Il mercato turco di prodotti e strumenti per la salute

Minacce e opportunità per le imprese italiane

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Health products Export Turkish lira Foreign market analysis

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Uno dei mercati che risultano maggiormente in crescita a livello mondiale è il mercato turco di Prodotti e Strumenti per la Salute. Nell'arco di 20 anni le importazioni turche sono passate da 1 a 7 miliardi di euro, posizionandosi tra i mercati maggiormente dinamici al mondo.

Due elementi caratterizzano questo mercato. Il primo è la forte crescita registrata negli ultimi 20 anni; il secondo è la crescente importanza su questo mercato delle importazioni di fascia medio bassa , come risulta chiaramente dal grafico qui riportato.

importazioni prodotti e strumenti per la salute Turchia

Fino al 2009 le importazioni della Turchia risultavano prevalentemente di fascia alta e medio alta. Esse rappresentavano quasi i tre quarti del totale delle importazioni. Nel corso dell'ultimo decennio, a fronte di una crescita moderata delle fasce di maggior qualità, si è assistito ad un aumento forte delle importazioni di fascia medio bassa, che hanno raggiunto negli ultimi anni una quota di importazioni prossima al 40%.

Aumenta la domanda di beni e servizi per la salute

Nel corso di questo secolo la crescita dell'economia Turca ha elevato le capacità di reddito della media della popolazione (il reddito procapite della Turchia è passato dai 3000 dollari del 2001 agli 11000 del 2016), portando ad una crescita elevata della domanda di beni e servizi per la salute . Questa domanda ha trovato sostegno anche nell'aumento della durata media della vita. La percentuale di popolazione sopra ai 60 anni è aumentata sensibilmente nel tempo: nel 2001 questa fascia d'età rappresentava solo l'8.7% della popolazione totale mentre nel 2015 è cresciuta all'11.2%. Le stime ONU per il 2020 vedono aumentare la cifra al 12.8% e al 22.4% nel 2050.

Anche la possibilità di accesso alle strutture sanitarie ha contribuito ad aumentare la domanda di beni e servizi per la salute . Nel 2000 solo 88.1% della popolazione totale poteva accedere alle strutture sanitarie, mentre nel 2015 questa percentuale è salita al 95%, con un aumento di quasi 10 punti percentuali in 15 anni. Un incremento si registra anche nella percentuale di popolazione totale che utilizza i servizi sanitari di base, passata dall'82.6% del 2000 al 96.4% del 2015.

Il livello relativamente basso di reddito ha tuttavia imposto di soddisfare questa domanda con prodotti a basso prezzo, sostenendo sia le importazioni di questa fascia sia la crescita di un'industria locale fortemente competitiva nei segmenti di minor prezzo.

Le esportazioni italiane

Gli esportatori italiani hanno cercato di intercettare questa crescente domanda. Come risulta dal grafico qui riportato, l'Italia ha aumentato le proprie esportazioni da 50 a 300 milioni tra la fine del secolo scorso e il 2010. Nella fase successiva le esportazioni totali sono rimaste pressoché stazionarie, con una forte polarizzazione nei segmenti di fascia alta e fascia medio bassa.

Turchia: esportazioni italiane fasce di qualità

La domanda da porsi è se è sostenibile nel medio lungo periodo la strategia di quelle imprese italiane che esportano prodotti di fascia medio bassa in Turchia.

I principali competitori

L'analisi comparata dei risultati dell'Italia rispetto a quella degli altri competitori mette in risalto la debolezza complessiva del posizionamento italiano sul mercato turco. Su questo mercato infatti le esportazioni italiane si collocano solo in ottava posizione, superate anche da Belgio e Regno Unito. Il leader assoluto sul mercato turco di prodotti e strumenti per la salute è la Germania, che nel 2016 ha esportato oltre 1 miliardi di euro. Seguono a distanza gli Stati Uniti (con 600 milioni) e la Svizzera (con 500 milioni).

Turchia 2016 esportatori prodotti e strumenti per la salute

E' evidente che la focalizzazione delle esportazioni anche sulla fascia medio bassa non ha consentito alle imprese italiane di ottenere risultati particolarmente positivi su questo mercato.

Il deprezzamento della Lira

Un fattore importante in atto nell'economia turca è il deprezzamento della sua valuta. Questo processo si è avviato nel 2008 per un saldo delle partite correnti negativo e per una politica della Banca Centrale che tra il 2010 e il 2013 è intervenuta sul mercato dei cambi per aumentare le riserve ufficiali. Nel 2014 la Banca Centrale ha iniziato a contrastare, attraverso vendite di valuta estera, il deprezzamento della Lira, causato dalle tensioni politiche e sociali che stanno interessando in questi anni il Paese. Questa capacità di contrasto si è andata riducendo nel tempo.

Il 2017, ma soprattutto il 2018 si caratterizzerà per una minor capacità della Turchia di acquistare prodotti in euro, rendendo difficile per le imprese dell'area euro competere sui segmenti non premium.

La competizione della Cina

Alla minaccia del deprezzamento della lira turca si aggiunge quella delle crescente pressione competitiva portata dalla Cina. Nel 2016 la Cina non rientrava ancora nelle prime 10 posizioni dei paesi competitori in Turchia, ma la progressione delle esportazioni cinesi (aumentate da 100 ad oltre 200 milioni di euro nel corso di questo decennio) non lasciano dubbi sulla possibilità della Cina di guadagnare velocemente quote di mercato in Turchia.

Cina esportazioni prodotti e strumenti per la salute in Cina

Le esportazioni cinesi, dopo essere aumentate fortemente nella fascia di prezzo bassa, negli ultimi 4 anni sono aumentate molto la fascia di prezzo medio-bassa, proprio quella in maggior crescita in Turchia, su cui si sono posizionate anche molte imprese italiane. Il divario di costi operativi tra Italia e Cina non lasciano molti dubbi su chi risulterà vincitore su questa fascia di prezzo nei prossimi anni.

Conclusioni

Il mercato turco di prodotti e strumenti per la salute presenta sicuramente molte opportunità per le imprese esportatrici italiane, ma, probabilmente, solo sui segmenti premium. La fascia di prezzo medio bassa, pur essendo dimensionalmente importante e in forte crescita, non sembra poter essere, almeno nel medio periodo, conquistata e mantenuta dalle imprese esportatrici italiane.