Export alimentare italiano negli USA: chi paga il dazio?

.

Made in Italy Importexport Guerra commerciale Export Italia

L’aumento delle tariffe doganali statunitensi, che potrebbe raggiungere il 30% a partire dal primo agosto, unito all’attuale svalutazione del dollaro, genera un duplice effetto negativo per la competitività dei prodotti europei sul mercato americano: da un lato, l’applicazione del dazio aumenta il prezzo all’importazione; dall’altro, un dollaro più debole rende i beni europei, espressi in euro, più costosi per gli acquirenti statunitensi.

Come discusso nell’articolo “Le importazioni USA di beni all’indomani del Liberation Day”, alcuni effetti dei primi dazi di Trump hanno iniziato a manifestarsi nei mesi di aprile e maggio 2025.

Tuttavia, per comprendere l’effetto complessivo delle tariffe sulla competitività dei beni esportati dall'Unione Europea, è importante tenere in considerazione una pluralità di fattori, tra cui la distribuzione del costo del dazio lungo la filiera commerciale. Un fattore cruciale è rappresentato dall’ammontare del dazio che viene effettivamente trasferito sul prezzo al mercato USA, al netto cioè di quello che potrebbe essere una quota che assorbita da riduzioni di margini da parte dei produttori, al fine di non perdere completamente il posizionamento sul mercato americano.
Anche se formalmente i dazi statunitensi sono a carico dell’importatore americano, nella pratica la loro incidenza dipende infatti dagli accordi contrattuali internazionali stipulati con il venditore estero.

Alla luce di queste considerazioni teoriche, è interessante analizzare le dinamiche che hanno caratterizzato le variazioni dei valori medi unitari (o prezzi medi unitari)1 delle esportazioni italiane verso gli Stati Uniti nel settore Alimentare, per capire se abbiamo avuto luogo dinamiche di riduzione dei margini dei produttori italiani, tenendo in considerazione che l'aliquota media ponderata per le esportazioni italiane del settore è stati pari al 14% nei mesi di Aprile e Maggio.

Analisi delle variazioni del valore medio unitario per le importazioni americane di prodotti alimentari italiani

L’analisi, condotta a livello merceologico sulla base della classificazione HS, si basa sui dati di commercio estero USA disponibili sulla piattaforma ExportPlanning e si concentra sulle importazioni americane di Beni Alimentari Confezionati (Codice ExportPlanning E0) provenienti dall’Italia.

Il grafico seguente mette in relazione la variazione annuale del valore medio unitario tra il 2023 e il 2024 (asse X), con la variazione tendenziale su base annua del valore medio unitario nel bimestre aprile-maggio 2025, rispetto allo stesso periodo del 2024 (asse Y).

Fonte: ExportPlanning - Datamart Ulisse

Osservando il grafico, si nota come diversi prodotti si collocano lungo la bisettrice, ad indicare che nei mesi di Aprile e Maggio 2025 hanno registrato variazioni di prezzo in linea di continuità con la variazione media osservata nell’intero 2024.

Oltre alla nuvole di punti centrale, è possibile identificare un'area di prodotti collocati al di sopra la bisettrice. Si tratta dei beni che nei mesi di Aprile e Maggio 2025 hanno mostrato un aumento tendenziale del prezzo medio unitario rispetto al 2024.
Tra questi si trovano principalmente preparazioni pronte, conserve di frutta e succhi, oltre che oli diversi da quello di oliva.

Particolarmente interessante appare il cluster di prodotti situati sotto la bisettrice, che rappresentano quelli che, nei mesi di Aprile e Maggio 2025 hanno registrato una variazione tendenziale negativa del prezzo medio unitario (al di sotto dello 0). In questo cluster ritroviamo diversi prodotti simbolo del Made in Italy, come salsa di pomodoro, insaccati, pasta ripiena e formaggi; prodotti per i quali la flessione dei VMU appare comunque "limitata", ma presente.

È significativo notare come gran parte di questi prodotti appartenga al settore delle bevande alcoliche, in particolare superalcolici ma anche vino in bottiglia. In quest'area ritroviamo inoltre diverse bevande analcoliche e l'olio d'oliva, che sembra tuttavia in discesa rispetto ai forti aumenti dello scorso anno. La riduzione del prezzo medio unitario per questi prodotti potrebbe indicare che i produttori italiani hanno assorbito, almeno in parte, il costo del dazio per mantenere la propria competitività sul mercato statunitense, in misura variabile in relazione al settore.

Conclusioni

Sebbene ancora in fase preliminare, questa analisi è utile per monitorare l’evoluzione dell’impatto dei dazi nei prossimi mesi. Infatti, l’introduzione dei dazi su diverse categorie di prodotti importati rischia di alterare le dinamiche di prezzo sui mercati internazionali, influenzando sia le strategie di prezzo degli esportatori italiani, sia l’accessibilità dei prodotti per i buyers americani.
Questa situazione potrebbe sostenere una maggiore diversificazione dei propri mercati di sbocco, valorizzando i legami commerciali con l’Unione Europea e altri paesi.


1) Il valore medio unitario (o prezzo medio unitario) è calcolato come il rapporto tra il valore di import (definito al prezzo CIF) e la quantità di bene importata.