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La Turchia si afferma e si conferma sempre più come significativo mercato di sbocco dei flussi di commercio mondiale, come si evince dai saldi commerciali complessivi che emergono dai dati di fonte Ulisse. Nel 2012 infatti l’import di questo paese ha raggiunto i 163 miliardi di Euro, con un saldo commerciale negativo superiore ai 50 miliardi di Euro.
A fronte di un sostanziale raddoppio delle importazioni rispetto al 2009 e di un saldo negativo che si attestava sui 12 miliardi di Euro in quell’anno, negli ultimi anni la Turchia ha dunque nettamente accresciuto il suo ruolo di destinatario di prodotti.
Il Paese Anatolico, con oltre 37 miliardi di Euro di importazioni nella media degli anni 2007-2012, è in primo luogo un importatore di materie prime industriali. Osservando il portafoglio dei prodotti, i volumi di import di prodotti petroliferi e derivati dal carbone sono seguiti da materie plastiche in forme primarie e da prodotti chimici di base in forme organiche.
In secondo luogo la Turchia è, con oltre 7 miliardi di Euro di importazioni nella media degli ultimi cinque anni, un utilizzatore di componenti per mezzi di trasporto, dove parti ed accessori non elettrici, assieme a motori e telai, assorbono buona parte di questi specifici fabbisogni di prodotto.
In un’ottica di potenzialità per il modello di specializzazione delle esportazioni italiane, il paese alimenta una significativa domanda di importazioni di strumenti ed attrezzature per l’industria (strumenti di misura, di segnalazione, utensili, pompe e filtri etc. ) e di macchine ed impianti per i processi industriali (tessili, utensili, impieghi speciali etc.), con un acquisto di beni complessivamente pari a circa 6,5 miliardi di Euro.
Oltre alle opportunità che la Turchia rappresenta dal punto di vista della richiesta di materie prime e beni intermedi, questo paese ha anche una rilevanza dal punto di vista della competitività in termini di esportazioni rivolte ai mercati internazionali. Le esportazioni di merci della Turchia appaiono in forte crescita, passando dai 76 miliardi di Euro del 2009 ai 111 miliardi del 2012.
Le vendite estere turche sono focalizzate in particolare sui prodotti finiti per la persona, per la casa e di largo consumo, pari a circa 26 miliardi di Euro in media nel periodo 2007-2012, ma anche del comparto agroalimentare che ha esportato beni per oltre 4 miliardi di Euro nello stesso periodo.
La performance positiva nei beni per la persona è legata sia all’abbigliamento esterno che ai prodotti di abbigliamento intimo e calzetteria, con rispettivamente 5,5 e 4,8 miliardi di Euro di esportazioni in media negli anni considerati.
Il ruolo del tessile riguarda anche i prodotti per la casa che, assieme agli elettrodomestici e all’elettronica di consumo, hanno costituito le principali voci all’interno dell’export di prodotti di largo consumo (5,1 miliardi di Euro nel complesso).
Infine, nella proiezione verso l’esterno della Turchia ha un ruolo importante il comparto agroalimentare, sia per quanto riguarda l’agricoltura in senso stretto che per quanto concerne l’industria di trasformazione. Nel primo caso l’export turco fa perno su frutta fresca e ortaggi, nel secondo sulla trasformazione e confezionamento di questi stessi prodotti. Nel caso della frutta fresca e degli ortaggi e frutta confezionati, il ruolo dell’export turco si evince in particolare dalle incidenze rispetto al commercio complessivo mondiale di questi prodotti, che nel 2012 è stato pari rispettivamente al 4% e al 7%.
In conclusione, attraverso i dati di fonte Ulisse, è stato possibile individuare nella Turchia una chiara e focalizzata opportunità per le imprese italiane che è legata alla sensibile richiesta di prodotti intermedi per l’industria oltre alle materie prime. Al contempo, altrettanto focalizzata si presenta la propensione all’export dei competitor turchi, leggibile come possibile minaccia per le aziende italiane, dato che i flussi in uscita mostrano un’importante concentrazione nei prodotti finiti per la persona, per la casa e nei beni di largo consumo.
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