Il consuntivo 2021 certifica il diffuso recupero dai livelli pre-pandemici per l’export dei territori italiani

Nel 2021, 4 province su 5 hanno registrato valori di export superiori a quelli del 2019

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L'ultimo trimestre 2021 ha confermato diffusi recuperi dell'export dei territori italiani rispetto ai livelli pre-pandemici

Nel quarto trimestre del 2021, le esportazioni italiane hanno mantenuto lo stesso ritmo di crescita del trimestre precedente (+13.3% tendenziale nei valori in euro), chiudendo l’anno con una performance di aumento complessivo superiore ai 18 punti percentuali rispetto al 2020.

Si tratta di un pieno recupero dei livelli pre-pandemici per le esportazioni nazionali: +7% rispetto ai valori registrati nel 2019. Tale risultato ha accomunato circa l’80 per cento delle province italiane.

A livello geografico la maggiore diffusione di province in pieno recupero rispetto ai livelli di export pre-pandemici è localizzabile nel Nord-Est (91% dei territori), e – a seguire – nel Nord Ovest (84% delle province). Relativamente meno performanti risultano, invece, i territori del Centro (dove peraltro ben il 73% delle province ha registrato valori 2021 del proprio export superiori a quelli del 2019) e del Mezzogiorno (71% delle province in pieno recupero rispetto ai livelli pre-crisi).

Va tuttavia evidenziato che in diversi casi un contributo rilevante al recupero dei fatturati esteri provinciali derivano da filiere legate alla lavorazione delle materie prime - con particolare riferimento ad energetici e metalli - che, via rialzi dei prezzi in un contesto altamente inflattivo, hanno contribuito al sostegno dei valori nominali.

Le performance del quarto trimestre 2021

L'ultimo trimestre 2021 ha visto crescite diffuse
soprattutto nei territori del Nord e del Centro

Nell’ultimo trimestre dell’anno scorso, l’80% delle province italiane ha sperimentato una crescita tendenziale del proprio export. Tale quota sale al 92 per cento per le province del Nord Ovest (con 23 su 25 territori in crescita tendenziale nel trimestre), e risulta sopra la media nazionale per le province del Nord Est (86%) e del Centro (82%). Di contro, risultati meno diffusamente positivi si registrano nelle province del Sud, dove peraltro una quota maggioritaria di territori (68 per cento) evidenzia crescite tendenziali delle proprie esportazioni.

Export dei territori italiani nel 4° trimestre 2021
variazioni % tendenziali in euro

Fonte: ExportPlanning - tool Exportpedia

Nel Nord Ovest, particolarmente dinamico è risultato l’export delle province di Milano (+1.7 miliardi di euro rispetto al corrispondente periodo 2020, pari al +16%, grazie soprattutto ad un forte rimbalzo positivo dei segmenti del Sistema Moda (abbigliamento, calzature e gioielleria su tutti), seguito dalle positive performance delle province di Brescia (+737 milioni di euro, pari al +17.3%, trainata dalle crescite dei valori nominali di metalli non ferrosi e acciai), Torino (+608 milioni di euro, con un exploit del segmento aerei verso Regno Unito e Francia), Bergamo (+406 mln €, con il segmento chimica di base ad offrire i maggiori contributi) e Cremona (+301 mln €, con un guadagno di oltre 26 punti percentuali, grazie soprattutto ad acciaio e tubi in acciaio).

Nel Nord Est, la provincia di Vicenza si segnala come la più dinamica nel 4° trimestre 2021, con un export in crescita tendenziale di 812 milioni di euro (+17.1%, trainato dal segmento gioielleria), davanti a Parma (+798 milioni di euro, per un guadagno di quasi il 41%, grazie ai rilevanti contributi del settore farmaceutico), Bologna (+460 mln €, con i maggiori contributi da tabacco e autoveicoli), Modena (+425 mln €, con il settore piastrelle trainante), Udine (+410 mln €, pari al +28.4%, grazie soprattutto alle crescite nei valori nominali del segmento acciaio), Reggio Emilia (+388 mln €, trainato da tubi in acciaio e caldaie, valvole e cuscinetti), Padova (+372 mln €) e Verona (+337 mln €). Di segno opposto, invece, va segnalata la flessione tendenziale delle esportazioni della provincia di Piacenza (-501 milioni di euro, per una perdita pari a quasi 27 punti percentuali), con i maggiori contraccolpi dai segmenti computer e unità periferiche ed elettrodomestici per la casa.

