Dollaro e valute “Emerging”: due facce della stessa medaglia

Il deprezzamento del dollaro si sta riflettendo sull’apprezzamento delle valute dei paesi emergenti

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Come raccontato a più riprese, l’attuale fase di recupero del commercio internazionale e debolezza del dollaro che, dopo la breve fase di recupero di marzo è tornato ai livelli di fine febbraio (1.22 dollari per euro in data 21 maggio), sta favorendo le valute dei paesi in via di sviluppo, come Messico, Brasile, Russia, India e Sudafrica.

Tra le valute che chiudono la settimana finanziaria con le performance migliori troviamo sicuramente il Rublo Russo e il Rand Sudafricano con un apprezzamento settimanale rispettivamente pari al 0.7% e 1%.

Particolarmente rilevante è il rimbalzo del Rublo russo che, ad inizio anno, aveva dato alcuni segnali d’incertezza causati dall’introduzione di un nuovo round di sanzioni da parte degli Stati Uniti.

Tasso di Cambio verso il Dollaro



I fattori da tenere in considerazione nell’analisi del bear trend del dollaro sono molteplici, e strettamente collegati tra di loro.

Bassi tassi d’interesse. I tassi d’interesse sui bond americani continuano ad essere molto bassi e sotto al 1.7%. Secondo alcuni analisti ciò è dovuto agli acquisti di titoli di stato da parte della FED, che stanno stabilizzando artificialmente i tassi impedendo ai prezzi dei titoli di scendere. A sostegno di questa tesi vi sono i dati relativi allo stato patrimoniale della banca centrale disponibile sul sito della Federal Reserve Bank of St. Louis. Come si può osservare dal grafico, a partire da marzo 2020 si è assistito ad un forte incremento del total assets della Federal Reserve, il quale è prevalentemente composto da bond statali, sfiorando gli 8 mila miliardi di dollari nel corso dell’ultima settimana.

Asset totali della Federal Reserve
Fonte: FRED


Inflazione e Aspettative. Negli ultimi mesi, si è ricominciato a parlare dopo molto tempo del pericolo dell’inflazione, a causa del repentino aumento dei prezzi di beni e servizi soprattutto negli Stati uniti. Infatti, ad aprile l’Indice dei prezzi al consumo è cresciuto del 4.2% in termini tendenziali. L’aumento generalizzato dei prezzi al quale stiamo assistendo è dovuto principalmente da due fattori:

  • il forte aumento della liquidità;
  • il significativo incremento dei prezzi delle materie prime dovute al mismatch tra domanda e offerta.
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Nonostante secondo la maggior parte delle istituzioni monetarie, FED compresa, si tratti di un aumento temporaneo, i timori di ulteriori rialzi spaventano i mercati finanziari, generando il deprezzamento del biglietto verde. In questo contesto, se le preoccupazioni dei mercati finanziari dovessero avverarsi e l’inflazione dovesse rimanere permanentemente alta, allora secondo l'approccio monetario la FED sarà costretta ad aumentare i tassi d’interesse nominali sui titoli di stato portando alla riduzione del loro valore.

Le ripercussione sui mercati emergenti

Nel grafico che segue sono confrontati i tassi di interesse nominali dei bond di Brasile (9.4%), Messico (7.1%), Russia(7.1%), India(6%) e Sudafrica (9%).

Rendimenti bond 10 anni: paesi emergenti
Fonte: DailyDataLab



Il clima d'incertezza sull’inflazione in USA e il timore di cadute del valore dei titoli statunitensi, sta spingendo i detentori di fondi a diversificare il proprio portafoglio verso asset a maggior rendimento anche se più rischiosi, deprezzando il dollaro e sostenendo le valute emergenti.