Nocciole italiane: le più vendute al mondo dopo quelle turche

L'Italia oggi esporta oltre 26 mila tonnellate all'anno di nocciole ed è il secondo produttore mondiale

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Cresce l'interesse per il nocciolo in Italia, grazie anche all'aumento dei consumi di nocciole al mondo. Questa specie presenta un grande potenziale, ed ha tutte le carte in regola per offrire interessanti opportunità ai produttori, sia in termini economici che di sostenibilità ambientale.

Le esportazioni italiane di nocciole in guscio nel 2016 hanno registrato il record di 26 mila tonnellate, significativamente superiore ai volumi venduti nel passato (fonte Sistema Informativo Ulisse).

L’Italia è oggi il primo produttore europeo di nocciole e secondo al mondo dopo la Turchia.


Prospettive per la coltivazione del nocciolo in Italia

"L’Italia con circa 71 mila ettari – spiega Maria Corte del CReSO Consorzio di Ricerca, Sperimentazione e Divulgazione per l'Ortofrutticoltura Piemontese -, dislocati tra Piemonte, Lazio, Campania e Sicilia, e con produzioni oscillanti tra 100 mila e 130 mila tonnellate all’anno, è il primo produttore di nocciole europeo. I flussi commerciali evidenziano una richiesta crescente di nocciole da parte dell’industria dolciaria".

Principali importatori di nocciole italiane

L’Italia svolge un importante ruolo internazionale a livello di scambi con l’estero: le principali destinazioni delle nostre nocciole sono nell'area europea. Nell'ordine, Germania (1° importatore dall'Italia), Francia, Belgio, Polonia, Svizzera e Spagna. In tutti questi mercati le esportazioni italiane si devono confrontare con l'offerta turca. In termini di volumi le vendite di nocciole turche superano di gran lunga quelle italiane. Ma mentre i prezzi delle nocciole turche non superano mai gli 8 euro al chilogrammo, i prezzi delle nocciole italiane superano sempre questa soglia, raggiungendo i 9 euro al chilogrammo nelle esportazioni verso la Francia e la Svizzera. E' indubbio il maggior apprezzamento di cui godono le nocciole italiane sul mercato europeo.



La filiera corilicola italiana vede tra i punti di forza la vocazione territoriale, le produzioni di ottimo profilo qualitativo e la presenza di industrie dolciarie integrate con la fase agricola. Rimangono, tuttavia, ancora alcuni punti deboli della catena: l’eccessiva frammentazione dell’offerta, la scarsa cooperazione e i costi di produzione più elevati rispetto ai concorrenti esteri.

Per un rafforzamento di tutti gli anelli della filiera occorre una maggior integrazione contrattuale tra fase agricola-industria di prima trasformazione e industria dolciaria ed un impegno costante nella ricerca, nello sviluppo di nuove tecnologie di conservazione e di nuovi prodotti che apportino innovazioni nei consumi.

Ricerca e Sviluppo del settore

In Piemonte il CReSO sta sviluppando diversi progetti di ricerca: studio e diffusione di cloni della varietà 'Tonda gentile trilobata', tecniche innovative per il controllo degli insetti dannosi, tecniche per una corretta distribuzione di agrofarmaci, ect.

L’obbiettivo da raggiungere è la riduzione dei costi di produzione e il mantenimento degli standard qualitativi e ambientali seguendo le indicazioni provenienti dall’Unione Europea, le cui politiche agricole sono sempre più indirizzate alla sostenibilità ambientale e alla salvaguardia della salute umana.