Accordo UE-Cina su tutela Igp e Dop: le opportunità per l’export italiano

La sigla dell’accordo apre opportunità interessanti per gli esportatori di prodotti tipici della filiera agroalimentare made in Italy

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Mercati esteri Made in Italy Internazionalizzazione Asia Agroalimentare Export Italia

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Sono passati ormai tre mesi dall’entrata in vigore dell’accordo bilaterale tra la Cina e l’Unione Europea sulle indicazioni geografiche (IG). Con negoziati svoltisi a partire dal 2010, l’accordo prevede il mutuo riconoscimento di una doppia lista di cento prodotti a Indicazione Geografica (100 europei e 100 cinesi), integrando inoltre un meccanismo che permetterà di aggiungere altri 175 prodotti allo scadere dei quattro anni dall’entrata in vigore (1 marzo 2024).
L’Italia, con 26 prodotti tutelati, è il paese europeo più rappresentato nell’elenco delle specialità comprese nell’accordo. Risulta dunque particolarmente utile riflettere sui limiti entro i quali l’interscambio commerciale tra Italia e Cina possa essere influenzato dal patto, ponendo un accento sulle potenzialità di crescita dei prodotti dell’export agroalimentare italiano sul mercato cinese.


Filiera agroalimentare: cosa esporta l’Italia in Cina?


Nel 2019, la Cina è stata la seconda destinazione asiatica per le esportazioni italiane dell’agroalimentare (preceduta dal Giappone), per un valore complessivo di poco superiore ai 390 milioni di euro. In particolare, lo scorso decennio è stato caratterizzato da una crescita particolarmente sostenuta delle esportazioni italiane: fra il 2010 ed il 2020, la domanda cinese di prodotti alimentari made in Italy è passata dai 137 ai 391 milioni di euro, registrando un tasso di crescita medio annuo pari al 11%. Come mostrato nel grafico di seguito, l’incremento ha coinvolto principalmente prodotti di medio-alta qualità, a testimonianza della crescente attenzione che i consumatori cinesi rivolgono ai beni alimentari sani tipici della dieta mediterranea.


Per comprendere meglio i possibili futuri sviluppi della relazione commerciale tra Italia e Cina, è necessario analizzare più da vicino l’attuale fisionomia dell’export agroalimentare italiano, verificando quali categorie merceologiche giocano un ruolo centrale nelle vendite. Nel grafico che segue, i diversi segmenti sono posizionati sulla base del valore delle esportazioni italiane verso la Cina nel 2019.


Fonte: elaborazioni ExportPlanning

Il ventaglio di prodotti dell’agroalimentare destinati in Cina è piuttosto ampio e include una vasta gamma di settori. Spiccano su tutti le bevande alcoliche, che trainano le vendite con un valore di export di 154 milioni di euro. Ad essere particolarmente richiesti sono anche beni appartenenti al comparto dolciario, cioè zucchero, cioccolata, dolciumi e gelati (valore export pari a 43 milioni di euro), seguiti da carne e pesce (38 milioni di euro). Inoltre, il settore caseario gode di particolare successo, alla luce di un valore delle esportazioni di latte, yogurt, burro e formaggi pari a circa 30 milioni di euro. Tra gli altri prodotti principalmente richiesti da Pechino troviamo riso, pasta e farina, le cui vendite sono più che raddoppiate dal 2014 al 2019, insieme ad altri alimenti tipici dell’agroalimentare italiano, come i biscotti ed altri prodotti da forno (13.2 milioni di euro) e gli ortaggi e la frutta (13 milioni di euro).


Accordo UE-Cina: i prodotti italiani interessati


Dopo aver evidenziato i diversi prodotti di punta dell’agroalimentare sul mercato cinese, è importante porre un focus su quelli direttamente inclusi nell’accordo commerciale sulle indicazioni geografiche.
Come sottolineato in precedenza, l’accordo siglato tra Cina ed Unione Europea interessa in primis l’Italia, che vede partecipare ben 26 prodotti Dop e Igp all’elenco delle 100 merci di origine europea interessate. Si tratta, nello specifico, di varie eccellenze dell’agroalimentare del Belpaese, come i formaggi (Grana Padano, Asiago, Mozzarella di bufala etc.), i vini (Asti, Bardolino Superiore, Barolo, Montalcino, Chianti, etc.), i prosciutti (San Daniele, Parma, bresaola della Valtellina), l’aceto Balsamico e la grappa. Nel 2020, i consumatori cinesi hanno acquistato i prodotti in questione per un ammontare complessivo di 124 milioni di euro. Tali beni costituiscono insieme circa il 31% dell’export agroalimentare italiano verso la Cina.

A partire dal 2010, la domanda di questi prodotti ha conosciuto una spiccata crescita sul mercato cinese: prima di registrare una battuta d’arresto in occasione dello shock pandemico, le esportazioni italiane sono passate dai 37 milioni di euro del 2010 ai 150 milioni nel 2019.


Fonte: elaborazioni ExportPlanning

Il grafico riportato illustra la dinamica delle vendite italiane in Cina, riportando a 100 il valore dell’export nel 2011. Come mostrato, i beni che osservano la migliore dinamica sono i formaggi, con le esportazioni che toccano quota 21 milioni di euro nel 2020. A guidare la crescita sono in particolare la mozzarella (da sola vale la metà delle vendite del comparto) e formaggi stagionati come il pecorino e il Grana Padano. La pandemia non ha arrestato la domanda cinese per questa tipologia di prodotti, che segna un incremento tendenziale delle esportazioni pari al +23%, a fronte di una diminuzione delle vendite di grappa e di prosciutti rispettivamente del -40% e -31%. Più contenuto, sebbene ugualmente significativo, il calo registrato dai vini (-23%) e dall’aceto (-8%), due beni i cui scambi con la Cina sono stati caratterizzati da ritmi di crescita pressoché costanti nell’arco dello scorso decennio: mentre l’export di vini è passato dai circa 60 milioni di euro del 2011 ai 100 milioni del 2020, le importazioni cinesi di aceto sono più che raddoppiate (dai 5 milioni di euro ai circa 14 milioni di euro).


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Conclusioni

Nonostante le tensioni commerciali con gli Stati Uniti costituiscano un fattore di instabilità, il mercato cinese rappresenterà sempre più una elevata opportunità per le imprese agroalimentari italiane che vogliono crescere sul mercato mondiale.
L’analisi condotta ha mostrato come alcuni prodotti tipici dell’agroalimentare made in Italy godano di un apprezzamento crescente presso i consumatori cinesi. Si prevede dunque che l’entrata in vigore dell’accordo Cina-UE per la tutela di DOP e IG darà, nell’arco dei prossimi mesi, un ulteriore impulso alla crescita già in atto. Esso potrebbe infatti fare da volano per accrescere la conoscenza dei prodotti made in Italy sul mercato, abbattendo le pratica dell'Italian Sounding e sostenere la crescita di alcuni prodotti, come i vini, che ancora non sembrano ottenere risultati in linea con le loro potenzialità.