Al Centro Italia, si conferma la leadership di crescita della provincia di Firenze, il cui export è aumentato nell’ultimo trimestre di quasi 800 milioni di euro rispetto al corrispondente periodo del 2020 (pari al +19.8%) - trainato dai recuperi del Sistema Moda (pelletteria, abbigliamento e calzature su tutti) -, precedendo per incrementi assoluti le province di Latina (+630 milioni di euro, pari al +35.6%) e Ascoli Piceno (+368 mln €, pari al +72%) [in entrambi i casi trainate dalle performance eccellenti del settore farmaceutico] e Roma (+288 mln €, con un forte contributo dall'export di aerei). Di contro, va evidenziata la performance particolarmente negativa delle esportazioni della provincia di Arezzo, che nell’ultimo trimestre dell’anno hanno perduto quasi 1.2 miliardi di euro rispetto al corrispondente periodo 2020 (per una riduzione pari al 32.1%), a causa della caduta tendenziale del segmento metalli non ferrosi.

Infine, nel Mezzogiorno si ravvisano le forti crescite nei valori – significativamente condizionati dai forti rialzi dei prezzi del settore petrolifero – delle esportazioni delle province di Siracusa (+1.3 miliardi di euro rispetto al corrispondente trimestre 2020) e Cagliari (+804 milioni di euro), a cui si aggiungono gli aumenti dell’export delle province di Napoli (+200 milioni di euro, con contributi significativi dai segmenti farmaci e navi e imbarcazioni) e Taranto (+152 milioni di euro, pari al +65.1%, trainato delle crescite nei valori nominali di acciaio). All’opposto, risultano particolarmente penalizzate le performance delle esportazioni provinciali di Chieti (-362 milioni di euro, per una perdita pari a quasi 22 punti percentuali) e Potenza (-357 milioni di euro, pari al -33%), in entrambi i casi fortemente condizionate dal negativo andamento del segmento autoveicoli.

I consuntivi 2021 a confronto con quelli 2019

I territori che più hanno recuperato i livelli pre-pandemici e quelli, invece, ancora con un gap da colmare

Export dei territori italiani a consuntivo 2021: confronto con il 2019
variazioni % in euro

Fonte: ExportPlanning - tool Exportpedia

Il confronto tra i risultati delle esportazioni 2021 con quelli dell’ultimo anno prima della crisi pandemica (2019) segnala nell’area di Nord Ovest del paese i maggiori recuperi per le province di Brescia (+2.5 miliardi di euro rispetto al 2019, pari a quasi 15 punti percentuali in più, grazie alle crescite nei valori nominali delle vendite della filiera dei metalli), Torino (+2 miliardi di euro circa di maggiori valori esportati, pari a quasi 11 punti percentuali in più, con i maggiori contributi da autoveicoli e gioielleria), Mantova (+1.2 miliardi di euro, pari ad oltre 18 punti percentuali sopra i valori 2019, in virtù soprattutto delle forti crescite nominali del segmento acciai), Varese (+987 milioni di euro, con contributi rilevanti dalle vendite del comparto Chimico-farmaceutico: farmaci e chimica di base su tutti), Bergamo (+973 mln €, grazie soprattutto alle crescite dei segmenti chimica di base e autoveicoli), Monza-Brianza (+931 mln €, fortemente trainata dal segmento farmaci), Cremona (+806 mln €, per oltre 17 punti percentuali in più rispetto al 2019, sospinta dagli incrementi nominali di tubi in acciaio e acciaio), Milano (+663 mln €, grazie soprattutto al forte recupero del segmento abbigliamento) e Cuneo (+662 mln €, sospinta dalle vendite di Agroalimentare: vino, cioccolato e dolciumi in primis). Di contro, non hanno saputo ancora recuperare i livelli pre-pandemici le esportazioni delle province di Alessandria (-400 milioni di euro, penalizzata dalla negativa performance nelle media del biennio 2020-2021 del segmento orafo), Pavia (-345 milioni di euro, con forti segni rossi per i segmenti del Sistema Moda: in primis abbigliamento e, in misura minore, calzature), Biella (-240 milioni di euro, complice la flessione del segmento tessile-abbigliamento) e Como.

