Caos Brexit e crisi argentina: i nuovi sviluppi

Limiti ad una hard Brexit e controllo sui movimenti di capitale sostengono, rispettivamente, Sterlina e Peso.

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Le notizie più interessanti in tema valutario giungono questa settimana dal peso argentino e dalla sterlina britannica.

Argentina: default tecnico e controllo di capitali

Abbiamo già raccontato come agosto sia stato un mese critico per l’Argentina, caratterizzato da turbolenze politiche che hanno scosso i mercati, allontanando gli investitori dal paese e impattando sul peso. Già a metà agosto l’Argentina ha subito un downgrade da parte di diverse agenzie di rating1, a cui si è accompagnata una progressiva erosione delle riserve di valuta estera.

Argentina: Riserve internazionali escluso oro (2019)

Fonte: Elaborazioni StudiaBo su dati Banco Central de la República Argentina.
Argentina: Riserve internazionali escluso oro (2019)

A fronte di un deterioramento della sua situazione economica e di un’inflazione galoppante, nell’ultima settimana di agosto l’Argentina ha chiesto ai suoi creditori, in particolare al Fondo Monetario Internazionale, di ristrutturare il debito rivedendone le scadenze. Standard & Poor’s ha risposto dichiarando il default tecnico.

Il 1 settembre Banco Central de la República Argentina ha quindi annunciato delle misure di controllo dei capitali, volte a salvaguardare la stabilità del tasso di cambio ed i risparmiatori.
A titolo esemplificativo, non sono stati posti limiti all’acquisto di dollari per scopi di commercio estero, ma i dollari incassati dagli esportatori dovranno essere convertiti in valuta locale entro un determinato lasso di tempo. Le persone fisiche potranno invece comprare valuta estera per un ammontare massimo di 10 mila dollari, mentre non potranno trasferire all’estero denaro per un ammontare superiore ai 10 mila dollari al mese. Per quanto riguarda le persone giuridiche residenti, sarà ad esempio necessario un permesso della banca centrale per trasferire profitti e dividendi all’estero.

tasso di cambio peso argentino verso il dollaro

Queste misure, in vigore solo da pochi giorni, sono riuscite per il momento a frenare la caduta del peso, che negli ultimi giorni ha recuperato quasi il 6% del suo valore rispetto al dollaro.

Continua il caos Brexit

L’altro tema che ha dominato la discussione economica della settimana sono gli ultimi sviluppi sulla Brexit. Negli ultimi giorni, infatti, gli oppositori della no-deal Brexit sono riusciti ad infliggere due sconfitte importanti al premier in carica rispetto alla sua posizione intransigente dell’uscita ad ogni costo entro il 31 ottobre:

  • Il 4 settembre la Camera dei Comuni ha approvato una proposta di legge (Benn Bill) che impone il rinvio della Brexit se, entro il 19 ottobre, il premier non riuscirà a trovare un accordo con l’Unione o a far approvare al parlamento un’uscita senza accordo. La proposta, approvata nella giornata odierna anche dalla Camera dei Lord, potrebbe diventare legge già lunedì.
  • Ulteriore colpo incassato dal presidente Johnson questo mercoledì è stato il rifiuto da parte della Camera dei Comuni di andare ad elezioni anticipate il 15 ottobre. Il primo ministro confida infatti nelle snap elections nella speranza di ottenere una nuova forte maggioranza che sposi la sua linea politica; è possibile che lunedì sia presentata una nuova proposta di elezioni al parlamento.

I due eventi citati hanno quindi parzialmente allontanato, almeno per il momento, la prospettiva di una hard Brexit. La reazione della sterlina è stata favorevole: come si nota dal grafico che segue, tra il 3 e il 6 settembre la valuta britannica si è apprezzata con decisione, recuperando più del 2% del suo valore rispetto al dollaro.

tasso di cambio sterlina verso il dollaro

L’andamento della sterlina mostra quindi una evidente approvazione dei mercati di fronte all’allontanamento della possibilità di una no-deal Brexit.
Nonostante questa ripresa temporanea, guardando all’immediato futuro la situazione sembra ancora fortemente incerta. I rischi per la sterlina sono quindi al ribasso, tanto più se si andrà effettivamente ad elezioni: in tal caso all’incertezza Brexit si aggiungerebbe anche quella elettorale nel gravare sul cambio della valuta britannica.


1. Per un approfondimento, si rimanda alla banca dati sul Rischio di credito.