Uno sguardo alle esportazioni agroalimentari europee

La sospensione dei dazi della disputa commerciale USA-UE spinge l’export agroalimentare verso gli Stati Uniti: nei primi nove mesi del 2021 è cresciuto del +8% rispetto al 2019

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Gli ultimi dati ExportPlanning relativi al commercio estero degli Stati membri dell’Unione Europea, accessibili attraverso il datamart Congiuntura Paesi UE, permettono di analizzare lo stato di salute delle esportazioni agroalimentari del Vecchio Continente, offrendo un resoconto della ripresa degli scambi in atto.

Il comparto agroalimentare, infatti, rientra in quella categoria di settori che hanno mostrato una maggior tenuta degli scambi internazionali, in virtù della sua tipica caratteristica “anticiclica” e di beni di prima necessità.
Dopo il calo tendenziale del -6% incontrato nell’arco dei mesi primaverili, i valori sono tornati in linea con quelli del 2019 già nel terzo trimestre, chiudendo l’anno con un ottimo risultato (+1.20%). Anche nel 2021, le esportazioni del comparto fanno registrare segnali positivi, mostrando così un’ulteriore intensificazione del proprio ritmo di crescita. In particolare, a seguito della robusta variazione positiva registrata nell’arco del secondo trimestre, giustificata dall’ “effetto base” di tipo statistico alla luce del confronto con il periodo dei primi lockdown mondiali, segue una crescita pari al +7% nel terzo trimestre dell’anno, come è possibile osservare dal grafico riportato.

Complessivamente, nei primi nove mesi dell’anno, l’export UE segna una crescita del +7.2% se confrontato con il corrispondente periodo del 2019.

Nel grafico che segue i principali mercati di destinazione del Food&Beverage made in EU sono posizionati sulla base del tasso di variazione relativo ai primi nove mesi del 2021 (asse y) e di quello complessivo del 2020, misurati entrambi rispetto al 2019. In questo modo è possibile evidenziare i paesi che, dopo aver registrato una crescita significativa delle importazioni dalla UE anche nell’anno della pandemia, continuano ad evidenziare una buona crescita (in alto a destra), e quelli che, invece, sono risultati in diminuzione nel 2020 e sono ora in pieno recupero sui livelli pre-crisi (parte sinistra del grafico).

Fonte: Elaborazioni ExportPlanning

Se comparate con i valori pre-crisi, in termini di distribuzione geografica, al netto dei principali partner UE (Germania, Polonia, Olanda, Romania), le vendite risultano in forte crescita in Cina (+13.6% fra Gennaio ed Agosto 2021 rispetto al 2019), Svizzera (+16.9%) e Norvegia (+18.3%), mercati che avevano già registrato un performance particolarmente positiva anche nel corso dell'anno pandemico. In particolare, è opportuno menzionare l’export di acqua e bevande analcoliche in Cina (+78% rispetto al 2019), di biscotti e prodotti da forno in Svizzera (+24%) e di olio d'oliva in Norvegia (+68%). In diminuzione, invece, le esportazioni verso il Giappone (-5.2%) e, seppur in misura minore, verso la Gran Bretagna (-1%), risultati che peggiorano ulteriormente le performance non particolarmente positive evidenziate lo scorso anno.

Infine, aumenta l’incidenza del Nord America fra le principali aree di importazione extra-UE. Oltre alla performance del Canada (+13.6%), spicca quella degli Stati Uniti, i cui acquisti di prodotti agroalimentari provenienti dall’Europa sono cresciuti dell’8%, arrivando a valere 14.2 miliardi di euro nei primi nove mesi del 2021.

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Un contributo alla crescita delle importazioni americane dalla UE è data dall'aumento delle vendite di bevande alcoliche (+6% tra Gennaio-Settembre), che da giugno 2021 hanno ripreso a crescere a seguito della decisione presa da Stati Uniti ed Unione Europea di sospendere per cinque anni i dazi sui prodotti coinvolti dalla disputa commerciale tra le due sponde dell’Atlantico.
Come già documentato in un precedente articolo, il comparto degli alcolici è uno dei settori in cui la strategia tariffaria americana è risultata maggiormente differenziata per i diversi Stati membri. Nel caso dei vini fermi, ad essere colpiti sono stati i prodotti di origine francese (e spagnola), che hanno sperimentato una diminuzione della propria quota di mercato negli Stati Uniti; al contempo, i vini italiani non sono stati soggetti a tariffe, rinforzando di conseguenza il posizionamento competitivo del Belpaese. Nonostante la sospensione dei dazi abbia contribuito significativamente all’attuale ripresa dell’export francese di vini, questo non ha ancora colmato il gap con l’Italia, che sembra mantenere più o meno invariata la sua quota di export sul mercato americano.
Lo stesso non vale per i vini spumanti; sebbene le tariffe abbiano coinvolto direttamente lo champagne, la Francia ha assistito soltanto ad un "timidissimo" ridimensionamento a favore dell'Italia, già svanito.

Fonte: Elaborazioni ExportPlanning.


Conclusioni

La “pax” commerciale con gli USA ha rimesso in moto le spedizioni agroalimentari oltre Atlantico. Nel mercato americano, primo sbocco commerciale per l’agroalimentare UE, l’export dei Ventisette ha messo a segno un risultato che sta contribuendo significativamente alla performance complessiva del comparto nel 2021.
La distensione nei rapporti commerciali tra i due blocchi potrebbe quindi influenzare positivamente il posizionamento competitivo dei paesi UE nei mercati internazionali in questa fase di ripresa post-pandemica.