Il confronto 2021 versus 2019 dei livelli di esportazione nell’area di Nord Est del paese evidenzia come province più dinamiche quelle di Vicenza (gioielleria ed elettrotecnica i segmenti più dinamici) e Parma (entrambe +1.8 miliardi di euro) [quest'ultima grazie in particolare alle esportazioni di farmaci], Modena (trainata da autoveicoli e piastrelle) e Verona (entrambe +1.5 miliardi di euro), Bologna (+1.3 miliardi di euro) e Trieste (+1.2 miliardi di euro, grazie al ruolo di traino delle vendite di navi, yacht e imbarcazioni verso gli Stati Uniti). Non hanno, invece, ancora recuperato i livelli pre-pandemici le esportazioni delle province di Piacenza (-458 milioni di euro rispetto al 2019, con le maggiori penalizzazioni dal comparto Sistema Moda (abbigliamento e calzature su tutti) e, seppur di poco, Rovigo.

Al Centro Italia, a consuntivo 2021 si segnalano i forti recuperi delle esportazioni delle province di Roma (+2.1 miliardi di euro dal confronto con i dati 2019, pari al +19.7%, con un forte contributo positivo ai valori nominali dalle vendite del segmento metalli non ferrosi verso Polonia e Germania), Arezzo (che, nonostante il pesante calo dell’ultimo trimestre dell’anno scorso, ha messo a segno un incremento di quasi 1.2 miliardi di euro tra il 2019 e il 2021, grazie soprattutto alla gioielleria), Firenze (+1.1 miliardi di euro, con calzature e gioielleria i segmenti più dinamici) e Siena (+933 milioni di euro, con un ruolo trainante di farmaci e autoveicoli). Di contro, ci sono province che non hanno saputo ancora recuperare i livelli pre-pandemici: in particolare, Frosinone (-855 milioni di euro a consuntivo 2021 rispetto al 2019, a causa della flessione rilevante del segmento farmaceutico), Latina (-505 mln €, con il comparto Chimico-farmaceutico [farmaci e prodotti farmaceutici di base] in marcata riduzione), Fermo (-171 mln €, penalizzata dai cali di Sistema Moda e Sistema Casa), Ascoli Piceno (che, nonostante i guadagni del trimestre più recente, si è fermata a consuntivo 2021 a 104 milioni dai livelli 2019, a causa soprattutto del calo complessivo delle vendite di farmaci), Pistoia (-96 mln €) e Prato (-35 mln €).

Nei territori del Sud, Siracusa (+682 milioni di euro, grazie ai prodotti petroliferi), Campobasso (+393 mln €, con una rilevante crescita delle vendite del segmento autoveicoli verso gli Stati Uniti), Salerno (+359 mln €, guidata da dolciumi, condimenti e piatti pronti, soprattutto verso USA e Regno Unito), L’Aquila (+329 mln €, con i maggiori guadagni dalle vendite di componenti elettronici verso USA e Giappone) e Napoli (+270 mln €, grazie - ancora una volta - al segmento farmaci) risultano le province con i maggiori guadagni nei valori esportati 2021 rispetto a quelli 2019. All’opposto, Potenza e Chieti (entrambe significativamente penalizzate dalla crisi automotive), Taranto (penalizzata dalle vendite in calo del segmento aerei verso gli USA, oltre che di quelle di acciaio), Bari (autoveicoli e farmaci i segmenti più in rosso) e Cagliari risultano le province con i maggiori gap nel confronto tra i valori esportati nel 2021 e quelli pre-pandemici.

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Conclusioni

Nel corso del 2021 la gran parte dei territori italiani (88%) ha sperimentato una crescita delle proprie esportazioni rispetto al 2020. L'intensità di tale crescita è stata - nella stragrande maggioranza dei casi territoriali analizzati (in media 4 su 5 territori) - tale da più che compensare le perdite eventualmente subite nel corso del 2020. Una parte non piccola di tale recupero è peraltro riconducibile, in numerosi casi, agli effetti sui prezzi alle esportazioni dei rilevanti incrementi delle quotazioni delle materie prime verificatisi lo scorso anno.

Al netto di alcuni territori che presentano ancora un gap da colmare, il sistema delle imprese esportatrici italiane nel suo complesso ha, quindi, inaugurato il 2022 avendo già recuperato nei valori nominali quanto lasciato sul campo dalla crisi pandemica (con un nuovo livello record delle esportazioni nazionali, per la prima volta salite sopra la soglia dei 500 miliardi di euro).

Alla luce di un peggioramento del quadro congiunturale internazionale, intravisto già sul finire dell'anno scorso e reso più rischioso alla luce dell'esplosione del conflitto russo-ucraino, il 2022 sarà per gli esportatori italiani un altro anno non semplice, in cui fare tesoro di quelle doti di resilienza che hanno garantito il recupero diffuso dopo i contraccolpi della crisi pandemica.