Le importazioni USA di beni all’indomani del Liberation Day
Le importazioni statunitensi in frenata ad aprile-maggio 2025 dopo il boom del primo trimestre
Pubblicato da Silvia Brianese. .
Stati Uniti Guerra commerciale Congiuntura Analisi Mercati EsteriL’ultimo aggiornamento dei dati di commercio estero americano, raccolti da ExportPlanning all’interno del datamart Congiuntura USA, consente di monitorare l’andamento della domanda estera statunitense di beni dopo l’annuncio dei dazi del 2 aprile.
Come anticipato nell’articolo "Le importazioni USA nel I trimestre 2025: Oro, Farmaci e Tecnologia trainano gli scambi", nel primo trimestre 2025 le importazioni nominali di beni erano infatti aumentate del 25% rispetto allo stesso periodo del 2024, a fronte del fenomeno di “front-loading”, ossia l’anticipo degli acquisti da parte del mercato USA in previsione dei dazi. Tuttavia, ad aprile e maggio 2025 si osserva un’inversione di tendenza e un significativo rallentamento: le importazioni di beni hanno registrato un calo tendenziale pari all’1.7% ad aprile e allo 0.35% a maggio.
Nel grafico che segue è riportata la serie storica delle variazioni tendenziali delle importazioni mensili statunitensi.
Fig.1 - Importazioni degli Stati Uniti
(Variazioni tendenziali in dollari)

L’andamento delle importazioni statunitensi appare particolarmente interessante se letto alla luce della dinamica degli ultimi mesi: a partire da novembre 2024 (periodo successivo alla vittoria di Trump alle elezioni presidenziali) le importazioni di beni avevano registrato una crescita significativa, culminata a marzo 2025, che da solo segna una crescita di oltre il 30%.
Una delle possibili interpretazioni di questa dinamica è il cosiddetto “effetto scorte”, finalizzato ad anticipare l’impatto delle tariffe sulle importazioni statunitensi. Tuttavia, come discusso nell’articolo sopra citato, tale ipotesi deve essere valutata con cautela in quanto è necessario considerare sia i settori coinvolti e le relative aliquote, sia il contesto di incertezza commerciale e tensioni geopolitiche che ha caratterizzato questo periodo.
Tuttavia, a partire da aprile 2025 - in concomitanza dell'entrata in vigore dei primi dazi "reciproci" - introdotti dapprima come dazi "minimi" del 10% per tutti i partner commerciali ad eccezione della Cina - la crescita delle importazioni americane ha subito un brusco rallentamento. Scomponendo tali importazioni per partner commerciale, è possibile analizzare in maniera più approfondita la dinamica per i maggiori partner commerciali USA durante questi ultimi due mesi.
La dinamica delle importazioni USA ad aprile e maggio 2025: una valutazione per partner commerciali
Il grafico sottostante mostra i primi venticinque Paesi da cui gli Stati Uniti hanno importato maggiormente nel 2024, confrontando la variazione tendenziale delle importazioni americane del primo trimestre 2025 con quella registrata ad aprile e maggio 2025 rispetto allo stesso periodo del 2024.

Si osserva che le importazioni statunitensi di beni provenienti da Taiwan, Vietnam, Indonesia, Thailandia, Filippine, India e Malesia hanno continuato a crescere anche dopo l’annuncio delle tariffe USA, collocando questi Paesi nella parte in alto a destra del grafico. In questo cluster di performance positiva rientrano anche due paesi europei, Paesi Bassi e Francia, per i quali si sono registrate variazioni tendenziali positive sia nei primi tre mesi del 2025, sia ad aprile e maggio, nonostante l’entrata in vigore dei dazi al 10%.
Al contrario, a seguito del Liberation Day si evidenzia una contrazione delle importazioni statunitensi dai principali Paesi esportatori europei, come Italia, Germania e Spagna. Per questi Paesi il calo della domanda estera di beni è stato mediamente intorno al 5%, dunque inferiore all’aliquota tariffaria del 10%. Hanno invece subito una contrazione delle importazioni USA superiore al 10% nei mesi di aprile-maggio 2025 Belgio, Regno Unito, Canada e Singapore.
Infine, in merito alle importazioni statunitensi provenienti dalla Cina, dopo un primo trimestre 2025 sopra lo zero, nei mesi di maggio-aprile si è registrata una variazione tendenziale pari al -30%, evidenziando i primi effetti delle ingenti aliquote USA sui prodotti cinesi.
I settori che hanno “trainato” le importazioni USA dai vari partner in questi primi mesi del 2025
Il posizionamento dei diversi Paesi nel grafico precedente riflette sia l’entità dell’aliquota tariffaria bilaterale imposta dagli Stati Uniti, sia la presenza di settori o prodotti specifici che sono risultati ancora competitivi sul mercato americano.
Tra tutte emergono in particolare le economie asiatiche, a testimonianza dei profondi legami di filiera esistenti.
In particolare, le importazioni USA da Taiwan, Vietnam, Thailandia, Malesia e Indonesia hanno beneficiato principalmente dell’aumento delle importazioni di attrezzature ITC (computer, componenti elettroniche, elettronica di consumo, apparecchiature elettriche). Inoltre, il Vietnam ha visto crescere le esportazioni verso gli USA anche di prodotti del sistema moda (abbigliamento esterno, intimo, calzetteria, borse e valigie) e articoli per la casa (mobili, materassi, elementi di arredo). Non è quindi un caso che le prime "lettere tariffarie" inviate lo scorso 7 luglio hanno interessato proprio queste geografie, ad eccezione del Vietnam, con il quale è stato annunciato un accordo commerciale.
Un focus sui paesi europei: il caso di Francia e Olanda vs i principali esportatori europei
Senza dubbio, ad aver sostenuto le esportazioni europee sul mercato USA è stata la filiera farmaceutica e sistema salute - attualmente non colpite da tariffe e caratterizzata da importanti legami di filiera con il mercato americano. Tuttavia, per alcuni Stati Membri vi sono altri settori resilienti anche dopo l’introduzione dell’aliquota del 10%. In particolare:
- il settore delle macchine per la fabbricazione dei semiconduttori, delle macchine alimentari e delle macchine per sollevamento e movimentazione dei Paesi Bassi;
- il settore alimentare (bevande alcoliche e prodotti caseari) e sistema moda (gioielleria e pelletteria) della Francia.
Infine, altri settori che hanno contribuito a contenere il calo delle esportazioni verso gli Stati Uniti a seguito dell’imposizione dell’aliquota del 10% sui beni europei, sono il comparto dell’elettrotecnica (per la Germania e la Spagna), il sistema casa e gli alimentari confezionati (specialmente pasta, riso e farina) per l’Italia.
Conclusioni
Attraverso l’analisi dei dati americani di commercio estero è possibile avere un primo sguardo sugli effetti dei dazi sulle importazioni statunitensi. I dati confermano un forte “effetto front-loading” nel primo trimestre 2025, seguito da un rallentamento ad aprile-maggio, con dinamiche differenziate tra partner commerciali e settori. Emergono infatti cluster di paesi e comparti che, grazie alla propria specializzazione, riescono a mantenere livelli di esportazioni stabili o in crescita nonostante l’aumento delle barriere tariffarie.
Uno spunto interessante che sorge da questa analisi riguarda l’andamento del prezzo medio unico e la relativa elasticità commerciale, che rafforza l’ipotesi di specializzazione a favore della competitività dei mercati e che verrà approfondito in prossime analisi dedicate.