Cambia il vento sui mercati valutari?

Generale trend di rafforzamento delle valute emergenti nei confronti del dollaro.

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Uno dei temi dominanti nella discussione economica della settimana è l’apprezzamento del dollaro, che potrebbe aver raggiunto il suo culmine. Guardando ai tassi di cambio verso il dollaro delle principali valute negli ultimi due mesi, si nota come la maggior parte di queste si siano apprezzate nei confronti del biglietto verde.
Il grafico di seguito mostra i maggiori apprezzamenti verso il dollaro dall’inizio di ottobre ad oggi, divisi per paesi sviluppati e paesi emergenti.

Apprezzamento verso il dollaro (ottobre-novembre 2019),
principali valute mondiali

Fonte: Elaborazioni StudiaBo su dati ExportPlanning.
Apprezzamento verso il dollaro (ottobre-novembre 2019), principali valute

La sterlina

Come si può notare, la ripresa più forte si è verificata per la sterlina britannica che, dopo aver toccato un punto di massimo deprezzamento a inizio settembre, all’inizio di ottobre ha imboccato una fase di recupero, spinta dalle crescenti aspettative per il raggiungimento di un accordo con l’Unione entro la scadenza del 31 ottobre.
Dopo aver effettivamente concluso un accordo con l’Unione entro la fine di ottobre ed aver ottenuto un’estensione della Brexit deadline al 31 gennaio 2020, il primo ministro britannico Johnson ha annunciato che il 12 dicembre il Regno Unito si recherà alle urne. Nelle ultime settimane, ciò che ha sostenuto la sterlina è la speranza dei mercati che l’esito delle elezioni garantisca una maggioranza all’attuale Partito Conservatore, in modo da portare avanti il piano concordato con l’UE e assicurare una soft Brexit. Nessuno esito risulta però escluso a priori, e lo scenario per i prossimi mesi rimane ancora fortemente incerto.

Le valute emergenti

Altri interessanti casi di recente apprezzamento nei confronti del dollaro riguardano le principali valute emergenti. Se alla base delle singole dinamiche si celano inevitabili fattori idiosincratici, l’analisi congiunta di queste tendenze suggerisce come potremmo anche essere di fronte ad un contesto di un rinnovato appetito per il rischio. Guardando al MSCI Emerging Market Currency Index, uno degli indicatori di riferimento in materia, si nota una crescita dell’1.7% da inizio ottobre a oggi.
Nel periodo considerato, si segnalano un apprezzamento superiore al 4% per il rand sudafricano, superiore al 3% per lo zloty polacco, superiore al 2% per il rublo russo, il won sudcoreano, il fiorino ungherese e la corona ceca. Segnali di rafforzamento anche dallo yuan cinese, il dollaro di Singapore e il dollaro australiano (rafforzamento superiore all’1.5%).

tasso di cambio verso il dollaro yuan cinese

Per quanto riguarda lo yuan, come si può notare dal grafico è in atto da ottobre una fase di ripresa, che ha anche portato la valuta a scendere brevemente al di sotto della soglia psicologica dei 7 yuan per dollaro. La ripresa dello yuan sarebbe dovuta alla crescenti aspettative per il raggiungimento di un accordo tra USA e Cina (o almeno di una sua “fase uno”), traguardo che potrebbe scongiurare l’entrata in vigore delle nuove tariffe USA, attualmente prevista per metà dicembre.
L’apprezzamento dello yuan porta con sé un sentiment positivo anche per le altre valute dell’area asiatica: si veda il caso del won sudcoreano e del dollaro di Singapore.

Il dollaro australiano si inserisce invece in questo quadro per il suo ruolo di “campanello d’allarme”: un suo apprezzamento indica infatti, generalmente, un rinnovato appetito per il rischio. Piuttosto che seguire i movimenti delle valute dei paesi sviluppati, la dinamica dell’Aussie risulta infatti più vicina a quella delle valute degli emergenti, dato che la maggior parte dell’export australiano si dirige verso i paesi emergenti dell’area asiatica.
Ulteriore conferma della possibilità di un lieve aumento nel risk appetite è la dinamica delle valute rifugio che, specularmente a quelle degli emergenti, negli ultimi mesi hanno dato segnali di indebolimento: lo yen giapponese da settembre ha perso più del 2% del suo valore rispetto al dollaro, mentre il franco svizzero, dopo essersi indebolito nel corso di settembre, è rimasto tendenzialmente stabile negli ultimi 2 mesi.