mese, in relazione alle diverse tempistiche di diffusione dell’epidemia.

Mercati finanziari

Un altro termometro real time dell’effetto dell’epidemia sono le reazioni dei mercati finanziari. La paura per l’impatto del Covid19 sull’economia globale ha infatti intaccato il sentiment degli investitori, con inevitabili ripercussioni sulle borse e sui mercati valutari.

  • A livello di tassi di cambio, nel corso del mese di marzo si è osservato un apprezzamento del dollaro ed un deprezzamento delle valute dei paesi emergenti.
    La diffusione del coronavirus ha infatti generato sui mercati un generale movimento di fuga dal rischio. Le prime valute ad averne subito i contraccolpi sono state quelle dei paesi emergenti asiatici, considerati i più esposti al rischio di contagio dalla Cina e di relativi contraccolpi sull’economia; le valute di questi paesi hanno cominciato a deprezzarsi già all’inizio di febbraio.
    Mano a mano che l’epidemia si è allargata al di fuori della Cina (indicativamente da fine febbraio, con la scoperta del focolaio italiano), tutti gli emergenti hanno cominciato a soffrire, mentre di pari passo il dollaro ha cominciato la sua corsa. In questo periodo di generale sell-off, la domanda di dollari (intesi come bene rifugio e liquidità per eccellenza) ha guidato le dinamiche dei mercati forex.
  • L’andamento delle borse nel mese appena concluso è stato segnato da una forte volatilità, come testimoniato dall’indice Vix, che ha superato i livelli toccati durante la crisi del 2008.
    Si sono registrate ingenti perdite in relazione alla paura degli investitori dell’epidemia di Covid e dei suoi effetti sull’economia. Le borse si sono però mostrate reattive agli annunci delle banche centrali in tema di azioni espansive di supporto alle economie nazionali, di cui al punto successivo, che hanno coadiuvato un parziale recupero.
  • Grandi protagoniste del mese appena concluso sono state, infatti, le banche centrali di tutto il mondo, in prima linea la Federal Reserve americana e la Banca Centrale Europea, che hanno intrapreso massicce azioni di politica monetaria espansiva per proteggere le economie dagli effetti più drammatici dell’emergenza sanitaria in corso.
    La FED, oltre ad aver tagliato due volte i tassi di riferimento, portandoli quasi a zero, ha varato quello che gli analisti hanno chiamato il “QE infinito”, ovvero si è impegnata a comprare titoli nella quantità necessaria ad assicurare il buon funzionamento dei mercati finanziari.
    Anche la BCE ha varato un piano di soccorso alle economie, il Pandemic Emergency Purchase Programme, impegnandosi a comprare titoli per un ammontare di 750 miliardi €.
    Così come le istituzioni qui citate, moltissime altre banche centrali di tutto il mondo hanno adottato il medesimo approccio, mettendo in campo forti azioni espansive in modo da alleggerire l’impatto della crisi sulle economie, attraverso la fornitura di liquidità a bassissimi costi.

Produzione industriale

Ulteriore indicatore chiave per misurare l’effetto del coronavirus in termini di ridotta attività economica è l’indice di produzione industriale. Secondo le stime PricePedia, la produzione industriale mondiale ha subito un duro colpo nel mese di marzo, con una contrazione superiore all’8% su base congiunturale e all’11% su base tendenziale.

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Commercio mondiale

Risulta infine d’obbligo uno sguardo agli effetti dell’epidemia sul commercio mondiale. Il forte deterioramento del contesto macroeconomico globale avrà infatti una ricaduta quasi inevitabile sull’offerta e la domanda di beni, incidendo fortemente sull’andamento del commercio internazionale.
Secondo quanto dichiarato dal direttore generale della World Trade Organization, Roberto Azevêdo, ci si attende “a very sharp decline in trade”. Gli effetti della pandemia sul commercio si sommano inoltre ad un contesto internazionale di preesistente debolezza della domanda mondiale, causata principalmente dalla guerra commerciale Usa-Cina.

In attesa della diffusione delle statistiche ufficiali sui dati di commercio internazionale, è possibile ricavare una prima valutazione degli effetti dell’epidemia sul commercio dall’andamento della produzione industriale mondiale. La dinamica delle due variabili economiche risulta infatti molto correlata, sebbene le variazioni tendenziali del commercio mondiale si presentino solitamente più marcate.

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Valutando l’andamento del commercio internazionale dall’inizio del 2020 sulla base dei dati di produzione industriale, è possibile supporre che il peso dell’epidemia Covid-19 sul commercio mondiale abbia cominciato a manifestarsi già dai mesi di gennaio e febbraio, data la forte integrazione del Paese del Dragone all’interno delle catene globali del valore: si pensi che la sola Cina detiene circa il 13% delle esportazioni mondiali.
La forte contrazione della produzione industriale visibile a marzo avrà quindi, come prevedibile contraltare, una drastica riduzione dei flussi di scambio internazionali. Prendendo anche in questo caso come benchmark l’economia cinese per avere un’idea in merito alla potenziale intensità di tale contrazione, si pensi che il dilagare dell'epidemia ha comportato una contrazione cumulata del 17.2% delle esportazioni nazionali a gennaio e febbraio. Saranno i prossimi mesi a rivelarci, sulla base dell’evoluzione della pandemia, l’entità del crollo negli scambi a livello mondiale.