La guerra commerciale frena le economie: le banche centrali corrono ai ripari

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Settimana di grande incertezza sui mercati valutari. Si sono rafforzate le valute rifugio Franco Svizzero e Yen, mentre ha continuato la fase deprezzamento della Sterlina. Il dollaro si è leggermente deprezzato verso l’euro.

Tassi di cambio effettivi

Tassi di cambio effetivi

La politica monetaria ha dominato la discussione economica di questa settimana. Da più paesi giungono notizie di un rallentamento nelle tendenze di normalizzazione, per tornare invece su stance più accomodanti. Le ragioni di queste decisioni sono in buona parte comuni: una congiuntura economica in rallentamento, in un contesto di prolungate incertezze (prima fra tutti, la guerra commerciale).

Eurozona: l’eredità di Draghi

Ieri si è tenuta a Vilnius la riunione del consiglio direttivo della BCE. Ciò che è emerso è che i tassi rimarranno invariati agli attuali livelli almeno fino alla prima metà del 2020, mentre nel precedente comunicato di politica monetaria di aprile il limite massimo stabilito era la fine del 2019. Si conferma inoltre che si continuerà a reinvestire integralmente il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del programma di acquisto di attività. Sono stati inoltre forniti dettagli in merito alla nuova serie di operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (OMRLT III) trimestrali, che saranno lanciate a settembre 2019, fino a marzo 2021.

L’approccio di Draghi è stato quindi altamente accomodante, e ha lasciato una significativa eredità al suo successore, impegnando la BCE al mantenimento di una politica monetaria accomodante almeno per i prossimi 12 mesi.

Il contesto in cui si inserisce la decisione della Banca Centrale Europea è caratterizzato da rischi al ribasso e da una prolungata incertezza, legata a fattori geopolitici e ad una crescente minaccia di protezionismo, che da tempo sta pesando sul sentiment economico e sulle prospettive di crescita dell’Eurozona. La crescita prevista per l’Eurozona nel 2019 continua ad essere modesta (ultima stima: 1.2%) e l’inflazione molto lontana dall’obiettivo del 2% (1.3% nel 2019).

Guerra commerciale: la FED corre ai ripari

Anche la FED questa settimana ha dato segnali da colomba. Martedì Powell ha affermato che la banca centrale americana è aperta ad una riduzione dei tassi se necessario, in particolare qualora la disputa commerciale tra USA e Cina dovesse peggiorare, producendo conseguenze negative sull’economia americana. La FED si è quindi dichiarata disponibile ad intervenire, servendo il primario obiettivo del sostegno alla crescita economica, al pieno impiego e alla stabilità dei prezzi.

Russia, Australia e India si uniscono al coro

La BCE e la FED non sono le sole a segnalare, questa settimana, un approccio di politica monetaria accomodante. Anche dalla Russia giungono segnali simili. Questo giovedì la presidente della Central Bank of the Russian Federation, Elvira Nabiullina, parlando all’International Economic Forum di San Pietroburgo, ha affermato che al prossimo Monetary Policy Meeting, previsto per il 14 giugno, la banca potrebbe abbassare i tassi per la prima volta in un anno. Le condizioni dell’economia lo permetterebbero, dato che l’inflazione è in rallentamento ed i tassi sono al momento al di sopra di un livello “neutrale”, visto che nel 2018 sono stati alzati due volte (a settembre e a dicembre).

Anche in Australia questa settimana si è proceduto ad un taglio dei tassi, dall’1.5% all’1.25%, come atteso dalla maggior parte degli osservatori. Fattori a supporto della scelta sono stati, tra gli altri, i rischi al ribasso aumentati in relazioni alla crescenti tensioni commerciali globali, l’inflazione e la crescita dei salari non soddisfacenti.

Anche la Reserve Bank of India (RBI) si è mossa, nella giornata di ieri, da un approccio di politica monetaria neutrale ad un approccio accomodante. La RBI ha tagliato il policy repo rate di 25 punti base, portandolo al 5.75%, per sostenere la domanda aggregata e la crescita. Il Monetary Policy Committee ha infatti notato come, dai dati congiunturali, emerga un rallentamento della crescita per l’India, un rallentamento nell’attività di investimento e una moderazione nei consumi privati.