Protezionismo USA e settori premium-price italiani: come valutare l'impatto dei dazi sulle importazioni statunitensi?
L’elasticità di sostituzione commerciale come parametro chiave per valutare l’effetto delle tariffe sulle importazioni statunitensi
Pubblicato da Silvia Brianese. .
Premium price Mercati esteri Made in Italy Internazionalizzazione Incertezza Importexport Guerra commerciale Export ItaliaSin dai primi mesi del suo mandato, l’amministrazione Trump 2.0 ha intrapreso una decisa virata protezionistica, promuovendo misure volte a rafforzare la capacità produttiva del settore manifatturiero nazionale e a ridurre il disavanzo della bilancia commerciale. Questa strategia segna una netta discontinuità rispetto all’approccio multilaterale, traducendosi in una frizione con le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), apertamente contestate in nome della sicurezza economica e dell’interesse nazionale sin dal primo mandato del tycoon.
In particolare, nei confronti dell'Unione Europea, il periodo di sospensione delle c.d. tariffe generalizzate - al termine del quale l'aliquota sui beni importati potrebbe salire dal 10% al 20% - è in scadenza il 9 luglio e gli ultimi provvedimenti hanno visto, lo scorso 4 giugno, l’entrata in vigore di tariffe aggiuntive del 50% su acciaio, alluminio e prodotti derivati. L'ultima azione prosegue lungo la linea protezionistica avviata sin dall'insediamento della neo-amministrazione Trump e che ha visto, inoltre, l'introduzione di tariffe del 25% su autoveicoli e parti.
Tariffe USA vs Most Favoured Nation: i settori italiani più esposti
Complessivamente, quindi, sulle esportazioni italiane (ed europee in generale) sussistono contemporaneamente diverse tipologie di azioni tariffarie. Per avere un quadro completo, nella tabella che segue sono riportati i primi dieci settori di esportazione italiana verso il mercato USA.
Per ciascun comparto ExportPlanning, sono indicate sia l’aliquota Most Favoured Nation (MFN), che rappresenta lo scenario baseline nei rapporti commerciali tra Unione Europea e Stati Uniti - ossia l'aliquota doganale standard che gli Stati Uniti applicano a tutti gli altri membri del WTO - sia la tariffa media ponderata attualmente in vigore, aggiornata alla luce degli ultimi provvedimenti dell’amministrazione Trump, che introducono tariffe aggiuntive rispetto alla MFN.
Nell’ultima colonna, invece, è riportata la percentuale di prodotti appartenenti alla fascia di prezzo alta1, per ciascun settore. Questo indicatore è utile per dare una valutazione più precisa dell’impatto delle tariffe statunitensi sulle importazioni italiane, evidenziando i comparti in cui la qualità del prodotto Made in Italy è un fattore preponderante.
Tab.1 - Principali settori di esportazione italiana in USA (2024)
Settore | Descrizione | Export italiano in USA 2024 (MLD €) | Share USA su export ITA (%) | Tariffa Media Ponderata* (%) | Aliquota tariffa MFN (%) | Quota import fascia alta (%) |
---|---|---|---|---|---|---|
E4.11 | Farmaci | 10.1 | 20.0 | 0.3 | 0.0 | 98 |
F3.11 | Automobili, autobus e roulotte | 3.6 | 23.2 | 27.5 | 2.5 | 100 |
E0.42 | Bevande alcoliche | 2.5 | 23.5 | 11.2 | 1.2 | 67 |
E0.12 | Olio, condimenti e spezie | 1.7 | 30.2 | 12.6 | 2.6 | 59 |
E2.13 | Abbigliamento esterno | 1.7 | 8.9 | 21.3 | 11.3 | 99 |
E2.71 | Gioielleria, orologi e bigiotteria | 1.7 | 10.1 | 14.4 | 4.4 | 5 |
E2.22 | Calzature | 1.5 | 13.1 | 19.9 | 9.9 | 100 |
E2.31 | Profumi e cosmetici | 1.4 | 20.5 | 10.1 | 0.1 | 90 |
D3.32 | Motori ed altre componenti per aerei | 1.4 | 38.4 | 13.8 | 0.0 | 41 |
E2.21 | Borse, valigie e portafogli | 1.2 | 12.7 | 18.8 | 8.8 | 100 |
*Nota: la tariffa media ponderata è stata calcolata nell'ipotesi dei dazi "reciproci" del 10% - attualmente in vigore verso l'Europa - e delle aliquote relative ai prodotti disciplinati da ordini esecutivi specifici, come auto e parti, acciaio, alluminio e loro derivati.
I provvedimenti sono da intendersi aggiuntivi alle tariffe MFN.
In particolare, il settore più importante per le vendite italiane negli Stati Uniti è quello farmaceutico, le cui esportazioni rappresentano oltre il 14% delle esportazioni totali italianeverso gli USA, i beni alimentari (specialmente bevande alcoliche, olio, condimenti e spezie) e i prodotti del sistema moda (come abbigliamento esterno, profumi, cosmetici, e calzature).
Tuttavia, l'elemento di attenzione da segnalare per questi settori è l'incidenza della fasce premium-price: in tutti i casi, essi sono caratterizzati da un'elevata quota di prodotti appartenenti alla fascia di prezzo alta, suggerendo che le esportazioni italiane in questi comparti si differenziano per qualità, rendendole potenzialmente meno sostituibili con altri prodotti.
Il ruolo dell'elasticità di sostituzione commerciale nella valutazione delle tariffe sui beni importati
Per analizzare l’impatto dei dazi statunitensi sulle esportazioni italiane, oltre a valutare l’ammontare del dazio che verrà effettivamente trasferito sul prezzo finale al mercato americano, è infatti necessario tenere conto dell’elasticità di sostituzione commerciale di un bene importato, che esprime come l'import di quel bene varia al variare del suo prezzo relativo. In tale prezzo, oltre ai costi di trasporto, viene incluso anche l'aumento derivante dall’applicazione del dazio. L'elasticità di sostituzione commerciale indica quindi il grado di sostituibilità tra le importazioni da un paese con le importazioni da altri paesi e, soprattutto, con la produzione di origine nazionale.
Il tema dell’elasticità di sostituzione commerciale, già ampiamente trattato dalla letteratura economica, mostra come un’elevata sensibilità delle importazioni ai prezzi renda il prodotto più esposto al rischio tariffario. Un’analisi empirica di tale elasticità, sebbene complessa, consente di individuare i settori italiani più vulnerabili a variazioni della politica commerciale e, di conseguenza, di pianificare eventuali riallocazioni strategiche delle esportazioni verso mercati alternativi.
Conclusioni
L’integrazione dell’elasticità di sostituzione commerciale nella valutazione degli impatti tariffari consente di cogliere con maggiore precisione i settori più vulnerabili, ossia quelli in cui il prezzo incide fortemente sulle scelte di consumo e in cui è più alta la probabilità che le importazioni italiane vengano sostituite. In questo contesto, la presenza di una quota elevata di beni “premium-price” nei settori più significativi dell’export italiano rappresenta un elemento di parziale mitigazione del rischio, poiché tali prodotti risultano meno facilmente sostituibili. Tuttavia, per le imprese italiane, valutare delle strategie di diversificazione geografica dei mercati di sbocco resta una scelta strategica per ridurre l’esposizione complessiva al rischio commerciale.
1) Con “fascia di prezzo alta” si intendono i prodotti ad alta qualità il cui prezzo pagato dal mercato è superiore a quello medio a cui avvengono gli scambi mondiali del prodotto.