L’accordo sugli investimenti Cina-UE

La Commissione Europea ha raggiunto un’intesa di principio con la Cina in materia di investimenti. I principali punti di opportunità e criticità

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Accordi di libero scambio Europa Asia Accessibilità mercato

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Gli ultimi giorni del 2020 sono stati particolarmente proficui sul fronte dell’attivismo dell’Unione Europea nella relazioni commerciali internazionali. Pochi giorni dopo il raggiungimento dell’accordo commerciale con la Gran Bretagna, la Commissione Europea ha infatti dichiarato di aver raggiunto un’intesa di principio con la Cina in merito al Comprehensive Agreement on Investment (CAI), attesissimo accordo sugli investimenti bilaterali UE-Cina, che ha richiesto sette anni di negoziati e più di 35 round di colloqui.
Il Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha definito il raggiungimento dell’intesa un passo significativo nelle relazioni commerciali europee con il Paese del Dragone. Sicuramente il raggiungimento dell’accordo potrebbe costituire un buon preludio ai negoziati per un accordo di libero scambio di più ampia portata, sebbene non vi sia ancora alcuna autorizzazione formale da parte del Consiglio dell'UE.

Sulla base di quanto rilasciato dalla Commissione Europea, il CAI rappresenta uno degli accordi più ambiziosi mai conclusi dalla Cina con un paese terzo, gli impegni raggiunti nell’ambito della nuova intesa seguono infatti tre principali direttrici: la reciprocità dell’accesso ai mercati, un miglioramento delle regole di concorrenza tra i due blocchi produttivi e muove i primi passi verso un riconoscimento di valori e regole condivisi in materia di standard ambientali e lavorativi.

Reciprocità di accesso al mercato

Uno degli obiettivi principali dei negoziati per l’accordo CAI era quello di assicurare un regime di maggiore reciprocità tra le due aree economiche, migliorando in particolar modo le condizioni di accesso al mercato cinese per le imprese europee, cercando di riequilibrare le relazioni economiche bilaterali, a fronte delle libertà garantite alle imprese cinesi nel mercato comunitario. L'UE si è infatti assicurata l'eliminazione di diverse restrizioni che ostacolavano le attività delle imprese europee in Cina (come ad esempio il requisito di costituire una joint venture con un’impresa locale) per l’accesso al mercato cinese in una serie di settori precedentemente considerati “chiusi” o solo parzialmente accessibili. In particolar modo, tra i settori maggiormente rilevanti, ritroviamo:

  • l’industria delle auto elettriche
  • l’industria delle telecomunicazioni e i servizi di cloud computing
  • i servizi finanziari e i servizi per le imprese (real estate, leasing, advertising, market research ecc.)
  • la sanità privata
  • i servizi di trasporto aereo e marittimo

Il CAI restituisce perciò un quadro di maggiori opportunità e garanzie per le imprese europee che operano e che vogliono operare in Cina. Il Paese del Dragone è infatti uno dei principali partner commerciali dell’Unione Europea e la seconda meta di destinazione degli investimenti diretti esteri (FDI) europei dopo gli Stati Uniti.

Fonte: Elaborazioni ExportPlanning

Nell'ultimo decennio il trend di crescita delle esportazioni europee ha riguardato sia beni di investimento che prodotti intermedi, segnalando una sempre crescente integrazione delle catene del valore delle due aree produttive. Particolarmente accelerato è stato inoltre l'aumento dei beni di consumo, testimonianza di un sempre più rilevante mercato interno cinese.

Fonte: Elaborazioni ExportPlanning

Il miglioramento per gli investitori europei delle condizioni di investimento nel mercato cinese, in particolare nei settori green e ad alta intensità di tecnologia, considerati settori di punta nel progetto cinese di potenziamento dell'industria domestica, potrebbero sicuramente irrobustire la partecipazione europea nel mercato asiatico, garantendo all'Europa di rimanere all'avanguardia tecnologica in settori così rilevanti nell'attuale configurazione internazionale.

Il miglioramento delle regole di concorrenza e il riconoscimento di valori e regole condivisi

Sulla base di quanto ottenuto lo scorso anno dal presidente americano Donald Trump nell’ambito del Phase One deal raggiunto con la Cina (per un approfondimento si veda l'articolo La fase uno dell’accordo Usa-Cina), anche l’Unione Europea si è assicurata delle regole più chiare e stringenti in materia di proprietà intellettuale e trasferimento di tecnologia, estendendo al settore dei servizi la disciplina prevista dal WTO nell'ambito dell'industria manifatturiera. Tuttavia, uno dei fattori che ha portato a definire il CAI come uno degli accordi più “ambiziosi” mai conclusi dalla Cina con un paese terzo, attiene agli impegni assunti da parte della Cina in materia di sussidi statali e di sviluppo sostenibile. Il CAI include infatti obblighi in merito al comportamento delle imprese a partecipazione pubblica cinesi, una maggiore trasparenza nelle regole in materia di sussidi statali e maggiori impegni da parte del Paese del Dragone in tema di standard ambientali e lavorativi (implementazione dell'accordo di Parigi e ratifica di due trattati ILO sul lavoro forzato).

Sebbene i presupposti dell’accordo sembrano prospettare un quadro positivo, sarà comunque necessario attendere il testo definitivo per valutare in maniera approfondita gli effettivi vantaggi economici e commerciali. Se da un lato, infatti, l’accordo delinea un quadro di opportunità interessanti, dall’altro sussistono elementi di criticità, in primis l’effettiva materializzazione delle riforme previste. Inoltre, secondo diversi commentatori, la conclusione dei negoziati prima dell’insediamento dell’amministrazione Biden pone delle premesse non del tutto rosee per la ripresa del dialogo transatlantico Usa-Ue.